Eurovision 2012, mobilitazione in Europa contro l’Azerbaigian
Mancano sei settimane a Eurovision 2012, il concorso musicale europeo che quest’anno tocca all’Azerbaigian, il paese vincitore della scorsa edizione, svoltasi a Dusseldorf, in Germania.
Abbiamo già parlato, in questo blog, di quanto sia stonato lo svolgimento di un evento musicale in un paese in cui i cantanti vengono torturati per aver preso posizione contro il governo.
In Europa, la mobilitazione è in pieno svolgimento: decine di partecipanti alle passate edizioni di Eurovision, da Danimarca, Finlandia, Olanda, Islanda, Norvegia, Polonia, Ucraina, Regno Unito, Bulgaria e Germania hanno aderito a unappello di Amnesty International per chiedere all’Azerbaigian di rispettare i diritti umani, porre fine alla tortura, consentire la libertà d’espressione e rilasciare 14 prigionieri di coscienza. Lo hanno sottoscritto anche artisti locali, con grande rischio personale.
L’anno scorso, di questi tempi, migliaia di ragazzi e ragazze erano scesi in strada nella capitale Baku gridando la loro gioia per la vittoria a Eurovision 2011. Nessuno di loro, ovviamente, era stato arrestato.
Poche settimane fa, stessi luoghi ma scena completamente diversa: ragazze che gridano “libertà”, arrestate, sbattute a terra e prese a pugni; anziani coi cartelli in mano con la scritta “dimettiti!” strattonati e aggrediti; ragazzi trascinati via nei cellulari della polizia, in attesa di un destino di giorni, mesi o anche anni di carcere.
Sono manifestazioni piccole, ogni volta non più di 1000 persone. Gli organizzatori si comportano nel rispetto della legge: avvisano le autorità che nel tale posto e alla tale ora si svolgerà un’iniziativa. Le autorità autorizzano, salvo poi reprimere con estrema violenza.
Perché un migliaio di giovani fa paura a un regime autoritario al potere dal 1993? La risposta è che dietro quella sparuta minoranza di persone pacifiche c’è un numero estremamente più grande di persone che non sono più disposte a tollerare stipendi inferiori al costo della vita mentre una leadership corrotta si arricchisce a loro spese e spende milioni di euro per organizzare un’esibizione canora.
Il 13 marzo le autorità della “giovane democrazia” hanno arrestatoquattro giornalisti. Due di loro, Zaur Guliyev e Vugar Gonagov, sono stati incriminati per “organizzazione di disordini sociali” e “abuso d’autorità”. La loro colpa? Aver ripreso e poi mandato in onda immagini di un comizio nel quale un satrapo locale insultava i suoi elettori, dicendogli “Siete dei maiali, vendereste persino i vostri figli”.
E perché tutta questa repressione, perché il fatto che da un oltre anno 14 giovani attivisti, blogger, giornalisti marciscono in squallide prigioni, non attira la condanna degli altri paesi europei? La risposta è che il denaro compra. I profitti del petrolio e del gas sono stati investiti in una efficace campagna di pubbliche relazioni per contrastare le denunce sui diritti umani e mostrare un paese moderno, progressista e democratico. Nulla di più falso. Questo filmato spiega perché.
Che ne dice l’European Broadcasting Union di tutto questo?
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