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 Home page > Tribuna Libera > Contro la crisi: più Europa, un diverso rigore e nessun populismo

Contro la crisi: più Europa, un diverso rigore e nessun populismo

La probabile elezione di Hollande farà della Francia, che pure ha i suoi problemi di debito, un alleato dei paesi mediterranei dell’Unione nella ricerca di una soluzione finanziaria alla crisi di cui ormai hanno disperato bisogno.

La disoccupazione in Spagna è arrivata a sfiorare il 25%, tanto per citare una dato di oggi, ed appare sempre più evidente come il rigore finanziario, imposto loro dai mercati a cui debbono ricorrere per ri-finanziare il proprio debito, prima che dall’Europa, stia conducendo quegli stati, in mancanza di un “prestatore di ultima istanza”, alla più completa paralisi.

Un risultato che non è certo nell’interesse della stessa Germania, che sta già soffrendo della contrazione della domanda in quelli che sono tra i principali mercati delle sue esportazioni, e questo, oltre al mutato clima politico, rende sempre più probabile, quali che siano le forme che assumerà, un allentamento della politica monetaria europea.

Italia, Spagna, Grecia e tutti gli altri grandi debitori, potranno così tornare a spendere; potranno avviare programmi d’investimento e prendere quelle misure a sostegno dei propri mercati interni senza di cui le loro economie, e in particolare quella di un paese manifatturiero come l’Italia, non potrebbero ripartire.

Non dovrà esser consentito loro, però, di tornare a fare come prima.

Starà prima di tutto ai loro cittadini dimostrare d’aver capito, senza arrivare alle estreme conseguenze, la lezione. D'aver capito che il debito pubblico è davvero di tutti, grava sulle spalle di ognuno di noi, e che un’amministrazione “leggera” delle finanze dello Stato porta inevitabilmente al disastro. Di aver finalmente compreso che i denari pubblici sono denari di tutti e non di nessuno; che qualunque politico si presenti promettendo qualcosa, dovrebbe pure dire come questa sarà pagata.

Molti, parlando da italiano, ci offrono facili assoluzioni da ogni responsabilità per il passato. Sono assai vaghi quanto alle loro idee per il futuro, ma ci garantiscono che la situazione in cui siamo non è colpa nostra: che sono stati i politici a tradirci. A truffarci.

Inutile osservare che quei politici li abbiamo eletti noi. Utilissimo ricordare che sempre è l’avidità, la disonestà del truffato, l’arma segreta del truffatore; che chi compra un orologio d’oro a cento euro e poi si trova tra le mani una patacca è tanto vittima quanto complice, esattamente come noi (noi italiani, non io che scrivo e tu che leggi; io e te siamo due santi) che abbiamo visto nostra cugina andare in pensione dopo 15 anni di lavoro, nostro zio invalido totale che faceva le gare di mezzofondo, il nostro amico che vendeva al comune le fioriere ad un milione l’una, e non ci siamo mai chiesti chi, alla fine, dovesse pagare quei conti. Che abbiamo applaudito mentre i politici degli anni ’80 devastavano le nostre finanze e, se per caso votavamo per l’opposizione, li criticavamo solo perché non spendevano abbastanza e abbastanza in fretta.

Tornassimo a quello, ad ascoltare la voce di chiunque prometta alla nostra comunità nazionale un vita comoda, andremmo incontro ad un nuovo disastro in cui trascineremmo tutta l’Europa. Solo se useremo gli eventuali nuovi crediti nel più oculato dei modi, finanziando opere che davvero servono e investendo sui giovani, potremo evitare di ritrovarci in una fossa ancor più profonda. Solo così potremo sperare di controllare l’ondata inflativa che sarà automatica conseguenza dello “stampare denaro” che, comunque si decida di farlo, appare come l’unica possibile via di uscita dalla crisi del debito.

Spero che anche in questo ci aiuti l’Europa; che si trovi un modo di controllare la qualità, oltre che la quantità, della spesa pubblica dei singoli stati. Spero che su questo, pur venendo incontro alle necessità dei paesi in difficoltà, insistano proprio i tedeschi, forse gli europei che più hanno riflettuto sugli errori del proprio passato e che più temono tanto l’inflazione quanto i capipopolo.

Auspico una germanizzazione dell’Europa? No, solo un altro passo avanti in un processo d’unificazione che ha solo il difetto d’essere in ritardo rispetto alle esigenze di un mondo, non solo finanziario, del tutto nuovo. La creazione di un’Europa dei cittadini dove tutti gli europei abbiano gli stessi reali diritti e gli stessi reali doveri.

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