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Angelo Vassallo: l’omicidio del sindaco ambientalista nasce dal vuoto della politica

L’assassinio di Angelo Vassallo, il sindaco “ecologista” di uno dei comuni del Cilento, dimostra che non esiste luogo della Campania esente dalla violenza camorrista. Le mafie sono tutt’altro che in ritirata, e davanti alla crisi generalizzata della politica e delle istituzioni sia a livello nazionale che locale, uccidono chi si mette in mezzo, chi non abbassa la testa, chi non va a patti. Anche nella cosiddetta isola felice della provincia di Salerno. Nove colpi nella notte e cade ogni illusione. Esiste una dicotomia agghiacciante fra la “realtà del palazzo” e la “realtà del Paese”. Questo omicidio ne è l’ennesima drammatica dimostrazione. Politica e istituzioni vivono un conflitto che non ha nessun collegamento con la realtà, i conflitti veri sono altri e sono, questi si, drammaticamente reali. Criminalità organizzata, corruzione e malaffare, disoccupazione, precarietà, nuove povertà, declino economico, crisi ambientale, smantellamento dei pilastri della formazione democratica della società a partire dal mondo della scuola fino alla ricerca, crisi dell’informazione e degli spazi pubblici di fruizione culturale. Quando il problema è, nel centro destra, garantire l’ubbidienza assoluta verso il leader e l’impunità degli innumerevoli suoi servitori e nel centro sinistra emerge solo l’incapacità di darsi forma e progetto alternativo continuando l’eterno scontro dei gruppi dirigenti che ha portato alla crisi anche l’ultimo governo Prodi, il Paese paga prezzi inaccettabili. Vogliamo fare un esempio di cronaca politica dell’ultim’ora? Enrico Letta che sbatte in faccia la porta all’Idv per una possibile alleanza di centro sinistra per le prossime vicinissime elezioni anticipate. In questo momento? Masochismo o i giochi sono altri? A chi risponde Letta junior oltre all’elettorato del Pd e ai suoi iscritti? Bella domanda, a cui oggi non abbiamo ancora risposta. Questa crisi strutturale e culturale della politica si riflette purtroppo nella vita degli italiani profondamente. Da anni. Da quando la politica non è più espressione del Paese, delle necessità reali della società e perfino dell’economia della Nazione. Vogliamo ricordare lo scandaloso esordio del governo Berlusconi sulla vicenda Alitalia? E cosa dire della vicenda prima di Termini Imerese e poi di Pomigliano fino all’epilogo di Melfi con la Fiat che si fa soggetto politico e mette in discussione perfino l’impianto della Costituzione fino a sfiorare il conflitto diretto con il Presidente della Repubblica? La politica in tutto questo dov’era? Che faceva? Ieri è stata uccisa una persona per bene, un politico onesto e contro corrente. Dalla criminalità. Ma l’agenda politica riportava altre priorità. Come del resto anche l’agenda dei media. Repubblica oggi fa un richiamo in prima pagina, ma l’articolo che racconta questo delitto è solo a pagina 10. Poi un bel pezzo (auto assolutorio per il giornale fondato da Scalfari) di Saviano e il gioco è chiuso. E la memoria torna a quei titoli di taglio basso all’epoca dell’omicidio di Pio La Torre. Quando la politica e le istituzioni vanno in crisi la criminalità alza il tiro e cerca di occupare tutti gli spazi lasciati vuoti. Anche nel racconto della nostra società.

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