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Eco-Nomos. La balla finanziaria

Nel 1996 Sergio Ricossa ha scritto Maledetti economisti. Le idiozie di una scienza inesistente, un’analisi spassionata sulla prevalente ‘viziosità’ dei discorsi dei suoi colleghi.

Ma sono tante le discipline “massicce e compatte” come le chiamava Foucault, sulla cui logica perversa occorrerebbe invero far luce...

 

A proposito dell’economia e della sua gestione, teo-retica e pratica, sembrerebbe davvero il caso di chiedersi se ci si rende conto della differenza quantitativa che passa fra i popolli e l’élite che de-tiene le chiavi economico/finanziarie del popollaio. Tenendoci stretti, un rapporto di uno a mille è già sufficiente a rendere prossimo allo zero il potere di un qualunque popollo. In materia rimando a quanto scrivo qui circa la panoptica topopologia di sistema, ma più in generale rinvio all’insieme del discorso che ho sviluppato su AgoraVox.

 

Il tipo di consapevolezza alla quale qui si allude permetterebbe forse di evitare l’enorme volume di discorsi inutili e di arrivare direttamente al punto, al cuore della questione.

I nostri cari  bistrattati politicanti, quanto più salgono lungo la scala gerarchica del potere, tanto più sono costretti ad obbedire ai meccanismi di produzione e gestione del famigerato D-nero che, come abbiamo visto, non è affatto semplicemente id-entificabile alla carta che lo rappresenta, bensì alla ‘fede’ che sottende la sua ‘divina’ produzione (nel senso del pro-ducere).

Emile Cioran, che non a caso ha scritto anche Le mauvais démiurge, in Storia ed utopia rileva come, chi ambisce al potere, lo vuole tutto. Assoluta-mente. Emanuele Severino che a sua volta ci parla del Tutto, della follia estrema dell’Occidente, del “Sentiero del giorno” e di altre consimili amenità, quasi a giustificare una sostanziale impotenza, afferma tuttavia di essere soltanto un impiegato dello stato. 

Il circuito della cosiddetta economia reale, quella legata al lavoro dei comuni mortali, non ha niente a che vedere con la dimensione astratta e la volontà che guidano il corso della Storia. Le chiavi delle casseforti virtuali del senso sono in-tera-mente de-tenute dalla ristretta minoranza di cui sopra.

In materia si può consultare a titolo indicativo l’interessante analisi di Maurizio Blondet presente su: http://www.indicius.it/colpodistato..., avendo cura di ricordare come la gestione del D-nero sia intrinsecamente avviluppata in quella della gestione del senso della Storia dei popoli.

Re-torica domanda: i popoli hanno diritto di sapere dove vogliono arrivare i de-legati governanti? O devono attendere in religioso silenzio mentre i ‘loro’ rappresentanti battono moneta, parafrasando il titolo del libro di David Yallop, nel nome di Dio?

E, in tutto ciò, come potrebbe il Morfeo di turno contrastare quella stessa enorme forza che lo ha reso eletto fra gli eletti? Come potrebbe dichiarare che il suo sonno ha la sua lucidissima fondata S-ragion D’Essere?

Che occorra s’imponga una qualche riforma della Verità?
Che occorra forse ’debancare’, pardon debunkare, anche certa presunta Verità’?

 

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