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I politici che rubano l’anima ai martiri

Nei delitti politici siciliani si sente troppo spesso puzza di collaborazione tra pezzi dello Stato e manovalanza mafiosa.

Vedere ronzare polituncoli con la loro brava corona di fiori e sentirli berciare il solito rituale e burocratico sermone di esaltazione del martire di turno provoca emesi. Qualche giorno fa i consueti vampiri riproducevano l’abitudinario copione intorno al nome del Generale Dalla Chiesa. I responsabili istituzionali la smettano di rubare l’anima ai martiri e si diano da fare per ricostruire le responsabilità politiche di chi inviò al macello uno dei suoi uomini migliori. Solo così possono rendergli onore e giustizia. Appropriarsi del suo eroismo e della sua rettitudine morale contribuendo a nascondere le trame collusive di uomini delle Istituzioni li rende piccoli e meschini.


Dal diario di Carlo Alberto Dalla Chiesa: "Mi sono trovato al centro (...) di uno stato che affida la tranquillità della sua esistenza non già alla volontà di combattere e debellare la mafia e una politica mafiosa, ma all’uso ed allo sfruttamento del mio nome per tacitare l’irritazione dei partiti; pronti a buttarmi al vento non appena determinati interessi saranno o dovranno essere toccati o compressi".


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