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Aboliamo la Commissione di Vigilanza Rai

 
La Commissione di vigilanza Rai è un organismo parlamentare di indirizzo e di garanzia per il corretto funzionamento del sistema radiotelevisivo pubblico, nel rispetto dell’imparzialità e del pluralismo informativo.
 
Ma queste funzioni, la Commissione ben difficilmente le può assolvere in maniera compiuta. Il più delle volte deve fare i conti per con alcuni difetti collegati alla sua natura di organo politico, e con modifiche legislative che hanno depotenziato la funzione del Parlamento a vantaggio del Governo, ed escluso alcune forze parlamentari.
 
Garantire il pluralismo informativo significa assicurare adeguati spazi informativi alle diverse opinioni, tendenze politiche, sociali, culturali riferibili a maggioranza ed opposizioni e comunque alle forze politiche presenti in parlamento anche sulla base del loro grado di rappresentanza.
 
Ma quale garanzia per opzioni politico/culturali dei partiti assenti? Un funzione depotenziata, perché non incidente sugli spazi culturali e informativi di buona parte delle tradizionali formazioni politiche, dalla sinistra radicale, ai verdi, alla destra radicale.
 
La commissione garantisce dunque un pluralismo informativo politico ridotto.
 
Le diverse opzioni sociali e culturali che alimentano gli orientamenti dei cittadini, non si esauriscono nelle posizioni rappresentate dai partiti. Al di fuori del Parlamento esiste tutto un mondo meritevole di essere conosciuto.
 
Le diverse etnie, le diverse fedi,delle comunità extraeuropee presenti nel nostro paese, hanno avuto un adeguato spazio informativo proporzionale alla loro consistenza e funzionale al processo di integrazione che presuppone la reciproca conoscenza tra italiani ed immigrati e tra gli immigrati tra di loro? E il mondo del volontariato? E quello dei diritti sociali?
 
No! la Commissione non ha garantito in maniera adeguata il pluralismo informativo della società con le sue diversità e i suoi filoni culturali.
 
La funzione di garanzia del pluralismo informativo, presuppone una pluralità di flussi informativi, e, nel suo esercizio, un equilibrato trattamento dei diversi flussi In senso inverso a tale funzione, si muovono gli ultimi provvedimenti della Commissione e del Consiglio Rai che hanno sospeso i programmi di informazione. E ciò in piena aderenza con l’obiettivo politico della maggioranza disvelato dalle intercettazioni di Trani: la chiusura dei programmi di informazione. Un obiettivo perseguito e conseguito, in spregio delle regole e delle norme, piegando la legge sulla par condicio ai voleri della maggioranza.
 
Una posizione confermata nonostante una sentenza del TAR, che ritiene inapplicabile il regolamento della commissione, e una pronuncia dell’AGICOM che invita la Rai a tener conto della pronuncia del giudice amministrativo.
 
Ma se la Commissione realizza gli obiettivi informativi della maggioranza, non garantisce alcunché. Non è più organo di garanzia, ma una struttura più simile al consiglio di amministrazione con cui si divide i compiti.
 
Si ritorna al passato, al dominio governativo dell’informazione. Eppure la Corte costituzionale, nel sollecitare l’istituzione della commissione di vigilanza parlamentare, aveva specificato (ordinanza n.61/08), che “la commissione è investita di attribuzioni che discendono dall’esigenza di garantire il principio fondato sull’art 21 cost.del pluralismo dell’informazione, in base al quale la presenza di un organo parlamentare di indirizzo e di vigilanza serve ad evitare che il servizio pubblico radiotelevisivo venga gestito dal governo in modo esclusivo e preponderante”.
 
Una funzione di garanzia con minori filoni informativi ed opzioni culturali, è una funzione depotenziata, mentre una garanzia a senso unico, non è più una garanzia.
 
Alla Commissione l’ordinamento attribuisce competenze collegate alla tutela di valori costituzionali quali la libertà di manifestazione del pensiero, la libertà ed il pluralismo dell’informazione. L’informazione, la satira, sono i cani da guardia del potere. Il servizio pubblico dovrebbe fare le pulci a Governo, Parlamento, e a tutti i centri di potere. Ma quando il servizio pubblico da controllore diventa controllato, quando un organismo è controllato dalla politica, quale informazione libera e indipendente può offrire?
 
La Commissione non garantisce la libertà e l’indipendenza dell’informazione.
 
Il pluralismo, come ha osservato la Corte Costituzionale (sent.n.155/02), è un dovere che vale per tutti i soggetti titolari di concessioni servizio pubblico, per le quali occorre distinguere il dovere di cronaca e di verità, dal diritto di opinione. Il primo al servizio di tutti, il secondo al servizio del titolare sia pure in termini di preponderanza e non di esclusività. Ma chi controlla il rispetto di questi principi? Si osserva che esiste un organismo di controllo della Rai, ma non esiste un organismo di controllo per le reti private. Un organismo quanto mai necessario per garantire un equilibrio informativo in un sistema radiotelevisivo, dove un politico controlla la Rai in quanto laeder di maggioranza, e le reti privati in quanto proprietario.
 
La garanzia politica del pluralismo informativo abbraccia la Rai, ma non coinvolge le reti private.
 
Ha senso una commissione di vigilanza che opera in questo modo e queste condizioni?

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