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Come la III rivoluzione industriale, l’informatica, ha cambiato la società

L’entrata in scena del computer e di tutte le innovazioni informatiche nella società, ha causato un radicale cambiamento nella vita di tutti, nel modo di rapportarsi, e persino nel mondo commerciale ed economico. Cambiamenti estremamente positivi per chi può far parte di questo “nuovo mondo”, perché ha migliorato lo stile e la qualità della vita. Ma l’introduzione di queste nuove tecnologie informatiche ha portato anche aspetti negativi, contribuendo ad aumentare il divario non solo tra generazioni ma anche tra “chi vive all’interno del cyberspazio e chi ne è fuori”, come spiegato da J. Rifkin nel libro “L’era dell’accesso”. Oggi giorno ci si è educati ad effettuare pagamenti con carta di credito, acquistiamo online, navighiamo in internet e molto altro, purtroppo però, tutto questo è per poche persone. J. Rifkin nel suo libro ricorda che “più della metà della popolazione mondiale non ha mai usato un telefono, il loro mondo è lontanissimo da cavi di fibre ottiche connessioni satellitari, televisori al plasma e quant’altro, la loro vita rimane una lotta per sopravvivere”. Nel mondo si vanno configurando due diverse civiltà.
La società è cambiata. Fino qualche decennio fa non era facile comunicare a distanza, le cose si imparavano sempre ”in differita” ora conosciamo istantaneamente ciò che accade nel mondo. Una volta si facevano acquisti in giorni e orari prestabiliti, oggi possiamo fare acquisti in qualsiasi momento del giorno o della notte, semplicemente avendo a disposizione un cellulare o guardando la TV. Ovviamente tutto questo va a discapito della privacy. Pekka Himanen nel libro “L’etica hacker e lo spirito dell’età dell’informazione” ricorda che “ogni transazione bancaria, l’utilizzo della carta di credito e ogni pagamento con la moneta elettronica viene registrata nel database dell’azienda della carta”, conservando di conseguenza informazioni personali ed esaurienti. Probabilmente questo servirà in futuro per un marketing mirato.
M. Ravelli nel libro “Oltre il Novecento, La politica, le ideologie e le insidie del lavoro” ci ricorda quando iniziò questo grande cambiamento. Il primo creatore di un personal computer fu Lee Felsenstein, nato nel 1945 a Philadelfia. Ravelli definisce Felsenstein “ossessionato dall’idea dar vita a un terminale intelligente schierato dalla parte del popolo che potesse costituire un’arma politica contro le èlite del potere, intendeva fare della ‘sua’ macchina uno strumento di guerriglia per i futuri ribelli”. Felsenstein si auspicava che tale strumento fosse “capace di favorire le relazioni tra la gente gli incontri e i legami”. Oggi lo strumento da lui abbozzato, si è rivelato una macchina “con il popolo”, ma anche contro. Sciaguratamente il “suo strumento per la guerriglia la “sua” arma contro le èlite del potere si è rivelato fondamentale per alcuni attentati, i quali alla fine si sono ritorsi contro la popolazione inerme. Io la penso come M. McLuhan quando nel suo libro “Gli strumenti del comunicare” dichiara che “la macchina è superficiale nel suo modellare i rapporti tra gli uomini. Comunque la “creazione” di Felsenstein rimane fondamentale per la nostra società e cultura.
La III rivoluzione industriale prosegue nella sua strada, i cambiamenti che essa porta non si possono arrestare. Come J. Rifkin spiega, “quest’epoca porterà con se un nuovo modo di pensare ai rapporti economici e persino di percepire se stessi”.

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