Divorzio "alla cattolica": il tripudio generale per una non-notizia
“Rivoluzione”. Ma come sono diventati rivoluzionari i quotidiani italiani! Beninteso, soltanto a riguardo di papa Francesco. Anche quando la revolución franciscana agisce sulla gestione dei processi ecclesiastici per nullità. Un tema di non grande interesse per la massa, si potrebbe eufemisticamente ritenere. Eppure la non-notizia troneggia su tutte le prime pagine.
Pare che le procedure burocratiche siano ora diventate “brevi”, “facili”, “gratuite”, addirittura “democratiche”. I mezzi di informazione non manifestarono analogo entusiasmo quando, pochi mesi fa, il parlamento approvò il cosiddetto “divorzio breve” (in realtà una “separazione breve”). D’altronde “entusiasmo” significava, in greco antico, “ispirato da dio”. Certo, la corrispondente parola latina era “fanatico”. Ma non divaghiamo: può anche essere che i fan entusiasti di Francesco abbiano ragione. E che la “nullità breve” sia quindi, in realtà, l’unico e autentico “divorzio breve”.
In effetti, la nuova legislazione italiana prevede comunque, per la separazione, sei mesi se consensuale, un anno se non lo è. Poi c’è l’iter del divorzio vero e proprio, che quando manca l’accordo può durare anche più di due anni. Se non ci sono figli è possibile dividersi in Comune (ma solo se non ci sono beni su cui venire a patti) o con l’assistenza di due avvocati (ma i costi salgono non poco). Se ci sono figli, i tempi e l’esborso aumentano ulteriormente.
Una legislazione così così, insomma, ben lontana dalla brevità degli altri paesi europei. I vescovi sono riusciti comunque a criticarla, definendola “un incivile traguardo”: non ammettono il divorzio a prescindere, loro. Sono proprio loro a chiedere tempi lunghi, perché vogliono che siano lasciati abbondanti margini per un eventuale ripensamento, che quasi mai ha luogo. Sono proprio loro a chiedere (e ottenere) tempi ancora più lunghi se ci sono figli, che devono essere massimamente tutelati.
Mi domando, in queste ore, quali margini per il ripensamento assicuri il divorzio breve alla cattolica. E mi chiedo se i giudici ecclesiastici abbiano mai un pensiero per i figli di una coppia che risulta non essersi mai sposata. Anche quando possono sfogliare un album fotografico che sembrerebbe testimoniare il contrario.
Con le nuove regole emanate da Francesco, ai benefici del divorzio alla cattolica potranno dunque accedere non solo i vip (soprattutto politici cattolici quali Casini, Pivetti, Cossiga), ma anche i semplici fedeli. Lo Stato ha accelerato, Bergoglio di più: la concorrenza è serratissima. I Sacri Palazzi hanno tenuto a precisare che la rivoluzione non riguarda in alcun modo il magistero, che rimarrà pertanto lo stesso. Hasta la doctrina siempre. Di conseguenza, si moltiplicheranno i casi di matrimoni dichiarati mai esistiti con le motivazioni più disparate, dalla fede comunista di uno dei coniugi all’uso di stupefacenti, dagli eccessi di pessimismo a quelli sessuali. Senza dimenticare, ovviamente, l’ateismo conclamato.
Ci pensino sopra i laici che, scambiando Bergoglio per un altro famoso argentino rivoluzionario, volessero — hai visto mai — sposarsi in chiesa. Perché le sentenze di nullità proclamate dai giudici cattolici hanno una caratteristica: in Italia, sono recepite praticamente sempre anche dall’ordinamento civile. Con tutti gli effetti del caso. Sono in molti coloro che ricorrono al divorzio alla cattolica per evitare di pagare gli alimenti. E sono pochissime le voci femminili che, negli ultimi giorni, hanno sottolineato questo incivile aspetto.
Nel frattempo l’europarlamento ha sollecitato per l’ennesima volta il nostro paese a riconoscere i diritti delle coppie omosessuali. Un invito caduto una volta di più nel totale disinteresse: quanto al ddl Cirinnà, è finito nella grottesca palude delle “specifiche formazioni sociali”. Politici e giornalisti italiani dovrebbero cominciare a togliersi qualche fetta di prosciutto dagli occhi. Ma sarebbero capaci di chiedere, anche in questo caso, un parere al papa. Ottica, marketing o matrimonio che sia, è ormai lui l’esperto.
Raffaele Carcano
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