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Aumento Iva: il gioco delle tre card e la Fatura da Sorte portoghese

Mentre attendiamo di conoscere i dettagli della Nota di aggiornamento al Def, gli spifferi che escono dalle buche delle lettere chiamate giornali sembrano andare tutti in direzione della conferma dell’aumento Iva, almeno sull’aliquota intermedia del 10%. Ma con lo zuccherino del “rimborso” per chi acquista con carta e non in contanti. Un perfetto gioco delle tre carte. Di credito o bancomat, in questo caso.

Ipotizziamo che il provvedimento veda la luce in questa forma: l’aliquota Iva del 10% diventa 13%. Ma potremmo anche vedere l’aumento dell’aliquota ordinaria, oggi al 22%. Chi acquista per mezzo di pagamento elettronico ottiene un cashback pari (forse) alla differenza tra la vecchia e la nuova aliquota, magari già nell’estratto conto della carta del mese successivo a quello degli acquisti.

In questo modo l’erario ha ampi margini di tosatura dei consumatori, evidentemente, e senza perdere gettito. Un vero gioco delle tre carte, o delle tre card, visto che parliamo di acquisti con plastic money. Immaginiamo un “rimborso” non completo ma con tetto, diciamo 250 euro annui (la soglia usata in Portogallo, giusto per non fare nomi). La misura potrà quindi essere presentata come “progressiva”, perché chi ha capacità di spesa subirà comunque un aumento netto di pressione fiscale da imposte indirette.

 

Pensate quante ore di chiacchiere nei salotti televisivi, sul tema “ma questo aumento Iva è di sinistra, signora mia”. La misura verrebbe presentata anche come succedaneo dell’aumento dell’aliquota massima sui mitologici “beni di lusso”, che è inattuabile.

Un aumento Iva con “restituzione” a chi paga con carta penalizzerebbe chi usa i contanti, sollevando sdegno e riprovazione per il destino dei soggetti privi di moneta di plastica, anziani e non bancarizzati. Ma c’è rimedio anche a questo, alla fine, pensando all’obbligo di scontrino elettronico, partito lo scorso primo luglio e che andrà a generalizzarsi (con settori esentati) il prossimo primo gennaio, quando entrerà in funzione la “lotteria” degli scontrini.

La realtà è che, con questo sistema, nulla e nessuno vieta di pagare la prestazione in contanti. Anche se il commerciante potrà agevolmente convincere il consumatore che vuole usare la carta che lo “sconto per il nero” con pagamento in contanti è un dato certo e dal beneficio immediato, mentre l’estrazione di ricchi premi e cotillon presenta un’alea più o meno ampia. Ovviamente, se i consumatori riuscissero ad afferrare e quantificare il concetto di probabilità di vincita, e fossero razionali nella loro funzione di utilità, le lotterie non esisterebbero, ma questo è tema che ci porterebbe fuori strada.

Poiché “in God we trust, all others must bring data, ci tenevo a significarvi che ho cercato numeri che potessero suffragare l’ipotesi di aumento del gettito Iva e conseguente riduzione dell’evasione, a seguito di introduzione di lotterie fiscali ma non ne ho trovati, malgrado il numero non basso di paesi che hanno seguito quella strada, non a caso spesso dopo aumento delle aliquote delle imposte indirette, che tende a produrre aumento dell’evasione. In caso ne aveste, segnalate.

Quello che vorrei evitare di leggere sono commenti del tipo “In Portogallo l’evasione Iva è crollata con la lotteria fiscale!”. Perché ovviamente non è vero. Queste cose lasciamole dire a trasmissioni radiofoniche dove la tesi centrale è che Germania e Francia ci rubano la felicità.

A proposito di Portogallo, la loro lotteria si chiama “fattura fortunata”, (Fatura da Sorte), funziona con il numero di codice fiscale. Ogni 10 euro di controvalore di acquisti si ha diritto ad un “biglietto” della lotteria, con minimo di un biglietto per acquisti inferiori alla soglia. Ad oggi, l’estrazione settimanale prevede come premio un certificato di credito del Tesoro di 35 mila euro. In origine si vinceva un’auto di grossa cilindrata ma poi la sensibilità “verde” ha prevalso e si è passati al titolo di stato, che inquina meno. C’è anche un’estrazione semestrale, del valore di 50 mila euro, a cui partecipano tutti i “biglietti” del semestre precedente.

Il sistema portoghese funziona anche attraverso un portale, dove i consumatori possono verificare se i loro acquisti (effettuati fornendo il codice fiscale) sono stati inseriti dal commerciante. Interessante il fatto che, disponendo di fattura o scontrino “parlante”, cioè col proprio codice fiscale, il consumatore può a sua volta inserire i dati nel sistema, in caso non avesse trovato l’acquisto inserito dal venditore.

In sintesi, poiché non si inventa nulla e le esperienze altrui aiutano, spesso elevandosi al rango di best practice, ecco premesse e sequenze.

 

In primo luogo, la necessità di aumentare l’Iva (ed addolcire la pillola) o condizioni di elevata evasione della medesima sono spesso il catalizzatore di lotterie degli scontrini e restituzioni fiscali. Dopo di che, si impone ai commercianti (ma anche ad artigiani e professionisti) di emettere fattura o scontrino elettronici, con trasmissione telematica dei dati all’agenzia fiscale nazionale. Il consumatore viene allettato alla cooperazione fiscale mediante fruizione di un credito d’imposta sugli acquisti con tetto massimo (i già citati 250 euro annui del Portogallo) e di estrazione a sorte sugli acquisti fatturati o scontrinati fornendo il proprio numero di codice fiscale.

È appena il caso di segnalare che queste iniziative si basano anche sulla behavioural economics: pensate alla gioia dei consumatori che possono dire “posso scaricare gli acquisti dalle tasse come gli ammerigani, evviva!!”, vedendosi restituire sino a 250 euro annui di Iva sulla spesa. Ma è utile sapere che il venditore ha sempre l’arma finale dello sconto per il nero, e vince lui a meno che non gli venga installata in fronte una videocamera fissa collegata con l’Agenzia delle Entrate.

Quello che credo potrebbe accadere da noi è, come detto, un aumento delle aliquote Iva con lo “zuccherino” di questa riffa. I cashback sono molto più facili da elargire, se hanno un tetto e se si applicano dopo aver aumentato l’Iva, cioè essersi precostituiti le risorse da erogare. Non solo: la misura potrà/potrebbe essere presentata come “progressista” per i motivi detti sopra, oltre che devolvendo piccoli importi del gettito aggiuntivo spostando alcuni beni all’aliquota “di prima necessità” del 4%.

Accadrà quello che prevedo qui? Lo scopriremo a brevissimo ma questo è uno schema sempre utilizzabile, nel gramo futuro di questo povero paese.

Foto: Pixabay

Questo articolo è stato pubblicato qui

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