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Coronavirus | Infine sarà comunque grazia ricevuta

A metà aprile Andrew Cuomo, governatore dello Stato di New York, cattolico di evidenti origini italiane, diceva alla CNN che la diffusione del coronavirus sembrava iniziare una fase discendente. 

Con i dati di poi quella valutazione sembra essere stata affrettata, ma al di là di questo c’è una parte del suo discorso veramente notevole che non risulta essere stata tuttavia ripresa in Italia da nessuno: «Il nostro comportamento ha fermato la diffusione del virus. Dio non ha fermato la diffusione del virus» diceva Cuomo, «E quello che facciamo, il modo in cui agiamo, determinerà come il virus si diffonderà».

Non sarà per nulla probabile sentir dire cose simili dai nostri rappresentanti. In genere la distribuzione delle responsabilità e dei meriti quando si ha a che fare con eventi straordinari, e con buona pace delle risposte che possono e devono dare la scienza e la ricerca, è abbastanza standardizzata: la colpa di quanto accade è degli uomini, del loro comportamento al di fuori dei paletti delle leggi religiose, mentre il merito della fine della calamità è della misericordia di Dio, stimolata dalle preghiere. È chiaro che si tratta di una competizione in termini di credibilità dall’esito scontato, perché mentre la scienza è giustamente chiamata a rendere conto dei metodi seguiti e dei dati ottenuti, nulla del genere viene richiesto a chi si lancia in affermazioni che di verificabile non hanno nulla. Sarebbe perfino un controsenso farlo, più o meno come chiedere a un cartomante di dare prova dell’efficacia delle sue previsioni.

In un mondo non dico perfetto, ma almeno nel quale gli Homo sapiens possano mediamente meritare quell’aggettivo in latino che hanno dato alla loro stessa definizione tassonomica, le persone dovrebbero essere istintivamente portate a dare più credito a chi è in grado di dare un senso a ciò che afferma. Purtroppo questo mondo è di tutt’altro tipo; qui, al contrario, le spiegazioni rischiano di essere una specie di handicap per via della tendenza a diffidare di ciò che non si capisce. E chiaramente è più facile capire una punizione per un comportamento sbagliato piuttosto che una complessa procedura scientifica. Così abbondano i Khamenei che addebitano all’ateismo gli insuccessi nella lotta al virus, gli Ortega che vedono segnali divini nella scarsa diffusione dei contagi dalle loro parti, per non parlare delle varie teorie del complotto che nei soli Stati Uniti sembrano aver fatto presa su quasi un terzo della popolazione.

È un mondo che accredita interpretazioni mistiche per tutte le cause, sia quelle che hanno determinato l’inizio della sciagura di turno che quelle che ne hanno permesso l’uscita. Perché alla fine, da un punto di vista irrazionale sempre troppo diffuso, si dirà che ne siamo usciti comunque per grazia ricevuta, per intercessione di qualche santo a cui chi di dovere ci ha votati e continua a votarci. Diversamente si dovrebbe ammettere l’inutilità di questi atti, ma tale opzione non è neanche da prendere in considerazione. Qualche grido al miracolo lo si è perfino già visto nel caso della Covid-19, come una sorta di anticipazione di ciò che sarà. Come ad esempio il primario napoletano guarito improvvisamente con tanto di visione. O come la protezione “da lassù” nientemeno che del maestro Giuseppe Verdi, attento a tenere lontano il virus dalla casa di riposo per musicisti. Non è mancato neanche il farmaco della speranza miracolosamente palesatosi in prossimità della Pasqua, festività principale per la cristianità che però non ha potuto beneficiare di nessuna speciale intercessione divina visto che è stata sospesa come tutte le altre.

Non esiste nemmeno una soglia al di sopra della quale il realismo prevale sulla credulità, che sarà anche dettata da un sentimento di speranza ma pur sempre quella è. Che vi siano state decine o milioni di morti, che il danno sia stato contenuto o catastrofico, nulla cambia: il momento in cui la tendenza si inverte sarà attribuito alla benevolenza di una divinità che tutto sommato ci perdona la nostra umanità, anche se non lo meriteremmo. Anche quando l’attuale pandemia sarà passata, i ringraziamenti a dei e santi fioccheranno ovunque, sulla carta stampata come sui telegiornali e sul web. I ministri del culto guideranno il carro dei vincitori e non è certo preveggenza; solo un film già visto innumerevoli volte.

Certo, in questi casi si spera sempre di essere smentiti. Chi avrebbe mai detto, ad esempio, che sarebbe stato possibile sentire in un servizio del Tg2 il giornalista sottolineare che il papa non indossa mai mascherine e stringe sempre la mano a tutti? Solo undici anni fa il giornalista Roberto Balducci per una battuta sullo scarso seguito del papa perse l’incarico di vaticanista al Tg3. Auspichiamo allora di essere sorpresi da un’onda razionalista, inversa rispetto alla marea di clericalismo a cui abbiamo assistito finora. Auspichiamo di vedere su quel carro le persone che con loro azioni concrete ci hanno permesso di contenere le vittime a una frazione di quelle mietute un secolo fa dalla spagnola, nel campo dell’assistenza come nella ricerca e nelle istituzioni. Fatti certi. Non miracoli inventati.

Massimo Maiurana

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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