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La capacità didattica connota l’identikit
dell’insegnante. Dedizione e passione sono l’anima della missione educativa.
Coltivare le “risorse vincenti”, come curiosità, metodo e tenacia, è il mandato
ed il ruolo principe dell’insegnante.
Ciò premesso.
RENZI (con i suoi “esperti”?)
ha concepito un nuovo sistema di gratifiche della carriera lavorativa di un
docente. Via gli scatti d’anzianità e avanti con quelli di “competenza”.
Quattro obbiezioni di fondo.
Con quali oggettivi parametri didattici si pensa
di poter costruire una graduatoria triennale di “eccellenza” in grado d’attestare
l’esclusione di 1/3 del corpo insegnante?
Nelle tornate seguenti, quanta parte
dei docenti “negletti” riuscirà ad imporsi sui colleghi già certificati “meritevoli”
escludendoli così da possibili ulteriori scatti?
Dopo qualche triennio, che “percezione”
si avrà della classifica del corpo docente distinto per livelli di “competenza”?
Di quanto scemeranno le “motivazioni” di ruolo di un insegnante relegato per
vari anni tra i “non competenti” e che non vedrà più neppure uno scatto d’anzianità?
In sostanza.
E’ fatto risaputo che i riconoscimenti retributivi hanno lo scopo
di premiare le qualità personali e i risultati individuali. Nulla a che vedere
con una “graduatoria” a cadenza predefinita e vincolata alla quantità di risorse
disponibili.
La forza e la competenza di un corpo docente è nell’ottimizzare
l’apporto “collettivo” ai fini della preparazione di gruppi di alunni
condivisi.
Ergo.
La politica “innovativa” non può mai prescindere da
prevedibili sostanziali controindicazioni. Novità “politica” è cercare il
preventivo assenso di chi dovrebbe soltanto beneficiare degli effetti positivi
pronosticati.
Studenti e famiglie sono i destinatari di una auspicata Rigenerazione
della Scuola …