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Eutanasia: oggi in Spagna, domani in Italia?

In Spagna il Congresso dei deputati – il corrispettivo della nostra Camera – ha approvato con 198 sì, 138 no e 2 astenuti una legge che consente suicidio assistito ed eutanasia. Contraria in aula la destra confessionalista, in particolare Vox e Partito popolare.

 Ora rimane l’approvazione da parte del Senato, ritenuta molto probabile. La riforma rientra infatti nell’accordo programmatico della coalizione di governo formata da Partito socialista e Unidas Podemos, guidata da Pedro Sanchez.

Si prospetta quindi una ulteriore svolta nel paese fino a pochi anni fa considerato “cattolicissimo”, che da anni vive un processo di secolarizzazione e affermazione dei diritti civili, con una stagione inaugurata con alti e bassi dal governo socialista di Josè Luis Rodriguez Zapatero, che aprì alle nozze gay. A parte lo sconcerto prevedibile espresso dai media organici al Vaticano, non mancano le tirate moralistiche e apocalittiche stile Il Foglio che strumentalizzano la pandemia di coronavirus. La chiesa cattolica ha cercato di far pesare la sua influenza per bloccare la legge, contro cui l’allarme suonava ormai da quasi un anno: i vescovi spagnoli hanno organizzato per il 16 dicembre anche una giornata di “digiuno” e “preghiera”.

La nuova legge, se passerà il vaglio del Senato spagnolo, consentirà l’accesso tramite il Sistema sanitario nazionale alla somministrazione diretta o alla prescrizione di sostanze per provocare la morte del paziente. Chiaramente, non è il famigerato “Far West”. Potranno accedere alla pratica solo le persone maggiorenni, coscienti, per le quali viene accertata una malattia irreversibile, che abbiano ribadito fino a quattro volte tale volontà e sulla base di determinati referti dei medici. Per chi non è cosciente avrà valore il testamento biologico o altri documenti simili in cui si è certificata tale volontà, come le disposizioni anticipate di trattamento. Ai medici viene garantita l’obiezione di coscienza ma le strutture pubbliche saranno tenute a garantire il personale necessario.

Com’era la situazione in Spagna? Eutanasia e suicidio assistito sono (attualmente) puniti, sulla base del Codice penale, sebbene siano previste attenuanti. Un quadro che si avvicina a quello italiano. Nel nostro paese una legge sull’eutanasia rimane ancora un tabù, dopo la concessione del testamento biologico. Già nel 2013 l’Uaar, l’Associazione Luca Coscioni, Exit Italia e altre realtà hanno consegnato alla Camera dei deputati più di 60mila firme per una proposta di legge di iniziativa popolare relativa all’eutanasia legale. E portato avanti nella società civile la campagna Liberi di scegliere. I radicali Marco Cappato e Mina Welby si sono esposti, hanno portato casi in tribunale – ricordiamo Dj Fabo o Davide Trentini – autodenunciandosi per aiuto al suicidio. E ottenendo alcune importanti vittorie, come il pronunciamento della Corte costituzionale (su cui l’Uaar e la Consulta di Bioetica Onlus hanno organizzato un convegno in Senato).

Se la società civile, come emerge dai sondaggi, è a favore anche dell’autodeterminazione sul fine vita, quella che latita però in Italia è una classe politica che convintamente sostenga questa battaglia di laicità e civiltà. Il Parlamento si è mostrato poco reattivo, forse temendo gli strali dei prelati, e le proposte di legge rimangono nel cassetto. Forse attende di essere messo di fronte al fatto compiuto delle sentenze, per limitarsi a certificarle. Ma darebbe un segnale importante di serietà e responsabilità se prendesse il coraggio di discutere una riforma su cui ormai tantissimi italiani, e persino tantissimi cattolici, concordano. La società italiana nei decenni si è aperta ed è diventata più plurale. Cambiamenti di mentalità prima impensabili si vanno diffondendo. Rievocando un motto antifascista e parafrasando le parole di Carlo Rosselli: se oggi succede in Spagna, può succedere domani anche in Italia.

Valentino Salvatore

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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