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Ancora sugli scontri di Milano del 1° maggio

Già subito dopo i fatti di venerdì scorso, sono iniziate ad accadere cose che meritano una riflessione. In primo luogo c’è stata l’autocritica di alcuni tra gli organizzatori della “MayDay” dalla azione teppistica delle cd “tute nere” di cui hanno constatato l’enorme danno di immagine ricevuto:

"Anni di lavoro sui contenuti, di condivisione e lotte sono stati letteralmente spazzati via dalla scena pubblica. E se c’è chi ha gioco facile a far vedere colonne di fumo nero che si alzano nel cielo della città e roghi di auto e negozi, beh, qualcuno ‘sto lavoro di demonizzazione glielo ha reso davvero facile. Non abbiamo davvero niente da guadagnare dal totale isolamento nel quale ci ritroveremo, da domani, a fare politica nella nostra città".

Non era mai accaduto prima ed è un segnale di maturazione di questa area politica che non va lasciato cadere, superando la demonizzazione sin qui riservatagli.

Ed i primi a dover fare una autocritica in questo senso sono proprio i mass media che hanno sempre parlato dei centri sociali solo in occasioni di scontri. Vice versa non è stato mai dato spazio alle loro posizioni, alle iniziative non violente e socialmente utili (che fanno e molte), alla loro domanda politica. E’ stato costantemente rifiutato ogni dialogo politico.

Questa scelta ha finito per fare il gioco delle ali più militariste, sia perché ne ha ingigantito il ruolo, sia perché ha confermato per molti l’idea che l’unico modo per avere visibilità è quello di sfasciar vetrine e bruciare auto. Possibile, cari amici giornalisti, che non vi siate accorti che pompare questi episodi molto al di là della loro modestissima portata politica (non quella penale, certamente) è proprio quello che vogliono questi piccoli squadristi?

Leggere che anche il Time , il Wsy o le Figaro ecc. dedicano spazio a questo sciagurato episodio li esalta e ne costruisce il fascino sui più giovani. Vice versa sarebbe molto più efficace sottolineare la completa inutilità politica di queste gesta. Perché non ci pensate amici giornalisti?

Ora sarebbe il caso di non lasciar cadere questo segnale che viene dall’area dei centri sociali ed aprire quel confronto indispensabile per isolare l’ala dei desperados di cui oggi ci lamentiamo. Sempre che questo sia davvero quello che si vuole ottenere. Ma forse…

In secondo luogo, si è iniziato a discutere sull’atteggiamento della polizia. Si è evitato di avere feriti o peggio: sta bene, certamente non volevamo un’altra Diaz o un’altra Bolzaneto. Però, possibile che l’unica alternativa sia quella fra le bestialità sud americane e il lasciare briglia sciolta ad una banda di teppisti come questi di venerdì scorso o i tifosi olandesi che hanno devastato Roma qualche settimana fa? Va bene che quando si ordina una carica si sa come si parte e non dove si arriva, però ci sarà qualche altra cosa da fare oltre che la resistenza passiva!

E parliamo prima di tutto della prevenzione. In primo luogo, visto che la cosa era prevista da almeno gennaio, sicuramente ci saranno stati contatti con le polizie tedesca e francese e scommetterei la testa che queste avranno sicuramente segnalato un po’ di nomi a loro noti e, fra questi, sicuramente ce ne saranno stati di quelli che hanno fatto lo show di venerdì: perché non sono stati respinti alla frontiera?

Altrettanto ci saranno stati italiani provenienti da altre città fra le tute nere e diversi saranno stati noti alle rispettive questure: come mai non si è cercato di individuarli e neutralizzarli prima?

Poi l’Espresso ci ha fatto sapere che buona parte di questi italiani e non, erano arrivati giorni prima (cosa credibilissima, perché un’azione di guerriglia così complessa e coordinata non si improvvisa la sera prima) ed erano accampati al Parco di Trenno: non se ne è accorto nessuno?

Molta parte della preparazione è stata fatta via web: i servizi che fanno? Tornei di scopone? Non venitemi a dire che non conoscono almeno una parte dei siti “interessanti” da monitorare. Ed allora, come mai non si è fatto nulla?

E poi, volete spiegarmi come hanno fatto questi ad arrivare in piazza Cadorna, perfettamente bardati e con zaini pieni di ogni ben di Dio? Sarebbe bastato sparpagliare per la città, nella metro ecc. duecento agenti in borghese con un semplice telefonino per segnalare i movimenti sospetti per poi fermare i singoli gruppetti. Molti sarebbero sfuggiti, ma sicuramente sarebbero stati molti meno a far gazzarra.

Ora sappiamo che non erano 500 ma forse 1.500, politicamente non cambia nulla perché si tratta sempre di un numero irrilevante sul piano dei rapporti di forza, ma questo è ancora più grave sul piano della prevenzione: fate arrivare 1.500 persone e non ne filtrate neppure una?

Ed allora, signor Ministro, ci felicitiamo per aver evitato morti e feriti, ma con il resto come la mettiamo? Un Grande ci ha insegnato che “a pensar male si fa peccato ma si indovina” e certo che se il governo aveva bisogno di un clima di unità nazionale, se i ladri dell’Expo avevano bisogno che qualcuno deviasse l’attenzione dalle inchieste scomode, se gli stessi organizzatori dell’Expo avevano bisogno di far passare inosservati ritardi e pasticci, sono stati tutti serviti nel migliore dei modi. Non arrivo a sostenere che tutti i 1.500 neo black blok siano provocatori e forse non c‘era neppure bisogno di qualche infiltrato (per quanto la cosa non mi sorprenderebbe), molto probabilmente è bastato lasciarli fare, affidandosi alla loro naturale imbecillità. E’ bastato non intervenire… appunto.

Un’ultima riflessione: non mi è affatto piaciuta la gogna mediatica cui è stato esposto quel ragazzino, che ha concesso incautamente l’intervista al Tgcom (ma come lavorate, amici giornalisti, vi sembra deontologicamente decente un servizio del genere?!) e poi ha ritrattato scusandosi (probabilmente costretto dai genitori). Quello era un ragazzino ingenuo, diversamente si sarebbe guardato bene dal dare candidamente quella intervista ed a viso scoperto per giunta. Quindi sicuramente non c’entra con quelli che hanno fatto i danni.

Ha espresso in modo piuttosto confuso un malessere che c’è fra quelli della sua generazione, e nel modo più spoliticizzato possibile, come ho scritto nel primo pezzo (di cui ora un po’mi pento per aver oggettivamente fiancheggiato questo linciaggio mediatico). Anche se non sapeva articolare un discorso ragionevole, le sue ragioni non sono più deboli per questo; si tratta di farlo riflettere sul fatto che questi metodi sono quanto di peggio si possa fare per ottenere i diritti rivendicati. E’ di uno di quei ragazzi su cui è utile e necessario fare un intervento educativo, farlo ragionare per recuperarlo e non è umiliandolo in questo modo che lo si fa. Per questo lo difendo, come difendo Fedez che è stato, anche lui, esposto ad una canea forcaiola per quello che aveva detto in precedenza sul movimento No Tav (che è cosa ben diversa) mentre oggi con molta ragionevolezza condanna questa azione senza senso.

Decisamente, amici giornalisti, fra tutti, siete i migliori allevatori di teppisti. Meglio di così non potreste fare.
Certo è che questo ignobile governo merita questa spregevole opposizione e questa ignobile opposizione merita questo spregevole governo. Sembrano fatti uno per l’altro.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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