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Argentina: "Pancho" Soares, il sacerdote "Villero"

Ucciso il 13 febbraio 1976 da un commando della Tripla A con la polizia come probabile mandante, il religioso aveva denunciato pubblicamente gli assassini di due sindacalisti. La sua vita è stata dedicata completamente ad organizzare gli abitanti delle villas miserias.

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Francisco “Pancho” Soares, el cura obrero, fu ucciso a colpi di mitragliatrice il 13 febbraio 1976. Un mese e due settimane dopo, il 24 marzo di quello stesso anno, il regime militare si sarebbe impadronito dell’Argentina.

A fare fuoco fu un commando della Tripla A (Alleanza anticomunista argentina), già attivo da tempo nel paese sotto la presidenza di Isabelita Perón. Il sacerdote fu uno dei primi religiosi vittime dei militari. Appartenente al Movimiento de Sacerdotes para el Tercer Mundo e firmatario del “Manifiesto de los 18 obispos del Tercer Mundo”, durante l’omelia del funerale per due delegati sindacali di Astilleros Astarsa e la moglie di uno di loro (catechista nella stessa parrocchia del religioso), assassinati per la loro militanza montonera, Soares denunciò pubblicamente gli autori dell’omicidio. Fino ad allora, più volte, aveva ospitato nella chiesetta di Carupá (Tigre, provincia di Buenos Aires), operai e sindacalisti tenuti sotto ricatto dall’impresa.

Conosciuto anche come “il sacerdote ciabattino”, Soares, trucidato insieme al fratello disabile Arnaldo, pagava per quello che era stato considerato un “tradimento della fede cattolica” a favore dei suoi “pericolosi” ideali rivoluzionari. Già minacciato di morte per aver organizzato gli abitanti delle villas miserias, il religioso era divenuto ostile soprattutto alla Policía de la Regional de Tigre, che, seppur non ufficialmente, fece capire di nascondersi dietro all’omicidio di Soares a scopo intimidatorio. Alcuni testimoni che avevano partecipato al funerale ricordano che lo stesso “Pancho”, subito dopo la messa, si rese conto di aver parlato più del dovuto. Soltanto una settimana dopo, il sacerdote venne ucciso.

Nato in Brasile nel 1921, ma giunto in Argentina a soli tre anni con i suoi genitori, Soares aveva chiesto di potersi stabilire in una villa miseria del conurbano boanerense. Nel 1966 arrivò alla parrocchia di Nuestra Señora de Carupá, e, ogni giorno, con il suo stile di vita, dimostrò di aver aderito con convinzione all’opzione per i poveri. “Yo quería una vida de pobreza. No podía vivir ni del Obispado, ni de los ricos, ni de mi familia”, spiegò in un’intervista. Fondatore della Comunidad Juan XXIII, una fabbrica di piastrelle comunitaria e autogestita dove lui stesso lavorava, Soares si guadagnava da vivere anche traducendo testi di francese e occupandosi della contabilità in un supermercato della zona.

Assassinato pochi mesi prima di padre Carlos Mugica (11 maggio 1974) ed Enrique Angelelli (4 agosto 1976), Soares fu lasciato completamente solo dalla Chiesa ufficiale, che sosteneva il colpo di stato e non concepiva come lui e altri sacerdoti operai non indietreggiassero mai di fronte alla dittatura, fino a definirlo, con disprezzo “cura del tercer mundo” e ad accusarlo di essere un traditore perché, ogni volta che veniva ucciso un militante politico nella zona della sua parrocchia, veniva spesso chiamato per officiare il rito funebre. L’8 marzo 1971, durante la messa in memoria di due giovani uccisi tre anni prima, probabilmente dalla polizia di Buenos Aires, Soares disse: Los dos compañeros (fueron) caídos bajo las balas del imperialismo y el capitalismo”. Inoltre, Pancho, invitò i partecipanti alla messa a proseguire nella lotta per liberare l’Argentina e tutta l’America latina dalle dittature militari.

“Pancho” venne assassinato per le sue idee e sulla sua morte, hanno denunciato i sacerdoti dell’“Opción por los Pobres”, è stato fatto calare il silenzio. L’indagine contro ignoti, in relazione all’uccisione di Soares, è rimasta in pratica senza esito. Nel 2016 il Municipio di Tigre, in occasione delle iniziative nel quarantesimo anniversario del colpo di stato, ha ricordato Soares e, all’interno del Museo de La Reconquista, è stata creata la Sala de la Memoria, la Verdad y la Justicia, che rende omaggio alle vittime del terrorismo di stato.

Dal 2011 il sacerdote è stato dichiarato dallo stesso Municipio di Tigre “Ciudadano Ilustre Post Mortem” per la sua attività in difesa dei diritti umani, dei poveri e degli oppressi.

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