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Educare ai pericoli

Il tragico caso della bambina morta per auto-soffocamento ci ha addolorati e lasciati senza parole: morta a dieci anni per un gioco che spinge a trattenere il respiro. La sfida, partita da un social network, ha coinvolto la piccola che è stata una vittima del fidarsi troppo.

di Maria Giovanna Farina

 

Da qui nasce la domanda di molti genitori sul come educare per rendere i figli consapevoli dei pericoli oggi moltiplicati dalla vastità della rete. Ho ascoltato e letto di tutto per questo desidero fare un’analisi il più obiettiva possibile e lontana da luoghi comuni. Prima cosa la strada giusta non è togliere lo smartphone, come sbrigativamente è stato suggerito da uno psicologo, l’oggetto va dato in mano ai bambini il più tardi possibile accompagnandoli con pazienza e rigore all’uso del mezzo tecnologico. Toglierlo come fosse il male del mondo è dannoso perché ne accresce il desiderio dell’uso e si oppone al principio educativo per cui ogni strumento ha il suo lato negativo ma non è il male, un uso smodato e non competente è invece il male non lo strumento in sé; ricordo i tempi in cui si insegnava a fare le aste e i cerchietti per milioni di pagine che ti veniva di impazzire piuttosto che imparare ad usare la matita… però ha insegnato la bella calligrafia che oggi non esiste più. Bene, il telefonino come tutto va usato con le “giuste dosi”: un cucchiaino di zucchero addolcisce il tè, dieci cucchiaini fanno male alla salute.

Maria Montessori, la nota pedagogista italiana famosa in tutto il mondo, ha creato un metodo didattico educativo in grado di portare il bambino ad avere fiducia in se stesso. Avete mai visto da vicino una classe Montessori? Anni fa quando la vidi per la prima volta, avevo meno di vent’anni, rimasi perplessa per come tutto era a misura di bambino. L’ alunno vive in un ambiente scolastico dove ogni strumento è alla sua portata ciò per favorire l’autonomia; un altro punto saliente sono le classi aperte dove ci si può relazionare tra bambini di età diverse. Perché rimasi perplessa? Pensai nella mia ignoranza giovanile che il mondo non è a misura nostra, a qualsiasi età ci sono difficoltà a volte insormontabili. Ogni metodo educativo ha le sue falle ma questi due aspetti sono validi e molto importanti. I bambini hanno bisogno di conoscere a partire dall’apprendimento con altri e al di fuori dello stretto nucleo della classe, sia i più grandi, più smaliziati e potenzialmente “pericolosi”, sia i più piccoli e ingenui: il confronto e la relazione sono alla base di una buona crescita. Gli strumenti didattici a misura di bambino favoriscono l’indipendenza, se un bambino ha ciò che gli serve ed è in grado di accedervi senza aiuto va da sé che diventa autonomo. Solo l’autonomia insieme ad una educazione pratica che metta ogni bambino nella condizione di conoscere i rischi del mondo, può aprire la mente e rendere capaci di riconoscere i pericoli fin dall’infanzia. Più che togliere dobbiamo dare: amore, libertà di scegliere, di sbagliare e di rendersi conto che nel mondo c’è il bene ed il male e solo riconoscendo quest’ultimo possiamo evitare di diventarne vittime. Sono passati tanti anni, ho acquisito conoscenze e competenze, e sono sempre più convinta quanto educare all’autonomia sia una grande risorsa contro i pericoli: i tempi passano, o tempora o mores, ma le basi di una buona preparazione alla vita sono sempre valide anche se concepite per bambini di più di un secolo fa.

(Foto di Pixabay)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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