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Armita Garawand: ecco come l’Iran non vuole far sapere cosa è accaduto

Armita Garawand, la ragazza di 16 anni che il 1° ottobre ha perso i sensi a bordo della metropolitana – secondo varie denunce, tra cui una testimonianza oculare pubblicata dal “Guardian”, dopo essere stata colpita da un’addetta ai controlli sull’obbligo d’indossare il velo – è ancora viva? 

E perché la madre è stata arrestata, nonostante fosse stata costretta a confermare la versione ufficiale delle autorità, ossia che Armita mentre sveniva per un calo di pressione aveva sbattuto la testa contro un sostegno metallico?

Amnesty International ha sollecitato la comunità internazionale a pretendere che le autorità dell’Iran consentano alla Missione di accertamento delle Nazioni Unite e ad altri osservatori indipendenti di entrare nel paese per indagare su cosa sia successo.

Intanto, sempre più prove smentiscono la versione ufficiale delle autorità.

Nei giorni successivi al ricovero, la giornalista indipendente Maryam Lotfi è stata arrestata mentre stava indagando sull’episodio. I mezzi d’informazione statali hanno trasmesso video di propaganda con interviste a parenti e amici di Armita Garawand che, con evidente riluttanza, confermano la versione ufficiale.

Inoltre, le autorità iraniane hanno diffuso una versione ripassata al montaggio delle immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso. Gli esperti dell’Evidence Lab di Amnesty International hanno verificato che la velocità delle immagini è stata accelerata in quattro diversi momenti e che mancano tre minuti e 16 secondi di filmato.

Tutto questo ricorda in modo drammatico la falsa narrazione e le spiegazioni inverosimili circa il ricovero in ospedale di Mahsa Amini, poco più di un anno fa, morta dopo tre giorni di agonia.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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