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Gli manca qualche venerdì alla squola

“Siamo stanchi di piangere i nostri coetanei e vogliamo che tutte le forze politiche presenti si mettano a disposizione per capire, insieme a noi, come attivarsi per rispondere a questa emergenza, ma serve il coraggio di mettere in discussione l’intero sistema merito-centrico e competitivo“. È parte del discorso pronunciato dalla presidente degli studenti dell’Università di Padova Emma Ruzzon all’inaugurazione dell’801/o anno accademico. Davanti alla rettrice Daniela Mapelli e alla ministra Anna Maria Bernini, ha ricordato i recenti suicidi di studenti.

di Fabrizio Melodia meglio conosciuto come l’ Astrofilosofo

Un triste primato quello che si sta registrando, non solo nell’ Ateneo di Padova e non solo nel mondo della scuola, sempre più “squola” stando a quanto si sta palesando.

Ed è una grande ironia se si pensa al significato stesso della parola scuola, se si ritorna alle radici. Tale parola deriva nientemeno che dal greco antico “skolè”, che in latino si traduce con il termine “otium”, il contrario di negozio. Come per dire che, quando non stai lavorando, il tempo lo si passa a coltivare le proprie passioni di conoscenza.

Ma qui siamo ad altri livelli. In ogni aspetto della società, ormai, si vive in guerra perenne di tutti contro tutti, con buona pace del filosofo inglese Thomas Hobbes che nel “Leviatano” scriveva:”E per il fatto che la condizione dell’uomo (come è stato dichiarato nel capitolo precedente) è una condizione di guerra di ogni uomo contro ogni altro uomo, e, in questo caso, ognuno è governato dalla propria ragione e non c’è niente di cui egli può far uso che non possa essergli di aiuto nel preservare la sua vita contro i suoi nemici, ne segue che in una tale condizione ogni uomo ha diritto ad ogni cosa, anche al corpo di un altro uomo” (cfr. “Leviatano”, I, IV).

In ogni aspetto della vita, la competizione viene spinta allo stremo, dallo sport fino ad arrivare al mondo del lavoro, passando non ultimo per il privato.

Lo stress e la paura di deludere spesso possono portare a gesti estremi, spesso le vittime sono proprio i ragazzi giovanissimi perfetti e vincenti, almeno secondo i canoni attuali. Eppure il marcio rode sotto.

E la cosa peggiore, forse, è che il seme della competizione si mescola con quello della rivalità e del non voler sfigurare. L’ altro diventa il nemico da battere, con qualsiasi mezzo. Anche a scuola. E gli esempi in tal senso si sprecano, basta appunto leggere la cronaca nera. E non è tutto. Nella tanto celebrata, almeno dal governo, scuola di eccellenza, si tace ovviamente sul sostrato nascosto. E si continua sulla colpevolizzazione dell’ individuo. Come nel caso della disoccupazione, condizione che, come sottolineato dalla premier Giorgia Meloni, è colpa del disoccupato scioperato che non si impegna e che andrebbe persino incriminato, ecco che nella scuola si colpevolizza lo studente che non vuole applicarsi. Peccato che nell’ anno corrente a Padova 2.426 studentesse e studenti avessero diritto a ricevere una borsa di Studio che non è mai stata erogata. Come si può immaginare che vivano serenamente il loro percorso universitario quando la preoccupazione principale diventa come sostenersi economicamente?

Assai codardo e a tratti ipocrita scaricare la colpa e lavarsi le mani da ogni responsabilità? A quanti però interessa che tale società funzioni in questo modo?

È sotto gli occhi di tutto come la massima privatizzazione del servizio pubblico e del lavoro, abbia portato all’ interno di esso proprio il Mercato, come unico Deus Ex Machina che tutto governa e divora. Per dirla con l’ imprenditore Flavio Briatore:”È il mercato che decide chi deve essere ricco o povero”. Come può essere colpa di un governo inadempiente nella tutela dei diritti di tutti i cittadini o di salvaguardare i diritti dei ricchi ad essere ancora più ricchi a discapito della massa dei più deboli?

A tale proposito ci può venire in aiuto l’ economista e politologa statunitense Susan George che scrive:”I “mercati” e il capitalismo sono due cose ben distinte: i mercati possono esistere senza il capitalismo (e lo fanno), ma l’inverso non si dà. La cultura capitalistica ha interiorizzato il concetto di rischio, il movente del profitto e la necessità di accumulare: non è solo la cultura del mercante e del commerciante, ma anche quella del risparmiatore, dell’investitore e dell’imprenditore. Se si dovesse definirla con un solo termine, la si chiamerebbe “competizione”. Al centro di questa cultura, la cui massima espressione artistica è la “distruzione creativa”, stanno la passione per la lotta e lo slancio verso l’ignoto”.

A tale proposito, quindi, perché formare delle menti pensanti che possano trovare strade realmente alternative ai concetti di mercato, capitalismo e competizione? Perché cercare alternative all’ accumulo, alla distruzione creativa e al denaro, quando esso rappresenta l’ apoteosi della natura umana? Perché la Conoscenza deve privare dal brivido della Lotta?

Lascio la parola conclusiva ad Albert Einstein, che sembra averci visto assai bene:”A me sembra che dal punto di vista metodologico la cosa peggiore per una scuola sia far leva soprattutto sulla paura, sulla costrizione e sull’autorità artificiosa. Tale impostazione distrugge i sentimenti sani, la sincerità e la fiducia in se stessi degli alunni, producendo soggetti passivi. […] È relativamente semplice mettere al riparo la scuola da questo che è il peggiore di tutti i mali. Basta dotare gli insegnanti del minor numero possibile di strumenti coercitivi, in modo che per essi l’unica fonte di rispetto da parte dell’alunno siano le loro qualità umane e intellettive”.

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