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Carceri italiani, i più sovraffollati d’Europa. Situazione drammatica a Brescia, Como, Larino e Taranto

Le carceri italiane sono le più sovraffollate d’Europa“Il tasso di sovraffollamento è pari al 119,8%, ossia il più alto nell’area dell’Unione Europea”. Brescia, Como Larino e Taranto i penitenziari più pieni d’Italia con punte del 200%.  Il dato emerge dal rapporto di “metà anno sulle carceri” dell’Associazione Antigone presentato quest’oggi a Roma presso la Federazione Nazionale Stampa Italiana.

Roma. L’associazione Antigone ha presentato, giovedì 25 luglio, nella Sala Azzurra della Federazione Nazionale della Stampa Italiana il rapporto di “metà anno sulle carceri”: nei primi sei mesi del 2019 nelle carceri italiane sono presenti 60522 detenuti. Un arco di tempo in cui la popolazione penitenziaria è cresciuta di 867 unità rispetto al 31 dicembre 2018. Dati che fanno degli istituti di detenzione italiane i più affollati dell’intera area dell’Unione Europea: il tasso di sovraffollamento è pari al 119,8% con picchi del 200% negli istituti di Brescia, Como, Larino e Taranto. Sul podio di questa speciale classifica, alle spalle dell’Italia, Ungheria e Francia.

Il rapporto evidenzia come il tasso di sovraffollamento non corrisponde con l’aumento di nuovi ingressi ma perché con l’aumento della durate delle pene, frutto delle politiche legislative in tema di sicurezza degli ultimi anni. Il numero dei reati è in calo, confermando il trend decrescente degli ultimi anni. “Nel primo semestre del 2019 - si legge nel rapporto - sono state 23.442 le persone che hanno fatto ingresso in carcere, di cui 1.759 erano donne, nei primi sei mesi dello scorso anno, gli ingressi erano stati 24.380 e nello stesso periodo del 2017 erano stati 25.144”.

Stando al Rapporto di Antigone, la diminuzione degli ingressi riguarda anche la popolazione straniera presente sul suolo nazionale. Una problematica, questa relativa agli stranieri, di “sopravvalutazione mediatica”. I dati riportati dicono che si è “passati dal 44% del primo semestre 2017, al 42,1% del primo semestre 2018, fino al 41,1% dei primi sei mesi del 2019”. Altro dato in diminuzione è quello relativo agli stranieri detenuti. Al 30 giugno 2019 i sono: il 33,42% della popolazione reclusa. Il 31 dicembre 2018 erano 33,95% , il 35,19% sei anni fa e il 37,10% dieci anni fa. Un dato, dunque, in forte decrescita da un decennio a questa parte. A dare maggioro forza a questi numeri, nel Rapporto, viene evidenziato che: nel 2003 su ogni cento stranieri residenti regolarmente in Italia l’1,16% degli stessi finiva in carcere, oggi la percentuale è scesa allo 0,36%”.

Altro dato positivo, in questo rapporto di “metà anno sulle carceri”, è quello relativo alla diminuzione dei detenuti in attesa di una condanna definitiva: 2% in meno rispetto al 2018. “Bisognerebbe dunque investire sulle alternative alla detenzione e nel rendere la custodia cautelare un istituto utilizzato solo nei casi dove essa è realmente necessaria” si legge nel Rapporto. Relazione nella qual viene escluso la costruzione di nuovi istituti penitenziari “perché sarebbe una soluzione a lungo periodo con costi elevatissimi ”.

Ciò che è peggiorato, invece, è il tenore di vita della popolazione carceraria: oltre al peggioramento delle condizione igienico sanitarie, anche il settore della scolarizzazione. Diversi sono i corsi scolastici chiusi in nel Lazio dove circa: 100 persone detenute nella casa circondariale di Rebibbia non potranno frequentare alcun corso scolastico per l’anno 2019/2020 a causa di un insufficiente numero di classi rispetto alle domande di iscrizione”. E nella provincia di Cosenza, in Calabria, dove sarebbero: ”oltre 300 detenuti ad aver fatto invano richiesta di partecipazione alle attività scolastiche”. Persone che con ogni probabilità resteranno a oziare in cella.

A questo bisogna aggiungere il peggioramento delle comunicazioni tra il detenuto e la propria famiglia. Per il: “65,6% delle carceri non è possibile avere contatti con i familiari via skype, nonostante la stessa amministrazione e la legge lo prevedano. Nell’81,3% delle carceri non è mai possibile collegarsi a internet”.

Alessandro Corroppoli

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