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Breve e sintetica storia dell’Inceneritore di Pietrasanta

Riceviamo e pubblichiamo:

L’inceneritore di Pietrasanta (detto del Pollino o di Falascaia) fu imposto dal Commissario Regionale Daviddi nell’estate del 1997. A Pietrasanta esisteva già un inceneritore fin dagli anni settanta, era stato chiuso alla fine degli anni ottanta dopo molte proteste dei cittadini della zona che da sempre denunciavano un inquinamento dell’aria e dei luoghi con grande determinazione. Negli anni novanta con le Amministrazioni Comunali Versiliesi (di diverso colore politico) e la Provincia di Lucca (a guida centro destra) che non riuscivano a trovare soluzioni per il ciclo dei rifiuti la Regione Toscana nominò un Commissario per dirimere le controversie e dare una “soluzione” al problema rifiuti. Nel frattempo (primavera 1997) cambiarono, tra le altre, l’Amministrazione Provinciale che passò al Centrosinistra e l’Amministrazione Comunale di Pietrasanta (entrambe con un Prc forte di sei consiglieri e due assessori) e immediatamente furono preparate una serie di azioni volte ad impedire la costruzione dell’inceneritore. La Provincia di Lucca predispose il Piano Provinciale dei rifiuti che non prevedeva impianti d’incenerimento e il Consiglio Comunale di Pietrasanta un ordine del giorno in cui si chiedeva al Commissario di non firmare alcun contratto. Niente da fare, Daviddi predispose e firmò un blindatissimo contratto nettamente favorevole alla società costruttrice TEV (allora si chiamava Termomeccanica).

Da quel momento le proteste divennero fortissime e culminarono nei tragici fatti dell’ottobre 1997, quando un centinaio di cittadini furono “caricati” dalle forze dell’ordine mentre cercavano d’impedire l’accesso all’area individuata per costruire l’inceneritore. Ci furono contusi e arrestati tra cui diversi esponenti di Rifondazione Comunista. Le “lotte” continuarono per anni sia in Consiglio Comunale che nelle piazze fino al 2000 quando Rifondazione scelse di uscire dalla maggioranza al Comune di Pietrasanta annunciando anche altre crisi in Versilia e in Provincia. A Pietrasanta l’Amministrazione cadde il 15 febbraio 2000 per responsabilità del Pds che con una serie di incredibili valutazioni fece dimettere i propri consiglieri che sommati a quelli delle destre provocarono il prematuro scioglimento del Consiglio Comunale. Negli altri comuni e in Provincia non successe niente (troppo debole e poco interessato al problema nel suo complesso era anche il nostro partito fuori da Pietrasanta). A Pietrasanta alle elezioni successive vinse la destra con Mallegni, il peggior Sindaco che la storia versiliese ricordi (verrà arrestato nel 2006 con accuse pesantissime), ma abilissimo nella propaganda e nel saper gestire il potere (purtroppo ancor oggi ben saldo nelle sue mani).


Dal 2000 al 2002, nonostante ulteriori manifestazioni e proteste, l’impianto fu costruito e dopo un anno di sperimentazione a “Biomasse”, nel 2003 l’inceneritore del Pollino cominciò a bruciare il C.D.R. (combustibile da rifiuti) e nello stesso anno (settembre) la Provincia e il Comune ne chiesero la sospensione per un’emissione di diossina molto al di sopra dei limiti di legge. L’impianto dopo alcuni mesi e diversi adeguamenti tecnici ripartì. In quegli anni solo alcuni singoli cittadini continuarono a vigilare; le politiche urbanistiche di Mallegni, nel frattempo, avevano contribuito a sopire alcune “anime ambientaliste” ma nelle Istituzioni, grazie alla determinazione dei soli esponenti di Rifondazione, il tema inceneritore restava sempre al centro delle tematiche versiliesi. Nell’ottobre del 2007 la multinazionale francese Veolia rilevava da Tev il ramo d’impresa che gestisce, tra gli altri, anche l’inceneritore di Falascaia. I Comuni versiliesi all’inizio del 2008, dopo anni di litigi, si costituiscono in un Consorzio con lo scopo di ridiscutere il contratto Daviddi senza però pensare mai alla chiusura dell’impianto e di conseguenza alla salute pubblica. I tempi in cui Mallegni annunciava il suo incatenamento al cancello dell’inceneritore erano lontani e i “venti economici e giudiziari” imponevano altre priorità. Eccoci ai fatti recenti: nel febbraio 2008 in una fiala per il controllo delle diossine se ne rileva una quantità ampiamente sopra ai limiti di legge. La società Veolia pone rimedio con un intervento alla linea 2 di circa ottocentomila euro (cambiando tra l’altro il filtro a maniche).

A fine di Luglio e poi nei primissimi giorni di Agosto, dopo che una lettera anonima informava le autorità competenti, si apprende che a Maggio-Giugno 2008 c’erano stati nuovamente altri sforamenti di diossine (5/6 volte superiore ai limiti) e che Veolia aveva fatto un esposto alla Procura della Repubblica per denunciare presunti “taroccamenti” nei dati soprattutto di emissione di monossido di carbonio. A quel punto nel più assoluto silenzio dei sindaci (soprattutto di Mallegni sindaco con l’inceneritore in casa) riparte la protesta dei cittadini e l’attenzione delle istituzioni. Il Consiglio Regionale e quello Provinciale istituiscono commissioni d’indagine, i cittadini chiedono la chiusura dell’inceneritore alle Istituzioni e Rifondazione alle e nelle istituzioni chiede altrettanto con una propria mozione. I Sindaci intanto sommersi da debiti e impiccati dal contratto Daviddi non fanno emergere nella loro azione nessuna volontà per rescindere il contratto e superare l’incenerimento. Faccio un passo indietro: in Provincia di Lucca alcuni comuni (Capannori su tutti e prima di tutti), anche per merito di un contributo di 500.000 euro della Provincia, facendo perno sull’efficace sistema del “Porta a Porta” hanno dimostrato all’opinione pubblica e alle Istituzioni che si possono raggiungere in pochi mesi percentuali di raccolte differenziate superiori all’80% e quindi di poter fare a meno degli inceneritori. Oggi fine ottobre 2008 nonostante questi risultati positivi e di fronte a quanto di gravissimo è successo al Pollino le Amministrazioni comunali continuano solamente a discutere di tariffe, della salute pubblica non se ne parla più granché. Eppure questa volta, più che nel passato, c’erano tutte le condizioni per provare a rescindere il contratto Daviddi, in base agli articolo 12 e 21 dello stesso, è mancato il coraggio degli amministratori che non hanno nemmeno chiesto una perizia civile per accertare lo stato dell’impianto all’indomani dei gravi fatti di questa estate. La magistratura sta lavorando, se accerterà gravi illegalità sono curioso di vedere a quali altri appigli si attaccheranno gli Enti per far continuare a bruciare rifiuti, inquinare il nostro territorio e a mettere a rischio la salute dei cittadini.

Marco Bonuccelli
Capogruppo Prc
Provincia di Lucca (dal 2001)
(ex capogruppo prc in consiglio comunale dal 1997 al 2001)

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