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Due storie di censura politica

Nella distrazione dei giorni prenatalizi e nella corsa a saldi e occasioni, passano inosservati due casi di violazione dei diritti umani di cui danno conto in questi giorni due autorevoli quotidiani.

 
Censura in Iran: Si tratta della chiusura da parte delle forze di polizia iraniane dei locali dove ha sede il Circolo dei Difensori dei Diritti dell’Uomo la cui Presidente è il Premio Nobel per la Pace Shirin Ebady.
Ne dà notizia un blog cui il quotidiano francese Le Figaro dà notevole spazio con il commento di un militante per la pace per il quale “si tratta di un ulteriore accanimento del regime iraniano” .
Interrogato dall’AFP (Agence France Press) il vice-presidente dell’Associazione ha spiegato che i poliziotti sono entrati nei locali senza alcun mandato giudiziario, dopo aver circondato il quartiere ed aver intimato ai presenti nel Circolo di lasciare immediatamente la sede.
 
Il momento scelto per l’operazione di polizia è altamente simbolico: essa è infatti avvenuta mentre gli aderenti al Circolo, tutti volontari, si apprestavano ad organizzare la manifestazione in celebrazione del 60mo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.
“E’ un atto fortemente illegale per il quale siamo determinati a elevare forte la nostra protesta” ha dichiarato Shirin Ebady che al momento dell’irruzione della polizia si trovava nei locali del Circolo.

 
Un secondo episodio di censura  si è avuto in questi giorni in Cina nei confronti del sito del New York Times e ne dà notizia lo stesso quotidiano. Le autorità cinesi hanno infatti bloccato l’accesso al Web del quotidiano nonostante che i giorni precedenti avessero allentato le restrizioni di accesso ad altri siti di media internazionali.
 
Il blocco si è avuto venerdì della scorsa settimana quando alcuni utenti che hanno cercato di collegarsi al sito del New YorkTimes hanno ricevuto un messaggio che diceva che il sito non era disponibile. Sabato scorso il blocco era ancora attivo.
Non è la prima volta che alcuni siti di giornali stranieri vengono censurati in Cina. I giorni scorsi era accaduto alla BBC, alla Voice of America e Asiaweek. Interrogate le autorità competenti cinesi, il Ministero degli Esteri a Beijing ha dato una risposta vaga: “Non siamo al corrente della cosa, la manutenzione dei siti web non è di nostra competenza”. Così anche il rappresentante dell’International Press Center del Governo si è detto non informato dell’accaduto.
 
A Hong Kong gli utenti del web hanno invece potuto collegarsi al web in quanto, rispetto alle altre città della Cina, godono di una maggiore libertà di parola e di accesso ad Internet.

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