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Fine vita, iniziare a discutere la legge è doveroso

Si sta finalmente muovendo qualcosa, sul diritto di morire dignitosamente. La petizione popolare per l’eutanasia legale e il testamento biologico promossa dall’associazione Luca Coscioni, dall’Uaar e da altre associazioni impegnate sulle tematiche del fine vita ha raccolto lo scorso anno oltre 67.000 firme.

Il deposito in parlamento delle sottoscrizioni ha avuto luogo lo scorso 13 settembre. Tuttavia alla consegna non ha fatto seguito la discussione parlamentare, nonostante un incontro del comitato promotore con la presidente della Camera Laura Boldrini. L’inerzia di Camera e Senato nei confronti delle proposte di legge di iniziativa popolare è tale che, oggi, l’associazione Luca Coscioni ha organizzato un convegno con diversi politici e parlamentari, nel corso del quale ha portato il proprio saluto il coordinatore Uaar di Roma, Stefano Callegari. E l’ha fatto precedere da video appelli di Umberto Veronesi e Luciana Castellina, nonché dalle testimonianze di Chiara Rapaccini (compagna di Mario Monicelli) e Francesco Lizzani (figlio di Carlo Lizzani).

Una richiesta di attenzione che è stata raccolta anche dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha inviato un messaggio al presidente della Coscioni, Carlo Troilo. Il capo dello Stato ha ricordato che “drammatici nella loro obiettiva eloquenza sono i dati resi noti da diversi istituti che seguono il fenomeno della condizione estrema di migliaia di malati in Italia”. Ha inoltre sostenuto di “sentire profondamente la drammaticità del travaglio” che, “per le disperate vicende dei loro cari”, hanno vissuto i sostenitori dell’iniziativa. Secondo il presidente, quindi, “il parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita ed eludere un sereno e approfondito confronto di idee su questa materia. Richiamerò su tale esigenza l’attenzione del parlamento”.

L’intervento di Napolitano, che già sul caso Englaro arrivò allo scontro istituzionale col governo Berlusconi e con la stessa Chiesa, è indubbiamente rilevante. Del resto, tutto tace non solo per quanto riguarda l’eutanasia, ma persino a proposito del testamento biologico. Nella XV legislatura (2006-2008) ci fu un gran discutere nella commissione presieduta da Ignazio Marino, in quella successiva si registrò invece il tentativo del centrodestra di forzare la mano con il ddl Calabrò, che di fatto vanificava ogni libertà di scelta del cittadino, e che fu stoppato solo in extremis. Nella legislatura in corso le larghe intese stanno facendo annegare nella melassa ogni sforzo innovatore. Non emergono né i favorevoli né i contrari: l’argomento è tabù, non se ne deve nemmeno discutere. E non solo di fine vita: vogliamo parlare di fecondazione artificiale e di libertà di coscienza?

Sono passati oltre cinque anni dalla morte di Eluana Englaro, e il parlamento non è stato ancora capace di dar forma di legge a quanto già stabilito dalla magistratura. La popolazione è favorevole al riconoscimento della libertà di scelta sui temi del fine vita, e alla Camera e al Senato la maggioranza degli eletti lo è stata in base a programmi favorevoli a una legge sul testamento biologico. È quindi assurdo che non si provveda solo perché il governo Renzi è ostaggio del Nuovo Centrodestra, autentico braccio politico della Cei. È tempo che i parlamentari si assumano le loro responsabilità, e che dalle buone intenzioni (pre-elettorali) si passi finalmente ai fatti.

 

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