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Campania: nuove discariche. Cittadini in piazza per un piano alternativo

Quelli alla regione Campania non demordono: eppure hanno appena rinviato a giudizio, per epidemia colposa, la Iervolino e Bassolino. La procura di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio per 20 tra sindaci, commissari prefettizi e pubblici funzionari, tra i quali anche l'ex prefetto di Napoli, Alessandro Pansa tutti accusati di epidemia colposa e abuso d'ufficio per i cumuli di rifiuti accumulatisi in strada, senza interventi, nel corso dell'emergenza del 2008. 

Detto questo, aprire le discariche resta l'unica soluzione per risolvere l'emergenza rifiuti nelle strade di Napoli nuovamente invase dai cumuli di rifiuti. Lo ha ribadito Caldoro, durante un convegno della Uil sui costi della politica a Napoli. Tra l'altro ha anche affermato: «Delle cinque discariche campane, in un mese ne sono state chiuse tre e dobbiamo riaprirle». Continua Caldoro: «E' legittimo che si protesti, ma l'errore che viene fatto è che l'attenzione non viene spostata sulla questione della riapertura. Se una cava non può essere riaperta lo si dice e si conosce qual è la situazione, altrimenti si comunica tra quanti giorni deve riaprire». Questo è quanto fanno alla Regione per risolvere la nuova emergenza rifiuti: attendere di sapere quando riaprono le cave chiuse e progettarne di nuove. Nel frattempo, si girano i pollici? Le cave son state chiuse perché sature, perché non consone e sicure, perché scoperte essere piscine di percolato. Come riaprirle e metterle in sicurezza? Andrebbero svuotate, bonificate le aree altro che riaprirle a margine di lavori svolti velocemente, al di là di ogni umana e legale logica, oltre ogni normativa vigente. Al momento restano chiuse le discariche di Chiaiano, a Napoli, e i siti in provincia di Benevento e di Avellino. Ci sono comunque le discariche nelle altre province che non sono di appoggio, ma rappresentano flussi consolidati, senza problemi, secondo Caldoro che, evidentemente, non sa di cosa parla o parla sulla base di relazioni fatte da esperti poco affini al bene comune. Infine, conclude: "E' chiaro che avremo ancora sofferenza e problemi fino al completamento dell'impiantistica fra tre anni. Prima di quella data, nessuno pensi di risolvere con la bacchetta magica". Concordiamo che non esiste la bacchetta magica, ma, in 17 anni, forse, qualcosa, si poteva fare.

Non si sa nulla sulla futura ''impiantistica'', non si sa nulla sui progetti reali della regione, sappiamo soltanto che è tutto un grande blaterale. Tra notizie di cronaca giudiziaria che si rincorrono e notizie di ritrovamenti di discariche non a norma e incompatibili con la legge e con la salute pubblica e arresti e inchieste varie che sembrano non avere mai una fine. Si firmano protocolli, intese, si formalizza la teoria e non si vede mai la messa in pratica delle tante e belle proposte.

Intanto sabato a Piazza Dante a Napoli si è tornati in piazza a chiedere un piano alternativo dei rifiuti. Il punto è: basta fare la raccolta differenziata porta a porta per risolvere il problema? La risposta è no. Basterebbe se si disponesse di impianti idonei al riciclo, di ditte oneste e non appartenenti a chi è chiamato a controllare sulla legalità dell'operato della ditte stesse. Facciamo un esempio. Se un presidente di provincia disponesse di una società che opera nei rifiuti ma, anche, di poltrone o di azioni o di amici in qualche cda di qualche industria o di qualche ospedale o clinica, sarebbe, costui, al di sopra di ogni sospetto e lontano da ogni tentazione? Il punto saliente resta la politica, è nella politica la falla principale che tiene viva l'emergenza rifiuti in Campania. I soldi della UE fanno gola, ma, quanto ci si sparte a smaltire i rifiuti industriali in maniera illegale? Quanto si guadagna a dare appalti? Quanto si guadagna a far felici amici importanti? Molto più di qualsiasi finanziamento europeo. Vogliamo risolvere la questione una volta per tutte? Procediamo quindi a togliere i contratti alle attuali ditte e società campane, rimuoviamo i consorzi unici e le cooperative, azzeriamo la giunta per inadempienza. Si proceda quindi a rivedere lo statuto della regione, inseriamo la norma che nessuna ditta privata può occuparsi di un servizio pubblico, in quanto, una S.P.A., non potrebbe che fare gli interessi della propria società guardando al modo di ingrandire il bilancio e il guadagno. Che si costituisca una mappatura delle industrie, fabbriche, cliniche ed ospedali che producono rifiuti speciali e pericolosi e si precisi dove scaricano e smaltiscano. Una mappatura anche delle sopra elencate strutture extra regionali che smaltiscono in Campania i rifiuti da loro prodotti. Vengano chiuse immediatamente tutte le discariche della regione; si costituiscano altrettanto immediatamente aree attrezzate ad oasi ecologiche dove accogliere immediatamente i rifiuti raccolti come normativa obbliga. Il passaggio sarà semplice. Nelle oasi verranno stoccati i rifiuti differenziati da subito: vetro, carta, plastica, umido e secco e materiale tipo elettrodomestici e similari. Si facciano arrivare i sette impianti di compostaggio terminati nel 2002 e mai ritirati. Si dia ampio spazio ai centri di trattamento meccanico manuale come i cittadini e le associazioni regionali chiedono. Si dia mandato alla Guardia di Finanza e al NOE di vigilare ed effettuare regolari controlli a tutto quel che riguarda la filiera dei rifiuti, dalla raccolta allo smaltimento e si eliminino consulenti super pagati e scelti da chi ha interessi sul territorio. Esiste, segretato nei cassetti dello Stato, un documento datato 24 aprile 2007 e firmato dall'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi: Disegno di legge recante Disposizioni concernenti i delitti contro l’ambiente. Gli articoli più importanti riguardano: inquinamento ambientale; alterazione del patrimonio naturale, della flora e della fauna; traffico illecito di rifiuti; traffico di materiale radioattivo o nucleare; Danno ambientale. Pericolo per la vita o l’incolumità personale; Delitti ambientali in forma organizzata.

Questi alcuni dei reati introdotti dal disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri nella riunione del 24 aprile 2007. Questo importante disegno di legge, firmato e quindi approvato, doveva essere successivamente inserito nel Libro Secondo del Codice Penale del Titolo VI-bis intitolato: Dei delitti contro l'ambiente". Se si attuassero i principi sopra descritti e si inserisse questo testo nel codice penale, scommettiamo che nel giro di tre mesi la Campania uscirebbe per sempre dall'emergenza rifiuti?

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