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“Fratelli coltelli”: Italia, Francia e Spagna nel Mediterraneo allargato

Che rapporto hanno Italia, Francia e Spagna nel contesto del Mediterraneo? Emanuel Pietrobon e Vincenzo d’Esposito ne parleranno nelle prossime settimane nel nuovo dossier sul “Triangolo mediterraneo” che tra cooperazione e competizione agisce nel Grande Mare.

Il Mediterraneo centro-occidentale riveste da sempre un’importanza strategica per le maggiori potenze della regione. Il controllo di questo specchio di mare consente di tenere sotto stretta osservazione i traffici che dall’Atlantico penetrano nel Mediterraneo e viceversa. Non sorprende, dunque, che i tre Stati più importanti affacciati su di esso abbiano messo in campo nel corso dei secoli iniziative volte ad ottenere ciascuno una posizione di vantaggio rispetto agli altri due. Si tratta della Spagna, della Francia e dell’Italia, in corsa per ottenere l’egemonia regionale.

Perché fratelli coltelli?

Unite dalla comune eredità neolatina, sostanziatasi in lingue e culture estremamente simili, Roma, Parigi e Madrid rappresentano le maggiori potenze romanze d’Europa. Francesi, italiani e spagnoli condividono abitudini, gusti e modi di vivere, tuttavia sul piano politico la questione cambia notevolmente. Differenti modelli statali e di governo hanno plasmato tre modi di guardare al proprio ruolo nel mondo. L’approccio verso il Mediterraneo allargato è in questo senso esemplificativo di tali specificità.

La Francia, repubblica semipresidenziale fortemente centralizzata e con storiche ambizioni imperiali, è senza dubbio la più potente dei tre. Membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e Stato nuclearizzato, Parigi gioca la sua partita ad un piano completamente differente rispetto a Roma e Madrid. Il suo potere si espande in tutto il Mediterraneo, pur mantenendo nel triangolo tra Marsiglia, Algeri e Tunisi il cuore pulsante.

La Spagna, monarchia costituzionale regionalizzata ed anch’essa con un passato da potenza imperiale, risente dei limiti interni dovuti alle contrapposizioni nazionaliste tra castigliani, catalani, galiziani e baschi. Nonostante sia collocata nella posizione teoricamente più propizia per esercitare un controllo sullo Stretto di Gibilterra, la sua impossibilità nel sottrarlo al controllo inglese ne riduce l’influenza nel bacino del Mediterraneo. Il suo potere è localizzato squisitamente nel Mediterraneo occidentale.

L’Italia è una repubblica parlamentare moderatamente centralizzata, che a differenza della Francia e della Spagna non poggia su di un recente passato imperiale. Sebbene negli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso vi sia stato un tentativo in tal senso, l’esito è stato negativo e comunque non paragonabile a quanto ottenuto nei secoli da Parigi e Madrid. Essendo una penisola collocata nel mezzo del Mediterraneo centrale, l’Italia esercita il suo potere principalmente su questo specchio di mare, pur riuscendo ad influenzare in modo minore anche la restante parte del bacino. Avendo una vocazione completamente mediterranea, a differenza della Francia e della Spagna che si affacciano anche sull’Atlantico, Roma ha potuto concentrare tutto il suo potenziale in questa regione.

La competizione tra questi tre Stati per l’egemonia nel Mediterraneo allargato emerge dalla comune necessità di espandere i propri mercati verso il nord Africa e il Vicino Oriente e dal bisogno di assicurarsi una cintura di Paesi amici sulle sponde sud ed est per garantire stabilità al continente europeo. Tuttavia, questa competizione è fatta anche di destabilizzazione delle aree francesi, spagnole e italiane che sfuggono maggiormente al controllo delle amministrazioni centrali.

La sfida del soft power

Italia, Francia e Spagna risultano rispettivamente undicesima, prima e tredicesima nella classifica sul potere morbido disponibile di SoftPower30. Ma basta la capacità di condizionare culturalmente un popolo a rendere uno Stato egemone? I fatti suggeriscono no. L’Italia continua a perdere terreno nel suo estero vicino, cioè i Balcani, e non è in grado di capitalizzare propriamente le attività di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario consumate in giro per il mondo. La Francia è alle prese con la crescente francofobia nella Françafrique e, similmente all’Italia, non riesce a capitalizzare politicamente quell’elevatissima influenza culturale esercitata nel pianeta grazie a cinema, gastronomia, arte, lingua e cultura. E infine v’è la Spagna, un caso curioso di ex potenza coloniale che, pur avendo perso ogni capacità di soggiogamento sull’America Latina, continua ad attrarre immigrati dagli ex domini imperiali – i latinoamericani costituiscono il 6% della popolazione totale ispanica (2020) – e ha dimostrato di sapere utilizzare politicamente musica, lingua, costumi e tradizioni.

Il potere morbido, in breve, è importante, ma non è tutto. Perché se fosse tutto la Spagna continuerebbe a rivestire un ruolo egemonico in America Latina, la Francia non avrebbe problemi a gestire la concorrenza agguerrita che minaccia di trasformare la Françafrique in un ricordo e l’Italia non starebbe arretrando da Balcani e Mediterraneo allargato dinanzi all’avanzata di nuovi e antichi rivali, in primis la Turchia.

Il potere morbido, per divenire potere effettivo, va trasformato dapprima in forza di persuasione sociale e dipoi in consenso politico. Questo è il motivo per cui le tre potenze romanze faticano a rimanere nella storia – che, al momento, è rappresentata dalla competizione tra grandi potenze – e per cui la Turchia, a titolo esemplificativo, va scalando progressivamente i gradini della grande piramide globale.

La parentele culturali vanno trasformate in alleanze politiche, pena lo scoppio di conflittualità parricidiche tra nazioni sorelle e cugine e/o pena il cadere di un satellite nell’orbita altrui. Esportare cibo, prodotti e intrattenimento, dunque, non è sufficiente: vanno esportati valori e idee, che poi vanno condensati in forze politiche adeguatamente oliate a livello di capitale. E né l’Italia né la Spagna, con l’unica eccezione della Francia, sembrano interessate e/o capaci di plasmare i propri spazi vitali a loro immagine e somiglianza. Non come un tempo, perlomeno.

1- Continua

  1. “Il triangolo mediterraneo”
  2. “La guerra sotterranea tra Francia e Spagna”

Foto governo.it

Questo articolo è stato pubblicato qui

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