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AviatorAZ, il blogger di Alitalia si arrende e chiude


Due giorni fa Repubblica scriveva un pezzo su AviatorAZ, pseudonimo con cui un anonimo steward dell’Alitalia firma da tre anni i post sul suo blog personale. (maggiori informazioni sono disponibili qui)

L’articolo metteva prima in grande risalto disservizi, guasti e difficoltà quotidianamente affrontate e documentate con tanto di foto dal blogger "volante"; poi "riorganizzava" abilmente tali testimonianze per costruire e sostenere una tesi semplice e chiara: i voli sulla nostra sventurata compagnia di bandiera non sono sicuri.

Subito è nato un botta e risposta tra il quotidiano e il blogger che, ritrovatosi suo malgrado famoso, ha preso la parola per difendere la propria azienda e smentire Repubblica: "Su quei voli ci salgo tutti i giorni anche io - ha risposto - e sono sicuri".

Poi spiega: tutti i piccoli guai e contrattempi documentati sul blog non hanno mai compromesso la sicurezza in volo. Se sono stati raccontati online, è soprattutto per testimoniare i piccoli grandi gesti che ogni giorno il personale di una compagnia aerea deve compiere per tenere in piedi la baracca in tempo di crisi, vincendo mille piccole sfide quotidiane nel tentativo di offrire un servizio decente al cliente.

Parole che facevano veramente bene ad Alitalia e che, purtroppo, non ascolteremo più: lungi dal comprendere il senso dei post scritti da AviatorAZ e, sopratutto, bene imboccati dal "furbo" articolo di Repubblica, molti lettori (e tra loro anche vari dipendenti di AZ) hanno lasciato commenti inferociti a vari post sul blog dello steward, costringendolo infine a una più prudente ritirata strategica. Il blog ora è offline.

Peccato per la compagnia, che perde una voce critica ma leale e umana come mai ne aveva avute prima.

Peccato per Repubblica, che dimostra ancora una volta di non capire la blogosfera e - peggio ancora - di sapervi attingere solo per strumentalizzarne ai propri fini idee e contenuti. Nel caso specifico, per dare adosso ad Alitalia e, indirettamente, a quella parte politica che ancora nulla ha fatto per salvarla nonostante altisonanti promesse elettorali.

Peccato infine per AviatorAZ, che ha voluto gentilmente consegnare ai commenti di blogs4biz le sue amare parole di commiato dalla blogosfera:

"Grazie per la chiave di lettura che è stata data di quello che era il blog - scrive lo steward riferendosi al mio post di ieri - purtroppo ben pochi l’hanno vista così: la stragrande maggioranza s’è indignata invece per quello che è stato fatto vedere, fermandosi in modo miope alla semplice superficie, non capendone il senso.
Il rammarico è forte, per l’eco suscitata, per l’occasione persa a mio modo di vedere per migliorare le cose, non per renderle ancora più difficili per chi lavora in questa Azienda.
Come dice giustamente il sig. Rosati, tutto quello che si vede è assolutamente compatibile e in regola con le misure e dettàmi di sicurezza internazionali; i controlli sono incrociati e serrati. E pur volendo, non ho mai trovato qualcosa che non fosse compatibile [con gli standard di sicurezza n.d.r.]: se un aereo non è in assoluta sicurezza, resta a terra, si scende, e il coordinamento ce ne assegna un altro.
Un paragone, forse stupido: quanti di noi si mettono al volante della propria auto con "cognizione di causa"? Quanti fanno i controlli dell’olio, dell’acqua, delle gomme, dei fari e delle frecce, della chiusura delle portiere, della distribuzione di un eventuale carico a bordo, del liquido dei tergicristalli, ad ogni singolo spostamento? Immagino pochissime e rarissime mosche bianche.. bene in Alitalia questi controlli, con i dovuti paragoni, si fanno per ogni singolo volo di ogni singolo aereo in ogni singolo giorno dell’anno... e non li fa una sola persona".

A chi poi lo accusa di aver chiuso il blog perché ha la "coscienza sporca", AviatorAZ risponde:

"Coscienza sporca di cosa? la mia o quella di chi è responsabile degli sfaceli? e i provvedimenti nei confronti di chi dovrebbero essere presi? di chi ha consentito lo sfascio negli anni o di chi racconta cosa capita a bordo? non è spavento, o paura, ma la voglia di non continuare a porgere il fianco a questo tipo di interpretazione strumentale, questo è quello che non voglio".

Facile immaginare che l’eco destata dall’articolo di Repubblica abbia scatenato un’immediata "caccia alle streghe" nella compagnia volta a smascherare "l’orribile delatore", la "serpe in seno".

Ecco: se davvero doveste trovarlo, allora dovreste dargli una promozione, un aumento, un pc e una connessione in Rete.

Ci guadagneremmo tutti.

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