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Citizen journalism e professionismo: twittare sì, ma con prudenza

 

Andy Carvin. E' lui il simbolo del nuovo giornalismo. Definito dalla Columbia Journalism Review "il migliore account Twitter del mondo", Carvin rappresenta perfettamente la nuova generazione di giornalisti open source che "utilizza" i suoi lettori-follower per il processo di raccolta delle notizie.

Carvin ha raccontato la primavera araba dalle piazze del Nord Africa e dagli studi della National Public Radio di Washington usando i social media. Il suo racconto è un racconto collettivo dunque. Se fino a ieri i social network erano usati come strumento del mestiere di diffusione e condivisione della notizia, oggi si va oltre. Il lettore- follower diventa fonte di informazione. Il giornalista ufficiale, quello con il tesserino, "sfrutta" quello firmato dai citizen journalist che, armati di smartphone, raccontano con immediatezza fatti ed eventi.

E' l'era del giornalismo partecipativo, un giornalismo dal basso. La notizia dell'attendibilità degli utenti è ovviamente fondamentale. La bufala è nascosta dietro ad ogni tweet. Ci sono casi in cui twitter ha funzionato per fare buon giornalismo, altri in cui ha fallito (la falsa notizia della liberazione di Rossella Urru è frutto di un corto circuito mediatico). Certo, twitter, come tutti social network, ha un enorme effetto amplificatore sulla distorsione della notizia. E' importante, anzi fondamentale, avere delle fonti attendibili. Riflettevo sul fatto che ultimamente sono venuta a conoscenza di molti fatti, come la morte del grande Lucio Dalla, proprio attraverso twitter. Ma in tutti i casi alla notizia faceva seguito una scia di tweet che cercavano certezze nelle fonti ufficiali classiche.

E quindi la mia domanda è in questa nuova era dell'informazione il ruolo del giornalista professionista diventerà più marginale? Beh, io credo di no. Stare sul campo produce informazioni importantissime e insostituibili. Il digitale è fondamentale per raggiungere luoghi lontani, ma i veri scoop sono ancora del buon vecchio giornalismo investigativo, che utilizza i social network come strumenti. Inoltre le classiche fonti ufficiali sono indispensabili per non affogare in questo immenso mare di notizie del web.

Insomma, twittare sì, ma con prudenza.

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