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Albania: dopo sei giorni appaiono i risultati delle amministrative

Drammatico il dato sull’affluenza alle urne: meno di un albanese su tre ha votato. Solamente nella capitale la percentuale dei votanti si avvicina alla metà degli aventi diritto 

Doveva essere l’ultimo appello concesso da Bruxelles a Tirana per sdoganare l’Albania e poterle concedere l’anno prossimo lo status di “Paese candidato ad entrare a far parte dell’Unione europea”, la tornata elettorale amministrativa che l’otto maggio ha visto le maggiori città della Nazione d’Oltre- Adriatico scegliere da chi dovranno essere governate nei prossimi anni.

La battaglia, inutile dirlo, si concentrava sulla sfida tra gli esponenti del Partito Democratico del premier Sali Berisha e quelli del Partito Socialista del Sindaco uscente della capitale Edi Rama, dopo che quest’ultimo, per due anni, si è rifiutato di riconoscere il risultato delle elezioni politiche del 2009 stravinte, a suo dire, da Berisha grazie a brogli ed intimidazioni. Secondo l’Osce questa volta, pur in un caos inimmaginabile per le democrazie europee, comprese quelle della cosiddetta Nuova Europa, almeno l’appuntamento con le urne non è stato funestato da gravi violenze e sparatorie, ma non tutti la pensano così. Il Dipartimento di Stato U.S.A., per esempio, all’interno del suo report sui diritti umani, che copre 194 Paesi del mondo, nelle 25 pagine dedicate all´Albania, osserva che, nonostante i progressi compiuti, soprattutto in tema di organizzazione delle elezioni rimangono ancora ampie zone d´ombra, con particolare riferimento al finanziamento dei partiti politici, mentre nella vita pubblica permangono corruzione ed impunità, un grave ed irrisolto problema per il Governo.

"Il Codice Elettorale ha una serie di lacune e contiene delle ambiguità" aggiunge, poi, l’Osce. A causa del cervellotico e centralizzato sistema di spoglio delle schede, che avviene solamente nei vari capoluoghi di provincia e non direttamente nelle sezioni e che quindi ben si presta a brogli e falsità, finalmente ad una settimana dalla conclusione della tornata elettorale si conoscono i risultati. Il Partito Democratico di centro-destra ha prevalso nel Nord del paese conquistando, tra le grandi città, Scutari e Durazzo. Si è imposto, inoltre, tra le montagne che separano il Paese d’Oltre-Adriatico da Montenegro e Kosovo come a Tapelene, cittadina natale di Berisha, Puke e Bajram Curri, luoghi in mano alla terribile mafia kossovaro-albanese che gestisce il redditizio traffico di droga, armi ed esseri umani, perlopiù minorenni romene od ucraine da inviare a prostituirsi in Italia.

I Socialisti dal canto loro si sono imposti a Valona e, per soli dieci voti, a Tirana. Qui i risultati non sono ancora definitivi: si dovrà pronunciare la Commissione Elettorale Centrale tra oggi e domani. C’è da giurare che, a causa di questo sostanziale pareggio, le accuse di brogli tra l’uscente socialista Edi Rama e lo sfidante democratico Lulzim Basha proseguiranno all’infinito, chiunque risulti vincitore, e ciò anche se il premier Berisha ha già affermato di “ voler rispettare pure un verdetto sfavorevole al suo partito che dovesse consegnare all’avversario Rama il quarto mandato consecutivo”. Basha è un uomo comunque inviso: innanzitutto perché è il Ministro degli Interni uscente che lo scorso 21 gennaio fece sparare dalla Guardia Repubblicana colpi d’arma da fuoco contro i dimostranti socialisti che assediavano il Palazzo del Governo. Tre furono allora i morti.

Altro fattore di disprezzo nei confronti di Basha consiste nel fatto che, mentre i suoi connazionali anche nella capitale in genere non hanno luce ed acqua corrente in casa, recentemente per 200 mila euro ha acquistato un appartamento in Olanda utilizzando un passaporto statunitense falso e turlupinando così il notaio olandese.

Il dato, però, che emerge innanzitutto dalla tornata elettorale dell'8 maggio in Albania è un altro: in media si è recato a votare solamente un albanese su tre. Solamente nella capitale si è recato ai seggi il 47% degli aventi diritto, comunque meno della metà. Un voto per pochi intimi, dunque. La scarsa affluenza, la più bassa in Europa, è dovuta a vari fattori: al fatto che il 40% degli albanesi è ormai emigrato all’estero, nel territorio dell’Unione europea, ed in buona parte, per matrimonio, ha acquistato la cittadinanza di un’ altra Nazione perdendo quella d’origine, considerato che l’Albania non riconosce la doppia cittadinanza, e, poi, perché molti suoi abitanti ritengono essere la politica albanese in mano alla criminalità mafiosa e preferiscono non immischiarsi. E’ però un dato di fatto drammatico che dovrà comunque essere tenuto in conto al momento dell’apertura dei negoziati tra Unione europea ed Albania. Il tutto mentre il Presidente della Commissione di Bruxelles Manuel Barroso il prossimo 21 maggio si recherà in visita a Tirana. Come dice l’ambasciatore comunitario in Albania Ettore Sequi, italiano, “si tratta di una visita di vitale importanza per la futura integrazione europea del paese”.

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