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Giornalisti volontari: senza carta si liberano le coscienze

La diffusione dell’editoria in rete avrà conseguenze simili a quella che ebbero la diffusione della stampa e della carta.

Prima della stampa a caratteri mobili, la produzione di libri e quindi di cultura era monopolio di pochi scrittoi che copiavano, in edizioni sempre costose e a volte costosissime, un ridotto numero di testi. Il fatto che la maggior parte degli scrittori fosse collegata ai conventi, e che la gran maggioranza degli amanuensi fosse costituita da monaci, dava alla Chiesa un controllo pressoché totale della circolazione delle idee; di più, la somma del costo del lavoro dell’amanuense e di quello della preziosa pergamena rendeva il costo dei manoscritti elevatissimo e solo pochissimi, la nobiltà e l’alta borghesia commerciale, avevano accesso ai libri.

 

La stampa e la carta cambiarono tutto questo. Durante il cinquecento avviarono la propria attività decine e poi centinaia di stampatori in tutta Europa; per la fine del secolo c’erano tipografie in ogni angolo del continente e venivano stampati migliaia di titoli.

Il libro, ancora costoso, era comunque alla portata di una larga minoranza di europei e, per quanto le autorità civili e religiose cercassero di mantenere un controllo su quel che veniva pubblicato, i centri di produzione erano talmente numerosi da rendere vani i tentativi d’impedire la diffusione delle opere sgradite al potere.

La diffusione della riforma luterana, si è soliti giustamente dire, senza l’invenzione della stampa non sarebbe stata possibile e il luteranesimo avrebbe, probabilmente, seguito il destino di tante eresie che durante il medioevo si diffusero in un ridotto ambito provinciale prima di essere, in un modo o nell’altro, riassorbite. Lo stesso si può dire per tutti gli altri movimenti che, mirando ad alterare l’ordine precostituito delle cose, sono riusciti grazie alla stampa a far circolare le proprie idee nei secoli successivi.

I nemici della rete di oggi sono i diretti successori di quelli che furono i nemici del libro a stampa: sono i detentori del potere – non solo culturale – costituito, i sommi sacerdoti che officiano i propri riti, a pagamento, per il beneficio del sovrano. Tutti coloro che si sono ricavati una nicchia nel tradizionale mondo dell’editoria e dell’informazione.

Facile comprendere quanto vorrebbero i governi trovare un modo di controllare quello che circola sulla rete – in modo inversamente proporzionale alla loro reale adesione agli ideali democratici – mettendo un freno alla possibilità dei singoli cittadini di fare sentire la propria voce e partecipare così al dibattito politico.

Meno banale comprendere come il monopolio dell’informazione da parte di un ristretto gruppo di padrini dell’editoria condizioni, anche in paesi dove la situazione non è tragica come in Italia, le idee degli elettori e le scelte fondamentali delle società e che il giornalista tradizionale – rifiuto di usare il termine professionista per la categoria -, ricava dalla sua situazione di oligopolista delle idee tanta parte del proprio prestigio e tutti i propri mezzi di sostentamento. Non bisogna guardare oltre o tirare in ballo l’etica e la capacità professionali per capire il disprezzo che molti giornalisti della carta stampata, sicuramente tutti i pochi che conosco personalmente, riservano al giornalismo volontario: si tratta di una concorrenza, nuova, che opera secondo logiche a loro estranee e a cui non sanno, in realtà, come rispondere.

I blogger non hanno una “linea editoriale”, questa formula con cui il giornalista scusa la propria mancanza di spirito critico ed il proprio asservimento; non rispondono ad altro che alla propria coscienza: possono sbagliare e scrivere le più colossali sciocchezze, ma lo fanno – questa è la loro vera colpa – di testa propria. Si comportano, cioè, esattamente come i giornalisti tradizionali sognavano quando iniziarono la propria carriera; prima di guadagnarsi uno spazio in prima pagina e dimenticare i propri ideali se non la propria dignità.

Resterà importante il ruolo dei giornali tradizionali? Io credo proprio che le edizioni cartacee spariranno nel medio, lungo termine, dopo un periodo di convivenza con le nuove forme di comunicazione. Ci vorrà del tempo, ma alla fine si creeranno in rete soggetti editoriali – nuclei di aggregazione e diffusione delle idee - tanto nuovi ed inaspettati quanto lo furono Manuzio, Estienne o gli Elzevier rispetto ai monaci benedettini.

I quotidiani tradizionali, con le loro edizioni elettroniche continueranno forse ad esistere, ma non avranno mai più la stessa importanza che avevano fino a pochi anni fa e, per giustificare la propria esistenza, dovranno cambiare profondamente la propria natura. Mi sbaglierò, ma credo che la “linea editoriale” abbia i giorni contati. Per guadagnarsi l’attenzione del lettore, in un ambiente sempre più complesso e con infiniti concorrenti, al giornalista non resterà che tornare a dare, dei fatti, la propria onesta e personale opinione: a fare quel che sognava quand’era ragazzino, se ne è ancora capace.

Resterà fondamentale il ruolo delle agenzie d’informazione, che danno a tutto il sistema le notizie grezze, il materiale su cui lavorare, ma anche loro perderanno il potere enorme che ancora hanno in questi anni.

Inventare notizie di sana pianta, come accadde con il massacro di Timisoara del 1989, non è più possibile: il modo in cui i cittadini/ giornalisiti volontari hanno chiarito quel che era avvenuto durante il G8 di Genova, ha mostrato a tutti quali siano le possibilità offerte dalla rete di contestare, prove e documenti alla mano, le ricostruzioni di comodo o le menzogne palesi di chi, prostituendo la verità, serve questo o quel potere e si costruisce una carriera.

Di certi giornalisti, appunto.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.240) 23 agosto 2010 11:59
    Damiano Mazzotti


    Noi citizen journalist possiamo dire tutto senza la paura di perdere il posto...

    E possiamo evitare di sbattere il mostro in prima pagina, poichè non dobbiamo vendere nulla...

  • Di pv21 (---.---.---.23) 23 agosto 2010 19:29

    Non facciamoci illusioni! Si può essere Travolti dalle Informazioni sia stampate, sia in rete. Il lato oscuro della rete è la PESCITUDINE di soggetti che si specchiano nei social network e nelle fanpage. Gli "effetti speciali" della rete meglio esaltano Riflessi e Riflessioni studiate per chi è sensibile all’imprinting mediatico ... 

  • Di Renzo Riva (---.---.---.95) 24 agosto 2010 17:54
    Renzo Riva

    Don Abbondio: "Il coraggio, se uno non ce l’ha, non se lo può dare. "

    Non ci sono scuse ma solo bassezze e mancanza di professionalità e deontologia.

    Renzo Riva

    COMUNICATO STAMPA

    Un primo passo per contrastare il cancro delle rinnovabili.

    Il Sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia annuncia tagli dal prossimo anno.

    Ringraziamo il quotidiano “Affari Italiani”, la prima testata di peso che ha ripreso un nostro comunicato, pubblicando integralmente la nota del Cirn di giovedì 19 agosto 2010 . Altri segni, sia pur timidi, di attenzione giungono dal Governo. Il Sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia ha reso noto all’incontro sul tema “Altro che Kyoto, qui ci vuole un carico di energia”, svoltosi nell’ambito di “Cortina InConTra”, che sono in programma le prime decurtazioni alle generose regalie di cui godono le rinnovabili, che uccidono con le metastasi del miraggio di fatui posti di lavoro l’economia sana e produttiva.

     

    (Roma 24 agosto 2010 ) - Il Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare osserva con soddisfazione che il silenzio stampa, una sorta di morte civile che sinora lo ha contraddistinto, comincia a venire incrinato. Il primo quotidiano online “Affari Italiani” ha ripreso integralmente (vedere pagina web http://www.affaritaliani.it/economia/nucleare_cirn19082010.html) una nostra nota del 19 agosto 2010 . Tra i commenti quello di Rinaldo Sorgenti, Vicepresidente di Assocarboni e Vicepresidente della Stazione Sperimentale per i Combustibili, che ci ringrazia per avere citato un articolo a sua firma (vedere pagina web http://www.mediterraneonline.it/2010/02/22/l%E2%80%99avversione-al-carbone-nasce-da-cattiva-informazione/), che a noi era apparso emblematico e significativo per il modo chiaro e diretto in cui vengono messi in evidenza, in particolare in relazione al Protocollo di Kyoto, i danni che una cattiva informazione in materia energetica ha causato all’Italia e continua a causare alla nostra economia. Alla cosa si aggiunge l’inadeguatezza dei delegati italiani.

    Altro motivo di soddisfazione per il Cirn è che il Governo sembra orientato a recepire, almeno in parte e sia pure progressivamente, le sue richieste di estirpare dal sistema energetico il cancro delle fonti cosiddette rinnovabili, che trovano brodo di coltura per proliferare nei virtuali posti di lavoro ecoassistiti a scapito dell’economia reale e produttiva, che viene strangolata dai proibitivi costi del chilowattora prodotto loro tramite. Questo nonostante l’orientamento diffuso della generalità della stampa nazionale, a cominciare da Ansa e dalle sue edizioni specializzate che tratteremo in particolare a seguire nelle considerazioni conclusive di questa nota, che ad essere costoso sia il nucleare e non viceversa.

    L’incompetenza di chi fa informazione in campo energetico è l’aspetto più grave di una generalizzata incultura degli operatori dell’informazione, di cui si rende conto lo stesso Ordine professionale, che ha intrapreso varie iniziative per contrastarla.

    Tra gli Ordini regionali che sentono di più il problema, quello del Lazio che, nella discrezionalità interpretativa di una legge ordinistica ormai superata dai tempi, è riuscito a fare introdurre la norma, sancita da una Delibera del Consiglio nazionale, di un esame di cultura preliminare all’accettazione della domanda per l’iscrizione quale giornalista pubblicista.

    Il Segretario del Cirn Giorgio Prinzi, che tra l’altro è giornalista pubblicista da vecchia data, ha avuto occasione di assistere ad uno di questi esami, superato da un candidato brillante e preparato. L’ingegner Prinzi nel riconoscere che di fronte a quel tipo di esame avrebbe potuto avere qualche difficoltà, esprime invece la certezza che, qualora fosse stato lui l’esaminatore, probabilmente sarebbero stati dichiarati inidonei sia il candidato che gli esaminatori, verosimilmente non in grado di rispondere, nonostante la loro profonda cultura in altri campi, alla banale domanda di quale sia la differenza tra chilowatt e chilowattora, omologa in campo energetico a quella di quale sia la differenza tra vocali e consonanti in linguistica.

    Altrettanto banali, ma probabilmente tali da far fare scena muta a persone di cultura medio elevata, quelle che l’ingegner Giusto Buroni del Cirn Lombardia propone come test nei contradditori con interlocutori dalle propensioni talebane ecoambientaliste: 1) Quanto consuma in un anno (in kWh) una lampadina da 40 W che resta accesa in media due ore al giorno? 2) Sapendo che un metro quadrato di pannello solare fatto bene permette una potenza di picco di 120 W, quanti kmq di territorio bisogna coprire, purtroppo, con pannelli solari, per avere 30 inutili MW di picco? 3) Sapendo che una lampada a basso consumo ha una potenza luminosa cinque volte maggiore di una lampada a incandescenza, quanti kWh in un anno si risparmiano sostituendo tutte le vecchie lampadine di casa (800 W) che restano accese mediamente due ore al giorno?

    Come sarebbe andato a finire un ipotetico esame di questo genere, che il Cirn assicura essere di una banalità estrema dal punto di vista delle più elementari nozioni tecnico scientifiche? I bocciati da Prinzi avrebbero presentato ricorso al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, che lo avrebbe accolto perché svolto in maniera non conforme al programma stabilito.

  • Di Renzo Riva (---.---.---.95) 24 agosto 2010 17:55
    Renzo Riva

    Seconda ed ultima parte del COMUNICATO

    Questo è il nocciolo della questione. A causa delle tradizioni prettamente umanistiche della nostra cultura, se si ignora chi sia Dante Alighieri o Alessandro Manzoni si viene considerati - ed a ragione - degli zotici ignoranti da cui girare alla larga, però se si ignora la definizione del secondo principio della Termodinamica o la differenza tra concetto di potenza e concetto di energia, che sono basilari ad esempio in tema di energia, si può disquisire in materia lanciando anatemi e condannando al silenzio chi è esperto con la speciosa giustificazione che esprime pareri viziati dall’essere parte in causa. È questa la follia del nostro retaggio culturale prettamente umanista, che quando viene traslata dalla letteratura, alla politica, alla stampa diventa una calamità in grado di produrre sconquassi disastrosi, come l’uscita dal nucleare e l’esaltazione del cancro delle rinnovabili. Siamo all’inconsapevole suicidio collettivo.

    Anche il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, già dalla scorsa consiliatura, si è posto il problema della preparazione di base dei giornalisti, ma lo stesso sacro furore suscitato dal fatto che taluni cronisti di giudiziaria ignorassero la differenza tra “Gip” e “Gup” non c’è stato di fronte ai reiterati interventi dell’ingegner Prinzi, allora Membro di quel Consiglio, sull’omologa questione “kW” e “kWh”. È stata ritirata la convenzione ad un certo numero di scuole universitarie di giornalismo, giudicate inadeguate e inadempienti ai nuovi canoni fissati per il loro riconoscimento, ma a nessuna di esse è stato imposto che tra i loro programmi vi siano anche i primi rudimenti di cultura tecnica e non solo gli insegnamenti su come manipolare l’opinione pubblica, perché questo il Cirn ritiene sia sostanzialmente Scienza della Comunicazione applicata al Giornalismo.

    Allora ecco i disastrosi risultati. L’Ansa che - ci viene fatto notare
     viene finanziata con trenta miliardi di euro l’anno di fondi pubblici, quindi con le tasse dei cittadini, ignorando persino le più elementari regole di deontologia sul pluralismo e completezza dell’informazione, trattando di energia, tema in cui domina la confusione tra chilowatt e chilowattora citati a caso e talvolta (probabilmente per errore, a causa della legge sui grandi numeri) persino in maniera pertinente, censura quanto non rientra nella visione ideologica dei suoi cronisti, e per questo finisce con il passare notizie amene come quelle del recupero energetico dagli scarichi dei gabinetti, ma ignora sistematicamente e pertinacemente quanti, magari coloritamente ma con dati oggettivi e argomentazioni tecniche, contestano queste loro vespasiane infatuazioni energetiche.

    Certo, il Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare non pretende, pur non discriminando nell’invio dei suoi comunicati, che chi fa comunicazione e non informazione pura, riprenda e diffonda le sue prese di posizione. Non siamo abbonati o utenti dei servizi di queste aziende di comunicazione, semplicemente perché non possiamo permettercelo. Al contrario le organizzazioni ecoambientaliste dispongono persino di natanti e di flottiglie, mentre noi della “lobby nucleare” possiamo al massimo permetterci solo una “ciambella” gonfiabile del tipo più economico, magari acquistata dai cinesi.

    Riteniamo però nostro diritto e, soprattutto, diritto irrinunciabile dei contribuenti-utenti che con le loro tasse mantengono in vita organismi che pomposamente si ergono a garanti dell’informazione, venire correttamente informati, in particolare se la particolare fonte contraddice in maniera documentata e ben argomentata convinzioni diffuse correnti. Forse il punto debole sta proprio in questo. Chi confonde chilowatt con chilowattora può giudicare solo su base ideologica, nell’ottica di una fede ecoambientalista omologa a quella che portò i pii giudici del Santo Uffizio a rifiutarsi di guardare dentro il cannocchiale, ritenuto strumento del demonio, e condannare Galileo Galilei. Oggi a svolgere tale funzione vi sono degli oscurantisti dediti al culto animista e panteista tipico di certo talebano ecoambientalismo.

    Fortunatamente i funzionari ministeriali, tra cui presumibilmente un congruo numero di ingegneri, che ci leggono come destinatari istituzionali dei nostri comunicati che inviamo a tutti i competenti ministeri, sono più attenti ed aperti degli operatori dell’informazione, se i politici da loro assistiti cominciano a rendersi conto di quale “chiotinata” sia il Protocollo di Kyoto, che ha dato vita, secondo la scherzosa definizione dell’ingegner Pietro Lamendola, al Kyotestantesimo, una religione talebana ed intollerante, votata al sacrificio ed al suicidio collettivo.

    Si richiama al riguardo l’attenzione su due esposizioni dell’ingegner Giorgio Prinzi, Segretario del Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare, la prima del 12 gennaio 2008 , la seconda del 28 febbraio 2010 , in tema di “effetto serra” e di mutamenti climatici consultabili alle pagine web:

     

    http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=2149

     

    http://www.politicamentecorretto.com/index.php?news=20792

     

    Si torna a fare appello all’Ordine dei Giornalisti e al loro Sindacato unitario perché prendano coscienza che su tematiche di questo genere si gioca la credibilità di tutta la categoria, che assolve, o almeno dovrebbe assolvere, ad un delicatissimo ruolo cardine di mediazione ed intermediazione tra fonti di informazione ed opinione pubblica, informando e formando la quale vengono influenzate anche le scelte politiche strategiche e di fondo, dalle quali dipendono le sorti del Paese. Se l’informazione non svolge la sua funzione in maniera consona ed adeguata, le conseguenze possono divenire catastrofiche, come nel caso contingente delle scelte energetiche nazionali.


    RECAPITI CIRN

    Comitato Italiano per il Rilancio del Nucleare

    06.7049.6222 
      339.12.67.704

    [email protected]

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