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Annozero ieri sera: rischi fatali

La crisi umanitaria in nordafrica, con le folle che si accalcano sul confine tunisino, in fuga dalla Libia.

La crisi industriale, per il lavoro che si perde, che sprofonda intere famiglie verso la soglia di povertà.

La globalizzazione che porta le aziende italiane a essere sempre meno italiane e più messicane (come la Fiat); che porta ad avere nella Libia di Gheddafi lavoratori del Bangladesh di aziende cinesi. Lavoratori pagati male e abbandonati dall'impresa. E derubati dai libici.

Globalizzazione che ha avvicinato al mercato i "paesi emergenti", con milioni di persone che oggi possono ambire ad una vita più dignitosa e ad ottenere maggiori diritti sociali.

Globalizzazione del lavoro che mette in una competizione al ribasso il lavoratore italiano con quello polacco.

Globalizzazione che oggi, significa l'arricchimento di pochi e l'impoverimento di molti. Anche in Italia.

Globalizzazione del lavoro e dello scambio finanziario che non ha avuto come contraltare, una globalizzazione dei diritti, sia da parte dell'Unione europea (chi l'va vista?) sia da parte degli stati nazionali.

Ecco, questo l'argomento forte di cui si parlava ieri sera ad Annozero.

Puntata che è iniziata con la lezione da parte del ministro Tremonti sulle origini della crisi, sulla bolla finanziaria, sui tre mostri del videogioco contro cui abbiamo dovuto combattere. Il crack finanziario delle banche americane e delle agenzie di rating. La crisi in Grecia e in Irlanda. Infine il terzo mostro, la speculazione.
Peccato che questo mostro in realtà abbia sembianze molto più umane, di quanto Tremonti ci voglia raccontare: la crisi nasce proprio dalla cattiva politica portata avanti dagli USA (che non hanno controllato il mercato, il meccanismo dei derivati) e poi col piano Paulson hano usato i soldi pubblici per salvare le banche.
Il mostro è anche la real politik europea che ha portato all'amicizia con i regimi del nordafrica: stabilità e petrolio in cambio della democrazia.

E oggi, abbiamo pure paura di questi ragazzi che scendono in strada e la pretendono la democrazia.

Tremonti diceva, alla fine del suo ragionamento, che se l'Italia ha retto alla crisi è perché ha tenuto i conti in ordine, c'è stata coesione sociale e abbiamo mantenuto il rapporto tra economia reale e economia finanziaria.



Ma chi stiamo prendendo in giro?

I conti non sono in ordine affato e, sulla coesione, basta guardare i telegiornali che danno le notizie. Gli operai sui tetti, gli studenti in piazza contro i tagli alla scuola e università.

C'è un grosso errore di fondo, nel ragionamento del ministro: non tira in ballo le responsabilità proprie e del governo di cui fa parte.

Per le disuguagliaze in crescita nel nostro paese. Per le tensioni, in atto. Per i conti che non sono in ordine: come si può criticare l'accordo del 1994 del World Trade, dopo aver portato avanti la poiltica die condoni, la svendita di Alitalia? Dopo aver tollerato la corruzione e l'evasione in Italia?

Dovremmo portare in giro nel mondo il buon Bertinotti, ieri sera il più in palla, rispetto a De Bortoli e Scalfari.

Ma la domanda rimane: dobbiamo dare una risposta oggi, alle persone che affrontano la crisi umanitaria in Africa e alle persone che chiedono una democrazia. Come anche dobbiamo dare una risposta alle famiglie in crisi, senza lavoro, che si trovano a dover convivere con la vergogna di dover chiedere l'elemosima.

Una risposta sul futuro che li aspetta.

Cosa vuol fare l'Europa?

Cosa vuol fare questo paese? Vuole ancora prendersi cura degli ultimi?

L'intervento di Travaglio.

Le vignette di Vauro.

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