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Aborto negato, Strasburgo condanna la Polonia

La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato ieri in primo grado la Polonia, con una votazione passata per sei voti contro uno, perché l’operato di più medici antiabortisti ha impedito a una donna la possibilità di avere una tempestiva amniocentesi, con il risultato che la filia bambino è successivamente nata gravemente menomata. R.R., queste le iniziali della donna, dopo che radiografie effettuate durante la diciottesima settimana avevano evidenziato il rischio concreto che il nascituro potesse avere malformazioni, nel 2002 si era rivolta a un ospedale pubblico per avere un’amniocentesi. Il medico a cui si rivolse rifiutò, così come rifiutò la successiva richiesta di interrompere la gravidanza.

In un altro ospedale ricevette lo stesso trattamento, nonostante le radiografie confermassero la serietà delle lesioni al feto. R.R. riuscì finalmente ad avere un’amniocentesi soltanto un mese dopo la prima richiesta: i risultati confermarono ancora una volta le malformazioni. A quel punto R.R. rinnovò la richiesta di un’interruzione di gravidanza, ma l’ospedale le rispose che nel frattempo erano stati superati i limiti di legge (24 settimane) e pertanto doveva tenersi la bambina, che nacque affetta dalla sindrome di Turner. La donna presentò ricorso, e alla quinta sentenza le fu data parzialmente ragione.

La Corte europea sostiene ora che quanto accaduto a R.R. costituisce una violazione degli articoli 3 (trattamento inumano e degradante) e 8 (mancato rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea sui diritti dell’uomo. In particolare, ricorda che gli stati sono obbligati a garantire un accesso privo di ostacoli alle informazioni e ai test prenatali, e che i dottori hanno inflitto alla donna, che per di più si trovava in una posizione vulnerabile, una “prolungata e dolorosa incertezza” circa le condizioni del nascituro, “umiliandola” e “trattandola in modo meschino”. La Corte ha infine stigmatizzato lo Stato polacco perché, benché la legge consenta di avere un’interruzione di gravidanza nei casi di malformazione del feto, non è poi in grado di garantire che questa possibilità sia realmente e facilmente percorribile.

L’unico giudice dissenziente è stato quello maltese: anche il giudice polacco ha votato a favore.

Raffaele Carcano

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