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I giovani, la piazza, l’impegno

Le manifestazioni di piazza negli ultimi due anni ormai non si contano più. Le donne, i giovani studenti, i precari, i ricercatori la società civile nel suo complesso hanno finalmente preso coscienza della loro forza e dello stato "vegetatitvo permanente" della politica. 

Un ottimo esercizio di democrazia che mancava al nostro Paese e di cui da tempo si sentiva il bisogno. Eppure cosa rimane delle tante manifestazioni? Una proposta politica? Una classe dirigente che si candida al governo del Paese e che ha la volontà di scalzare finalmente dalle istituzioni coloro che sono sordi alle richieste dei cittadini? Purtroppo, se queste erano le intenzioni, qualcosa non ha funzionato.

Non solo perché c'è sempre una nuova emergenza che fa rapidamente cambiare le prime pagine dei quotidiani ma soprattutto perché manca l'impegno personale di coloro che hanno scelto di dire basta e di far sentire la propria voce. 

Partecipo attivamente ormai da tempo alla vita di politica di partito e per le elezioni comunali in una grande città del nord, sostengo una giovane trentenne preparata, che ha deciso di spendere il suo tempo e le sue capacità al servizio dei cittadini. Non abbiamo grandi risorse economiche, per questo la nostra campagna elettorale è fatta per la strada, cercando di spiegare il programma e coinvolgere coloro che sentiamo più vicini alle nostre proposte, i ragazzi, i giovani studenti. Fuori dai locali serali, cerchiamo il confronto sulle idee ma spesso incontriamo diffidenza, astio e nel migliore dei casi compassione. Ci rispondono "ma chi ve la fa fare", "cosa avrete in cambio" e ad ogni frase è una picconata alla voglia di andare avanti. Il gruppo, pur proponendo temi vicini alle manifestazioni non cresce, non perché ci sia contrapposizione di idee ma piuttosto rifiuto e mancanza della volontà di impegnarsi. Ho riconosciuto spesso, fra quelli che non hanno risposto al nostro appello, coloro che riempivano la piazza il giorno prima e che sventolavano fieri bandiere e tricolori.

Capiremo mai che il "messia" della politica non arriverà mai, ma che la buona politica è partecipazione dei cittadini? Che la Costituzione che dobbiamo difendere è prima di tutto viva in noi, e che il miglior modo di difenderla è non lasciare spazio a chi intende soddisfare il prorpio interesse personale? Qualunque sia l'idea di cui ci facciamo promotori, qualunque sia il partito o organizzazione a cui facciamo riferimento, è il dialogo, il confronto lo scambio di esperienze che arricchisce la vita civile. Tutto ma non l'indifferenza, il rifiuto.

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