Azerbaigian, elezioni anticipate precedute da una campagna di arresti
Le due settimane che hanno preceduto le elezioni anticipate in Azerbaigian, conclusesi domenica scorsa, sono state segnate da arresti, minacce e intimidazioni nei confronti di attivisti e giornalisti.
L’ufficio dell’Osce per le istituzioni democratiche e i diritti umani e gli osservatori della stessa organizzazione hanno parlato di “un ambiente politico e giudiziario restrittivo”.
Il 21 agosto il ricercatore e attivista Bahruz Samadov (nella foto) è stato arrestato con l’accusa di “alto tradimento” per presunti legami con attivisti armeni (cosa che, comunque non costituirebbe un reato) e per aver criticato, nei suoi articoli, la politica dell’Azerbaigian sulla regione del Nagorno-Karabakh.
Due giorni dopo, il 23 agosto, è stato arrestato Samad Shikhi, collaboratore di Samadov e giornalista di OC Media, un portale indipendente che ha sede in Georgia e che si occupa del Caucaso meridionale. È stato scarcerato dopo 24 ore ma, poco dopo essere tornato in libertà ha pubblicato un post su Facebook (presumibilmente scritto sotto pressione) in cui confermava che Samadov aveva rapporti con attivisti dell’Armenia.
IL 27 agosto un altro redattore di OC Media, Javid Agha, è stato fermato in aeroporto in quanto “testimone” sul caso-Samadov. Successivamente è stato rimesso in libertà ma col divieto di viaggiare.
Il 31 agosto l’avvocato Fariz Namazli è stato fermato e interrogato per tre ore prima di essere lasciato andare.
Ricordiamo che, a novembre, l’Azerbaigian ospiterà la Cop29, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima.
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