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“ECITY. Antropologia della Tecnica”una introduzione a “NOCITY” di Antonio Martone

“NOCITY. Paura e democrazia nell’età globale” edito da Castelvecchi, il nuovo lavoro di Antonio Martone, docente di filosofia politica presso l’Università di Salerno, merita di essere introdotto dalla lettura del suo precedente saggio e cioè “ECITY. Antropologia della tecnica”. I due volumi sono inscindibili ed è per questa ragione che la mia riflessione prende le mosse dal primo volume.

 “ECITY. Antropologia della Tecnica” è una riflessione filosofico – antropologica sul mondo connesso nel quale l’individuo, privo di identità e di senso di appartenenza, sempre più ridotto a nodo della rete di comunicazione, vive un’esistenza fluida e perciò di apparente libertà. L’ ECITY non è altro che la descrizione del nuovo totalitarismo dominato dall’economia neoliberale, ossia il liberalismo fondato sul diritto proprietario, in combinato disposto con il post moderno che, avendo abbattuto i confini tra le ideologie e privato di senso i termini destra e sinistra, ha creato il vuoto occupato appunto da questa non – ideologia, segnando la morte stessa della Storia. Il saggio di Martone, analizza in prospettiva storica la genesi dello Stato moderno partendo dal Leviatano di Hobbes per soffermarsi sull’analisi, anticipatrice della crisi della Democrazia, condotta da Tocqueville in “ La Democrazia in America”[1]. Come scrive Martone nel suo saggio analizzando <<le radici del moderno>> se lo Stato moderno, sul piano teorico, nasce con Hobbes[2] e sull’idea del contratto sociale, ossia sulla cessione di parte della sovranità individuale a favore del potere assoluto dello Stato; sul piano politico ne sanciscono la nascita i Trattati di Pace di Osnabruk e Munster alla fine della Guerra dei Trent’anni. D’altra parte il ritorno del liberalismo con Von Mises ,[3] von Hayek[4] e Friedman[5], il Rapporto della Trilaterale[6], La crisi fiscale dello Stato[7] e l’insorgere della “ condizione post moderna”[8], le riflessioni di Boltanski e Chiapello[9] sulla “rivolta artistica” del maggio parigino rappresentano sul piano teorico la genesi della ECITY. Sul piano politico, invece, il crollo del muro di Berlino e la fine della Guerra fredda, sintetizzabili con “la fine della storia” descritta da Fukuiama[10], segnano la nascita della globalizzazione descritta in ECITY. L’individualismo trova un valido supporto nel ritorno del neocontrattualismo ossia nell’idea che lo Stato tragga origine dalla sottoscrizione di un patto tra individui. Il neocontrattualismo viene riproposto sia in termini di “teoria della giustizia”- da Rawls [11] - che in termini di limiti all’invadenza dello Stato da parte di Nozick[12] con l’univoco scopo di rilanciare il Liberalismo e sostenere che una dose di ingiustizia e di disuguaglianza sociale siano accettabili per la crescita del sistema economico, andato in crisi durante i “trenta gloriosi anni” della socialdemocrazia con la redistribuzione della ricchezza tra classi sociali. In quegli anni, forse per la prima volta le classi egemoni avevano visto insidiare la propria posizione da politiche economiche redistributive a favore delle classi sociali subalterne e dei nuovi Stati nati dalla decolonizzazione. Il sistema, per dirla con Thurow, era a “somma zero”[13] nel senso che erano venute meno le condizioni per qualsiasi forma di accumulazione del capitale privato per cui bisognava ridurre le tutele a favore dei lavoratori e più in generale delle classi sociali subalterne. Bisognava far passare l’idea che essere precario equivalesse ad appropriarsi della propria libertà individuale e che il “dio contratto[14]” fosse la nuova divinità da invocare. L’idea contrattualista sul piano sociale ha portato giuslavoristi come Ichino[15] a sostenere che il lavoratore libero di contrattare potesse avere migliori condizioni nel rapporto di lavoro. La molteplicità dei contratti di lavoro, sempre più individualizzati, in nome della libertà di scelta del lavoratore è oggi una delle caratteristiche della ECITY descritta da Martone.[16] E’ sull’idea di libera contrattazione che si fondano i lavori precari, la flessibilità del lavoro, lo scempio dei rider, dei lavoratori di call-center, delle partita IVA ecc. ecc. L’accettazione di tutto questo è nel neoliberalismo ma anche nella filosofia post moderna. Una tale idea, paradossalmente, è rintracciabile perfino in alcune interpretazioni del Marx giovane per le quali il fine è quello di liberare l’uomo dal lavoro. Peccato solo che il sistema capitalista coniugando liberalismo economico e post modernismo, raggiunga lo scopo di liberare l’uomo dal lavoro consentendogli di scegliere, in nome della libertà, la schiavitù. Il rider, come il lavoratore a progetto sono proprietari di se stessi, liberi di accettare le condizioni create dal mercato o anche di rifiutarle, questo diritto di scegliere si traduce nella scelta di essere schiavo del capitale. Erich Fromm[17] all’avere del sistema capitalista contrapponeva l’essere; peccato che quell’essere per il sistema che Martone descrive in ECITY siano “le vite di scarto”[18] . Bauman richiamando Kracauer , evidenzia come << Di questi “dover essere” non v’è mai stata penuria : la storia moderna è stata una fabbrica prolifica di “ buona società”. Le battaglie più ideologicamente ispirate di cui è punteggiata la storia moderna furono combattute proprio sul fronte del Sollen, fra “dover essere” in furiosa competizione tra di loro. (…) Il disagio odierno è diverso: è legato ai fini anziché ai mezzi. Le procedure di un tempo, denigrate e vissute con risentimento da tanti mentre erano ancora in pieno vigore, ormai si sono estinte, portandosi dietro nella tomba anche quella fiducia che ispirava sicurezza>>. Sul piano politico, dicevo, la nascita della ECITY è rappresentata dal “crollo del muro di Berlino”, dalla fine dell’URSS e nel contempo dalla fine della stessa era “socialdemocratica”; da quel momento assistiamo a un vero e proprio ritorno delle condizioni storiche che interessarono il dibattito nella cultura Liberale negli anni ‘30. Penso proprio che Walter Lippman[19] , se fosse ancora in vita, oggi organizzerebbe un’altra conferenza come quella di Parigi nel 1938[20] per rilanciare il liberalismo, prendendosi la soddisfazione di vedere il suo lavoro realizzarsi. La ECITY è un nuovo modello di totalitarismo. La Arendt[21] nei suoi scritti quando parlava di totalitarismo si riferiva allo Stato Nazista e legava l’idea di totalitarismo al concetto di Stato, con la Globalizzazione il totalitarismo ha acquisito una fisionomia completamente nuova. La convergenza sullo stesso piano del Liberalismo con il post modernismo ha saldato destra e sinistra in un’unica visione del mondo da qui il nuovo totalitarismo che per essere tale non ha più bisogno dello Stato moderno. Il postmoderno ha liberato l’uomo ponendolo di fronte a un vuoto che è stato occupato dal liberalcapitalismo. L’individuo diventando proprietario di se stesso è diventato il principale bene oggetto di scambio in un mondo globalizzato che coincide con il mercato. La scienza e la tecnica hanno contribuito a rendere accessibili beni un tempo inimmaginabili con effetti devastanti sull’individuo stesso ridotto a semplice ingranaggio della rete globale rappresentata appunto dal mercato. Il Neoliberalismo in combinato disposto con il postmoderno è riuscito a fare qualcosa che è andato oltre rispetto all’idea di Stato Liberale. A partire da Locke [22] l’idea base dello stato liberale è stata quella della divisione dei poteri e del controllo reciproco che essi esercitano, ebbene con la globalizzazione descritta in ECITY lo Stato moderno è stato di fatto superato, esso è solo una delle tante tecniche/ istituzioni che le elite globali hanno adottano perché il “mondo” continui a funzionare. Scrive Martone nel suo saggio << Il senso ultimo di cibernetica è passato a sottendere un sistema di macchine, posto all’interno di un ambiente dato, finalizzato a coordinare e autonomizzare (automatizzandolo) il funzionamento dell’intero sistema. In questo modo, l’accezione recente della parola cibernetica smette di riferirsi all’arte politica, inaugurando un significato riferito esclusivamente alla tecnica.(…) E chiaro che un processo di questo tipo, per funzionare, deve poter contare su un sofisticatissimo sistema di controllo che prevede sensori e dispositivi i quali possano essere programmati al fine di modificare in corsa o implementare l’algoritmo prescelto>>, in questo passaggio c’è il superamento del Costituzionalismo Liberale e della divisione dei poteri. Sono tecnica e scienza a dare origine agli organismi che, a livello mondiale, controllano il funzionamento della ECITY. Per le caratteristiche che scienza e tecnica hanno gli organismi di controllo che da esse traggono origine sono svincolati da qualsiasi controllo democratico esercitando un potere assoluto. Cosa sono i governi tecnici, i vincoli di bilancio, gli organismi come BCE, FMI, WTO se non organismi tecnici fondati su una scienza quale l’economia? In questo passaggio è racchiusa l’idea totalitaria della ECITY non fondata più sull’idea di Stato ma su una costruzione culturale che trova modo di realizzarsi attraverso strumenti tecnico – scientifici. Si assiste in sostanza alla costruzione di un sistema flessibile, basato non più sul governo ma sulla governance, che ha in sé l’idea della partecipazione e dell’uguaglianza e che in pratica non è altro che un sistema libero di obbedire alla tecnica e alla scienza. La chiave di volta dell’analisi condotta da Martone è l’analisi che Tocqueville fa della società americana della prima metà del XIX secolo[23]. L’individualismo è parte integrante della cultura americana, uno dei maggiori poeti americani Withman[24] non a caso, in quella che è una delle sue poesie più importanti, scrive << Io canto l'individuo, la singola persona, al tempo stesso canto la Democrazia, la massa. L'organismo, da capo a piedi, canto, la semplice fisionomia, il cervello da soli non sono degni della Musa: la Forma integrale ne è ben più degna, e la Femmina canto parimenti che il Maschio. Canto la vita immensa in passione, pulsazioni e forza, lieto, per le più libere azioni che sotto leggi divine si attuano, canto l'Uomo Moderno.>> Nel connubio tra Democrazia e individuo c’è sì lo spirito egualitario, ma anche il senso di responsabilità e di appartenenza ad una “parte” che è fondata su una visione etica e insieme religiosa. Non bisogna dimenticare la genesi della società americana nata sull’onda del dibattito politico, istituzionale e religioso dell’Inghilterra del XVII secolo. Il mito della frontiera, ben analizzato da Tocqueville, porta al superamento dell’iniziale spirito delle prime comunità di immigrati inglesi che hanno dato origine agli Stati Uniti. La società americana, persa la dimensione etica e religiosa, diventa quella descritta dal grande scrittore e drammaturgo T.Dreiser[25] adotta, cioè, il capitalismo rapace la cui essenza sono il denaro e la speculazione finanziaria; questo spirito è tutt’ora culturalmente egemone ed è ben rappresentato dal Wasghington Consensus che caratterizza la contemporaneità.[26] Responsabilità e senso di appartenenza presuppongono una visione del mondo, la globalizzazione della ECITY è esattamente il contrario. L’ideologia totalitaria del neoliberalismo post moderno funzionale alla logica del mercato vuole individui sradicati, nomadi, precari, flessibili, vuole in sostanza solo individui ridotti a “fattori della produzione” e del “consumo”. Vuole individui privi di memoria e quindi di Storia. Memoria e Storia equivalgono a identità e per il sistema economico sono esternalità che limitano il normale funzionamento del mercato dove conta solo il dato naturale posseduto da ciascun individuo, ossia l’essere proprietari di se stessi. Alla eliminazione delle esternalità proprie dell’economia di mercato ha contribuito il pensiero post moderno di Lyotard e più in generale la contestazione che ha dominato il pensiero critico a partire dagli anni 60 del secolo scorso prendendo le mosse dal “maggio francese”. Cosa sono infatti le ideologie, le istituzioni quali Stato, Famiglia, partito politico, sindacato, scuola, università, fabbrica, ecc. se non esternalità? La messa in discussione di queste istituzioni in quanto limiti alla libertà individuale, fonti di frustrazioni e di inibizioni che impediscono la piena realizzazione dell’individuo ha rappresentato, sul piano filosofico, il miglior viatico alla reazione neoliberale che preferisco chiamare liberalcapitalismo post moderno. In conclusione la riflessione sul saggio di Martone non può che chiudersi con un richiamo a Bauman << La mente moderna è nata insieme all’idea che il mondo possa cambiare. (…) Quanto a progettualità, la mente moderna non ha avuto uguali. (…) La storia dell’era moderna è stata una lunga serie di progetti accarezzati, perseguiti, portati a termine, falliti o abbandonati. I progetti erano tanti e vari, ma ciascuno dipingeva una realtà futura diversa da quella nota ai progettisti. E dal momento che “ il futuro” non esiste finché rimane “nel futuro” , e poiché trattando con il non – esistente non si può “aver ben chiari i fatti”, non c’era modo di capire in anticipo – e meno ancora con certezza – quale mondo sarebbe emerso al termine degli sforzi di costruzione>> per cui la ECITY non solo segna la fine della Storia, l’oblio della memoria [27], ma è anche la fine della modernità, ossia della creatività, della discrezionalità e del conflitto proprio della Democrazia. Il sistema politico Democratico è stato irreggimentato dalla tecnica della governamentalità /governance e dalla scientificità rappresentata dagli algoritmi dei modelli econometrici rendendo schiavo quell’individuo che liberalismo e post modernismo sostengono di voler rendere libero. La ECITY di Martone non è altro che la descrizione del nuovo totalitarismo che ha modificato sul piano psicologico[28], oltre che antropologico, l’uomo post moderno. 

 

[1] Tocqueville A. de La Democrazia in America ed Rizzoli 1999

[2] Hobbes T. Leviatano ed. Einaudi

 Hobbes T. De Cive ed. Editori Riuniti.

[3] Mises L.Von L’azione umana – ed Rubettino

[4] Hayek F.A. von La via della schiavitù ed. Hoepli 2011

 Gamble A. Freidrich A. von Hayek ed il Mulino

[5] Friedman M. capitalismo e libertà IBLLibri

[6] Crozier M. Huntington S.P. , Watanuki J. La crisi della Democrazia . Rapporto sulla governabilità delle democrazie alla Commissione Trilaterale Ed Franco Angeli 1975

[7] O’Connor J. La crisi fiscale dello stato ed. Einaudi

[8] Lyotard F. La condizione postmoderna ed Feltrinelli 1979

[9] Boltanski L. Chiapello E. Il nuovo spirito del capitalismo ed. Mimesis 

[10] Fukuyama F. La fine della storia e l’ultimo uomo ed UTET 1999

[11] Rawls J. Una teoria della giustizia ed Feltrinelli 1981

[12] Nozick R. Anarchia, stato e utopia, ed il Saggiatore 1981

[13] Thurow L. La Società a somma zero ed il Mulino 1981

[14] Perulli P. Il dio contratto : origine e istituzione della società contemporanea ed. Einaudi 2012

[15] Ichino P. Il contratto di lavoro vol. 1 ed. Giuffrè 2000

[16] A cura di Caruso B. Del Punta R. Treu T. Il diritto del lavoro e la grande trasformazione . ed. Il Mulino

 Aloisi A. De Stefano V. Il tuo capo è un algoritmo. Contro il lavoro disumano ed Laterza. 

[17] Fromm E. Avere o Essere. Ed. Mondadori

[18] Bauman Z. Vite di scarto ed. Laterza 2005

[19] Lozito V. Walter Lippmann. Opinione pubblica , politica estera e democrazia ed. Aracne.

[20] Dardot P. e Laval C. La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista Ed DeriveApprodi

 Dardot P. e Laval C. Guerra alla democrazia.L’offensiva dell’oligarchia neoliberista. Ed DeriveApprodi

[21] Arendt H. Le origini del totalitarismo Ed. Einaudi

[22] Locke J. Secondo Trattato sul Governo Editori Riuniti 

[23] Tocqueville A.de Viaggio in America 1831 – 1832 Ed. Einaudi

[24] Whitman W. Foglie d’erba Ed. Feltrinelli

[25] Dreiser T. Il Titano Ed. Einaudi

[26] Harvey D. Breve Storia del Neoliberismo. Ed. Feltrinelli

[27] Nietzsche F. Sull’utilità e il danno della storia per la vita Ed. Newton Compton 1977

[28] Byung – Chul Han Psicopolitica Ed. Figurenottetempo

 

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