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Decreto AgCom, una manovra antidemocratica

Secondo la classifica mondiale della libertà di stampa, pubblicata da Reporters sans frontière (Rsf), l’Italia si posiziona al quarantesimo posto dopo Bulgaria e Corea del Sud.

Tralasciando ovvie considerazioni sull’irrisolto conflitto di interessi del Presidente del Consiglio e su una stampa che prima di essere imbavagliata si autocensura, sono sempre stato convinto che lo spazio della libera
informazione esistesse e fosse nel web.

I continui tentativi di censura della libertà di espressione, che si manifesta nei blog personali, nelle pagine private e nelle testate online, sono lo specchio di un potere che si preoccupa esclusivamente di essere danneggiato nella sua immagine falsata.

Non è un caso che a seguito delle ultime elezioni amministrative, durante le quali il web è diventato canale di comunicazione fondamentale soprattutto per i più giovani, si sia cercato di correre ai ripari ed affidare la funzione giudicante, che dovrebbe essere propria dell’autorità giudiziaria, ad un’autorità amministrativa (Agcom) di nomina politica.

Credo che la delibera 668/2010, che verrà discussa in questi giorni dall’Autorità per la Garanzia delle Comunicazioni, non sia solo dannosa ma anche pericolosa per la tutela civile della democrazia italiana. Mi piacerebbe che, almeno per una volta, l’ossessione del controllo del nostro governo si tramutasse in una illuminata e democratica apertura verso la libera circolazione delle informazioni. Ma perché questo avvenga bisognerebbe avere buone informazioni da proporre. E non è questo il caso. Ancora una volta creano il deserto e ci vogliono convincere che sia ordine civile.

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