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Carcere. Aggiornamento sulla vicenda del signor Attilio Leone, dopo l’incontro con la garante

La scorsa settimana, ho pubblicato l’appello di un uomo, detenuto a Torino, che lamentava l’indifferenza di diverse procure, per le sue condizioni di salute.

L’uomo si chiama Attilio Leone e ha fatto il giro del web, con la sua breve lettera! E’ stato sorprendente anche per me, vedere come quelle poche righe siano rimbalzare da un punto all’altro dei social…

Quindi con questo nuovo articolo, voglio ringraziare tutte le persone che si sono interessate e adoperate, affinché il signor Attilio non si sentisse solo e abbandonato. E voglio anche rassicurare tutte le persone che hanno accolto e condiviso questo appello.

Lunedì stesso, la garante dei detenuti di Torino, la signora Monica Cristina Gallo, come mi aveva promesso, è andata a fare visita al signor Attilio e ha ascoltato le ragioni per cui ha sentito il bisogno di inviarmi quella lettera.

Il contenuto del colloquio è riservato, per ovvie ragioni, ma la cosa importante è che a seguito dell’incontro, la garante ha inviato una relazione all’area sanitaria ed alla direzione.

Ciò che ha fatto lunedì la signora Monica Cristina, è stato perseguire lo scopo iniziale, che dovrebbe avere il carcere: ascoltare il non detto.

Spesso chi è detenuto ha bisogno di questo, più ancora che del cibo. Ma come a volte si costringe a fare a meno di nutrirsi, per protesta, è a sua volta costretto a fare a meno di essere ascoltato!

La presenza del garante è anche questo: una figura delle istituzioni, che non è lontana, quanto possono esserlo le procure o la stessa direzione del carcere. Che, dopo aver ascoltato, si interroga se dei diritti del detenuto sono stati disattesi e quindi fa presente il fatto, a chi di dovere.

E’ una figura bella, a cui chi è ristretto dovrebbe rivolgersi.

Purtroppo però, la mia visione del carcere è ben nota: è un luogo sbagliato, in cui stabilire se un diritto è stato o meno disatteso, risulta un’impresa titanica!

Il lavoro di queste persone, che lo fanno più per vocazione, che per interesse economico, dovrebbe essere sostenuto anche da un sistema legale. Che ad ogni suo livello, dall’agente di sezione alla direzione, fosse pronto a rispettare e difendere il compito che lo Stato gli ha affidato, in base alla Costituzione.

A tutt’oggi non è così.

Ma speriamo nel futuro…

 

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