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Eliminare la sharia dalla Costituzione. La richiesta dei vescovi nigeriani

Le contraddizioni intrinseche della Costituzione in materia di religione – con lo status privilegiato concesso all’islam – impediscono la pace e l’unità del Paese. Per questo la Conferenza episcopale nigeriana ha chiesto di stralciare dalla Costituzione ogni riferimento alla sharia.

Per garantire la pace e l’unità della nazione, si deve porre fine allo status speciale di cui l’islam gode nella Costituzione, stralciando da essa ogni riferimento alla sharia. È quanto chiedono, in un documento presentato al Comitato del Senato per la riforma costituzionale, i vescovi nigeriani, sottolineando che la Carta fondamentale, datata 1999, presenta contraddizioni intrinseche che fanno sì che nel Paese non ci sia una legge uguale per tutti ma leggi diverse per popoli diversi.

Il riferimento è al fatto che la Costituzione nigeriana se da un lato afferma che non c’è una religione di Stato, dall’altro conferisce ai singoli Stati il ​​potere di istituire propri tribunali della sharia. Il documento dei vescovi ricorda infatti che l’articolo 10 della Costituzione (del 1999) prevede che «il governo federale o di uno Stato non adotterà alcuna religione di Stato» e che l’articolo 38 prevede che «ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione, inclusa la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare la propria religione o credenza nel culto, nell’insegnamento, nella pratica e nell’osservanza». Ciononostante, altre sezioni della Carta costituzionale hanno permesso la nascita di sistemi legali paralleli, basati sulla sharia, nei singoli Stati.

Un problema per i vescovi, preoccupati per la libertà di coscienza e per le possibili discriminazioni ai danni dei non musulmani, in un Paese in cui il 50% della popolazione è musulmana, il 40% cristiana e circa il 10% crede in una religione tradizionale o non crede.

Preoccupazioni non peregrine visto che, nella classifica sulla libertà di pensiero a livello globale, la Nigeria si piazza al 122° posto e che è tra i 10 Stati al mondo in cui l’apostasia è punibile con la morte in tutto o in parte del Paese (insieme ad Afghanistan, Iran, Malesia, Maldive, Mauritania, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Yemen).

Ci farebbe piacere che considerazioni del genere fossero formulate anche a riguardo della costituzione italiana.

La Redazione

 

 

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