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I conti con la coscienza

È forse una bestemmia, ma se c’è una cosa che pensi e non la dici, non hai rispetto per te stesso. Ogni giorno ascolto chi utilizza parole terribili e un po’ mi sento in colpa perché talora lo faccio anch’io e non mi chiedo se sono troppo superficiale.

Non so che uomo sarei oggi, se fossi nato in Palestina. Rifiuterei la violenza, come faccio, seduto tranquillamente a casa mia? Non è facile trovare una risposta e non posso escludere che potrei anche essere un terrorista. Questa possibilità mi fa tremare, mi mette in crisi e fa vacillare molte certezze. Aggiungo un’altra idea tormentosa con la quale talvolta mi trovo a fare i conti. Come faccio a condannare senza remissione di peccato chi si batte per la propria libertà rincorrendo a mezzi ripugnanti e a sentirmi la coscienza a posto per non aver cercato una parola altrettanto definitva per un uomo politico e un popolo che hanno causato la morte di Salvador Allende, hanno aperto la via a Pinochet e hanno condannato un popolo a subire per anni una dittatura atroce? Quel politico, quel popolo, non avevano un invasore in casa, non lottavano per la sopravvivenza, non erano spinti da nessun motivo urgente e stringente per comportarsi in quel modo ma io ne ne dimentico. Ascolto chi usa la parola terrorista per gente che ha alle spalle una storia di sangue e non ha conosciuto null’altro che la violenza e come reagisco? Non mi oppongo, anzi lo faccio anch’io. E con quale parola ho deciso di definire quegli altri, gli assassini di Allende, gli amici di Pinochet e dei suoi torturatori? Non ce l’ho una parola e non mi sforzo di trovarla. Dov’è finito il giovane che sono stato? Sono invecchiato male ed evito di chiedermi cosa penserebbe di me, se potesse, mio nonno ucciso dai fascisti. Non lo faccio, forse perché temo il suo giudizio e un po’ mi vergogno. Avevo preso impegno con me stesso di vigilare, di non farmi risucchiare nei mille inganni del “pensiero unico”. Non credo di esserci riuscito. Sono ormai vecchio e stanco e tutto sta diventando terribilmente difficile e faticoso. L’età può essere una giustifica o è solo un comodo alibi? Non lo so. So che non sono contento di me stesso e non mi resta più molto tempo per raddrizzare la barca prima che affondi.

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