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 Home page > Tribuna Libera > Crisi e complotti: fallimento o no?

Crisi e complotti: fallimento o no?

Fallimento sì, fallimento no. Sono settimane che non si parla di altro. Rischia di divenir un' osessione senza soluzione di continuità. Però forse, in verità, nessuno di noi è ben consapevole della consistenza del fallimento di uno Stato. E di quello italiano poi.

Si è parlato di effetto domino: se fallisce l'Italia, fallisce l'Europa e quindi, il mondo. Chi parla di videogame, un videogioco che non è ancora finito. Ma il problema, non è il videogame, anche perché il videogame prima o poi deve finire, ma la macchina che permette al videogame di funzionare.
 
Finito un gioco ve ne sarà un secondo. Ma la macchina è sempre quella. E tale macchina si chiama capitalismo. Ora, in tal momento, nutro dei dubbi.
 
Sono il primo a disconoscere il concetto del complottismo o della dietrologia.
Però sono anche il primo a manifestare grande, immensa, diffidenza verso le coincidenze.
 
Come ho spiegato brevemente in precedenti articoli, quando parlavo di potere occulto, ma proprio occulto, nell'approfondire determinate dinamiche di potere, sinceramente, si delineava un quadro drammaticamente preoccupante. Dove il mio senso d'impotenza era ed è immenso.
 
Esiste o non esiste una specie di ordine elevato ed elitario che governa le sorti di tal mondo? E noi, in tutto ciò, cosa siamo? Viviamo nella perenne finzione? È tutto solo un meschino teatro? Credo che sia un meschino teatro dove, almeno sino ad oggi, siamo solo semplici attori passivi ed omologati al sistema. 
Tanto premesso,vorrei esporre alcune considerazioni.
 
1) A livello mondiale è in itinere una nuova organizzazione del potere esistente. Hanno deciso di destabilizzare l'economia virtuale, ma con effetti reali, di alcuni paesi, per ristrutturare il capitalismo e mandare al potere governanti industriali e banchieri o chi sostenuto da questa nuova corrente emergente in tal potere occulto, ma poi non tanto occulto. 
 
La situazione italiana, come quella francese, come quella americana ben evidenzia tale attuazione di strategia. Hanno deciso che si deve mutar rotta e che i rispettivi governi devono cambiare. E la cosa più triste, è che non sarà il "popolo-non popolo", a determinare tal cambiamento. Il "popolo-non popolo" si adatterà all'inevitabile.
 
Si devono indurre gli stati al fallimento o sulla via del fallimento per giustificare un ricambio di potere, sia esso strutturale che sostanziale, e nello stesso tempo aggredire in modo più concreto quei pochi diritti sociali che esistono, nel nome di una esasperata liberalizzazione di ogni bene e serivizo e diritto. Il diritto diviene mercato?
 
2) È in corso una ristrutturazione del capitalismo, ed il potere massonico capitale, per salvare lo Stato d'Israele dalla più grande minaccia della sua storia, quale il probabile riconoscimento dello status di Stato della Palestina, ha anticipato gli effetti del cosiddetto fallimento indotto degli Stati.
 
In questi giorni l'Assemblea generale dell'ONU dovrà decidere se riconoscere in sostanza la Palestina come Stato o no. L’Italia - assieme a Germania, Repubblica Ceca, Olanda e Danimarca, USA, Colombia e Panama-, i principali alleati di Israele, si oppone all’iniziativa palestinese, mentre altri Paesi esprimono posizioni più aperte.
 
Alcuni analisti avvertono che i palestinesi potrebbero usare lo status di membro all’Onu, per rivendicare quella giustizia ad oggi lor negata. Ovvero condurre Israele nelle sedi internazionali, come il tribunale dell’Aia. Citare in giudizio Israele per "crimini di guerra".
 
Per non parlare del fatto che verrebbe meno la ragione d'essere dell'apparato militare israeliano, il quarto più potente del mondo. Verrebbe meno l'essenza stessa dello Stato israeliano. Cosa potrebbe salvar Israele da ciò? Un rinvio di tale discussione a data da destinarsi, stante la gravità della crisi economica di alcuni paesi, nonché dell'Europa...
 
3) La crisi non esiste. Devono far entrare nella testa dell'opinione pubblica italiana, che la crisi è reale. Che il fallimento è alle porte. A livello europeo, più di una volta, è stato sollevato il problema che in Italia, gli italiani, sembrano non aver compreso la gravità della situazione. Ed allora ecco la crisi mediatica, che è la causa da cui deriveranno gli effetti inevitabili. Manovre finanziarie scritte direttamente dalle banche e dagli industriali. Il fallimento non ci sarà.
 
Forse tra crisi sì, crisi no, sono io che lentamente vado in crisi di comprensione. Ma una cosa è certa. Chi non riesce ad arrivare alla fine del mese, chi è precario, chi si uccide per la perdita del lavoro, chi muore nel lavoro, non sono mie supposizioni, ma sono parte della realtà esistente. Visto e rilevato che prevenire è meglio che curare e stante il fatto che non siamo in grando di prevenire nulla, perché adattati al sistema, cerchiamo di ridurre i danni .
 
Mi viene da pensare che forse è il caso di prendere in considerazione la necessità di spendere, in tema di consumismo, sempre meno, di fare scorte di cibo, di fare il pieno della benzina dell'auto e lasciarla parcheggiata da qualche parte, o nelle migliori delle soluzioni rinunciar proprio all'utilizzo dell'auto, di valutare se ritirare i propri soldi dalle banche, prima che sia troppo tardi. Provocazioni? Non sono certo io a provocare, ma chi ha costruito quel videogame ove noi tutti giochiamo senza renderci conto che il problema non è il videogame, ma la macchina. Il sistema.
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