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Bartolomeo Gagliano, l’assassino di prostitute e travestiti suicida nel carcere di Valle Armea

Il pluriomicida savonese era rinchiuso nel penitenziario matuziano dalla fine del 2013 allorché fu catturato a Mentone dopo l'ultima evasione nel corso di un permesso-premio.

Dalla fine del 2013, in altre parole da quando fu catturato nel corso di un'operazione congiunta dalla Gendarmeria francese e dalla Polizia italiana in un alberghetto di Mentone dopo l'ennesima evasione accaduta nel corso di un permesso-premio, di cui aveva goduto, al termine del quale non aveva più fatto ritorno nel carcere genovese di Marassi, Bartolomeo Gagliano, pericoloso assassino di prostitute e travestiti, era rinchiuso nel penitenziario di Valle Armea a Sanremo.

Ieri mattina in quel carcere ha deciso di togliersi la vita. Di prima mattinata si è recato nel bagno della propria cella nel reparto infermeria ove era stato condotto appena ventiquattr'ore prima a causa di alcuni atti di autolesionismo ma qui si è trattenuto troppo a lungo per non far scattare immediatamente l'allarme. La Polizia penitenziaria del reclusorio, perennemente sotto organico e costretta a turni defatiganti, è prontamente intervenuta e lo ha trovato impiccato alla grata della finestra dei servizi igienici della cella. A nulla sono valsi i soccorsi portati dall'equipaggio dell'automedicale del 118 di Imperia giunta in carcere dopo pochi minuti unitamente ad un equipaggio della Croce Verde di Arma di Taggia. Bartolomeo Gagliano era già morto.

 La Procura di Imperia ha ordinato l'autopsia che presumibilmente verrà effettuata all'obitorio matuziano del cimitero di Valle Armea. La salma poi verrà consegnata alla pietà dei famigliari, che abitano a Savona, che provvederanno alla sepoltura. Gagliano, siciliano di Nicosia in provincia di Enna, ove nacque nel 1958, fu presentato al momento dell'ultima evasione come da tutti i telegiornali d'Italia come uno dei più pericolosi assassini in circolazione nel Belpaese. Psicopatico, ed affetto da indubbi disturbi mentali, ha trascorso buona parte della sua vita rinchiuso in Ospedali psichiatrici giudiziari, specialmente a Montelupo Fiorentino ed a Reggio Emilia. Iniziò ad uccidere a soli ventidue anni: vittima fu una prostituta savonese, di otto anni maggiore, di cui si era invaghito alla vigilia del suo matrimonio. La massacrò, sfondandogli il cranio, a Celle Ligure durante un litigio. Gagliano fu dichiarato dalla Corte d'Assise di Savona incapace d'intendere e volere ed internato per dieci anni in un manicomio giudiziario. Durante una licenza- premio, nel 1983, nella sua città, cioè a Savona fu protagonista di un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine: allora una studentessa rimase ferita.

Da Montelupo Fiorentino evase ad inizio 1989 e subito tornò ad uccidere: il nove febbraio fulminò un transessuale uruguaiano sull'autostrada Genova- Milano, cinque giorni più tardi un travestito genovese, Francesco Panizzi detto "Vanessa" insieme al suo cliente in una via dell'elegante quartiere di Carignano, nel capoluogo ligure, ove si erano appartati. Era il giorno di San Valntino e da allora, per la cronaca nera nazionale, Gagliano si guadagnò l'appellativo di "Assassino di San Valentino". Il dì appresso ridusse in fin di vita una prostituta che aveva conosciuto nella zona dell'angiporto, sempre a Genova. Acciuffato dalla Polizia il venti dello stesso mese, tornò in un Ospedale psichiatrico criminale, questa volta a Reggio Emilia. Tra un'evasione e l'altra od una remissione in libertà e l'altra, Gagliano continuò a delinquere: rapine, estorsioni, violenze, anche di natura sessuale, i reati prediletti.

Approssimandosi il Natale 2013 tra le polemiche generali, gli fu concessa una licenza- premio affinché tornasse a Savona a trovare l'anziana madre in gravi condizioni di salute. Gagliano allora si trovava recluso nel carcere di Marassi dal 2006. Qui scontava una pena definitiva per una rapina compiuta nel 2005. Da quel permesso Gagliano non rientrò in carcere ma si rese uccel di bosco. Braccato dalle forze dell'ordine italiane e francesi, fu arrestato dopo poco a Mentone e tornò in carcere. Per quel gesto era stato condannato poco tempo fa a più di sei anni di reclusione. Ieri il tragico epilogo.                              

Foto: Kranak/Flickr

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