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Gli auguri di Natale dei precari a Poste Italiane

Il desiderio delle lavoratrici e dei lavoratori precari di Poste Italiane di avere un’occupazione stabile e dignitosa: quando il diritto diventa privilegio

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Care Poste Italiane,

vorremmo ben sperare che quest’anno per Natale diventaste più buone e che vi impegnaste nel garantire il diritto a condizioni di lavoro rispettose della dignità delle persone.

Siccome ormai tutti sappiamo delle malefatte combinate, visto che ci piace respirare l’odore della carta stampata dei quotidiani locali, sorseggiando una tazzina di Espresso rovente – dovete sapere che giù da noi il caffè sposa la “regola delle tre C” –, perché non scusarsi per il torto causato a migliaia di lavoratrici e lavoratori, in gran parte giovani?

Magari, con tutte le ore in più lavorate e non pagate, potremmo devolvere una parte delle somme ricavate per iniziative di solidarietà. C’è tanta gente, là fuori, che non se la passa bene, che non riceverà nulla sotto l’albero di Natale, nemmeno una cartolina. Potrebbe essere un buon proposito per il nuovo anno.

E poi un consiglio. Alla base della comunicazione c’è l’ascolto: fino ad ora siete sembrate sorde agli appelli lanciati. Si spera in un chiarimento generale da parte vostra sul trattamento delle ore lavorate in eccedenza, poiché non c’è mai stato. Anche se nessuno ha formalmente autorizzato il superamento del normale orario, abbiamo lavorato realmente. E gratis! Alcuni la chiamano “gavetta”, ma è illegale!

Ci rendiamo conto che siete molto impegnate, soprattutto nel cercare continuamente nuovo personale precario. Dunque, vi perdoneremo per il ritardo, a patto che ci sia collaborazione. Ma com’è possibile che state sempre in ansia nel cercare postini e non li trovate mai?

Forse dovreste iniziare a cercare da un’altra parte. Forse dovreste iniziare a pescare le nuove leve da quel pozzo profondo e senza speranza chiamato “graduatoria”. Qualcosa di diabolico costruito con le vostre mani, e con la complicità di chi direbbe che i giovani d’oggi non hanno voglia di lavorare. Oppure, non hanno voglia di precariato e sfruttamento?

In fondo, parliamoci chiaro, questo circolo vizioso di contratti a tempo determinato serve per generare maggiori profitti. Ma fare soldi per diventare ricchi, perdendo coscienza e dignità, non è mai una scelta saggia. Sarebbe invece nobile “arricchirsi” per migliorare il mondo e noi stessi. Ma questa è un’altra storia!

I nostri più sinceri auguri di buon Natale.

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