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Crocifisso obbligatorio nei luoghi pubblici: come ci si aggrappa ai simboli

In un periodo in cui c'è scarsezza di idee e di principi, ci si aggrappa ai simboli.
Il simbolo Marchionne (simbolo del nuovo, da contrapporre al vecchio cioè sindacati, tutele, contratti nazionali).
Il simbolo euro/no euro, su cui (o contro cui) scaricare tutti i problemi.


L' immigrato che invade i nostri paesi magari con le unghie smaltate e che ha preso il posto dei terroni (non si affitta ai meridionali, oggi evoluto in un non si affitta agli stranieri).
Il crocifisso, da usare come simbolo per dividere il mondo in noi e loro, mandando al macero concetti come laicità, dare a Cesare ciò che è di Cesare e via discorrendo.

Gilioli: il crocifisso e la polenta

Nell’estate 2018 insomma anche la croce è diventata oggetto di rivalsa nazionalista («una tradizione italiana»: e se non la vuoi, vai via). Curioso però: durante una recente lezione su De Gasperi ai Lincei il capo dei vescovi italiani Gualtiero Bassetti ha parlato del rapporto tra fede e politica dicendo che quest’ultima «non deve mai strumentalizzare i simboli religiosi come amuleti identitari».Ecco: credenti e no, forse potremmo convenire che il crocifisso non è come la polenta concia o la sagra del quartuccio fritto.

Parafrasando quello che diceva Manzoni (riferendosi a Don Abbondio), quando non hai una tua identità, perché valori e principi scarseggiano, non è che la puoi dare da solo...

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