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Egitto, Sisi e l’operazione oblìo

Fra i progetti dell’Egitto marchiato al Sisi, che si propone sogni di gloria investendo miliardi di dollari per la capitale prossima ventura, c’è anche un programma destinato all’oblìo.

 Cancellare passato remoto e prossimo dagli occhi e dalla mente è un passaggio articolato che ha preso forma sulla storica collina di Moqattam e nelle abitazioni di ciascun cairota. Il primo caso riguarda gli alloggi degli zabaleen, le famiglie più povere della comunità copta dedite alla raccolta d’immondizia, che hanno iniziato a essere sgombrati e abbattuti per far posto a ponti e circonvallazioni. Un assalto alla storia cittadina, perché quei crinali pur franosi ma edificati esistono da tempo immemore, e ora si pensa di spianarli, azzerando anche cimiteri piccoli e grandi che raccolgono le spoglie di generazioni di musulmani e cristiani. Il secondo atto è un’operazione di rifacimento d’una cronaca recente che non ha neppure un decennio di vita ed è ben viva nella memoria. Sia di chi l’ha subìta, attraversando lutti e dolore, sia di chi l’ha semplicemente osservata: la strage della moschea Al Rabaa al-Adawiyya. Davanti a quel luogo di culto da metà luglio 2013 s’erano riuniti migliaia di attivisti della Fratellanza Musulmana che protestava per il golpe bianco del generale al Sisi, all’epoca ministro della Difesa, che aveva fatto arrestare il presidente Morsi. Nella notte del 13 agosto 2013, polizia e militari sgombrarono la piazza e i giardini prospicienti a colpi d’arma da fuoco, realizzando un massacro. Secondo la Confraternita vennero uccise duemila persone, un migliaio hanno dichiarato organismi internazionali dei diritti. Fu un gigantesco bagno di sangue premeditato e ferocissimo che spalancava le porte al regime di terrore del generale Sisi, divenuto l’anno seguente Capo di Stato. Questa vicenda compare nella terza serie televisiva di una fiction della tivù egiziana titolata Al-Ikhtiyar (La scelta). Sugli schermi la scelta viene compiuta dall’attore Yaser Galal che interpreta al Sisi, è un ‘premuroso gesto’ rivolto alla nazione per evitare un conflitto civile fra cittadini.

Un ‘premuroso gesto’ finito in carneficina. La finzione televisiva sta sollevando critiche per l’intento manipolatorio e propagandistico. Le accuse provengono dagli epigoni della parte colpita – l’organizzazione della Fratellanza, fuorilegge da quasi un decennio – che conta una buona fetta dei sessantamila attuali detenuti, oltre alla scomparsa di centinaia di militanti finiti come l’italiano Regeni, senza che se ne siano ritrovati i cadaveri. Anche associazioni dei diritti umani concordano sull’evidente finalità del regime per un’autopromozione del presente e un revisionismo d’un passato talmente vicino di cui tutti sanno, dentro e fuori l’Egitto. Sebbene risulti eccessiva e addirittura maldestra, l’iniziativa si rivolge al suo blocco politico-sociale, quello che inizialmente l’ha sostenuto poiché detestava la Brotherhood e l’accusava di faziosità e incompetenza. Propone a costoro una didascalica lettura a soggetto per compattarli ulteriormente, temendone forse uno scollamento in virtù di ciò che vivono sulla pelle: altrettanta faziosità e incompetenza, incremento di miseria, abusi, violenza, terrore. La grande colpa d’una parte della nazione - non solo i cosiddetti feloul, i nostalgici di Mubarak e un sistema incentrato sulla lobby militare e la sua filiera d’assistenza e lavoro, ma degli stessi gruppi laici e socialisti all’epoca guidati da Moussa, El Baradei, Sabbahi - fu quella di prestare il fianco a una contestazione del presidente islamista dopo appena tre mesi dall’insediamento, fino a promuovere nella primavera 2013 una raccolta di firme per la sua rimozione. Di fatto fu l’anticamera del golpe. Ora Eagle Capital, società di produzione finanziata dai mukhabarat, lancia una rivisitazione delle vicende politiche egiziane, anche quelle con gli effetti criminali citati, favorevole agli interessi della lobby militare golpista che si autoassolve, ripassando sulle salme martoriate con una sceneggiatura che valuta positivamente la scelta di ieri e di oggi. Un atto salvifico che azzera coscienze critiche e durerà nel futuro.

Enrico Campofreda 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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