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16-17 aprile 1975. Uccisi a Milano gli antifascisti Varalli e Zibecchi

Il 16 aprile 1975 migliaia di studenti e lavoratori sfilarono a Milano in una manifestazione per il diritto alla casa: parteciparono anche sindacati e gruppi extraparlamentari di sinistra. Al termine del corteo, nei pressi di Piazza Cavour, militanti del Movimento Studentesco (antifascisti) incrociarono tre militanti del Fronte Universitario di Azione Nazionale (neofascisti). Due di loro riuscirono ad allontanarsi e ad evitare lo scontro, mentre Antonio Braggion, a causa di un impedimento alla gamba, rimase lì e si rifugiò nella sua auto, una Mini Minor, che tuttavia venne comunque presa d'assalto dagli studenti di sinistra. Braggion possedeva una pistola. La estrasse e sparò, uccidendo Claudio Varalli, di 18 anni.

Braggion riuscì così a fuggire ed a rendersi irreperibile. Al processo celebrato tre anni più tardi, nel 1978 fu condannato a cinque anni per eccesso colposo in legittima difesa e altri cinque per detenzione abusiva di arma. Pena ridotta in secondo grado a tre anni più tre sempre per le medesime accuse. 

Quella sera, il 16 aprile, a seguito della morte di Varalli iniziarono immediatamente i presidi di gruppi di estrema sinistra, che culminarono con l'occupazione della redazione de Il Giornale, diretto da Indro Montanelli: i militanti temevano che il quotidiano avrebbe descritto gli avvenimenti esclusivamente come un'aggressione ai danni di un gruppo di estrema destra "finita male". 

L'indomani, 17 aprile, a Piazza Cavour si ritrovarono centinaia di giovani di sinistra. Sin dalla mattina si susseguirono aggressioni a sezioni del Msi e altri luoghi di ritrovo dei neofascisti. Quando il numero dei manifestanti fu consistente, si diressero verso via Mancini, sede del Movimento Sociale Italiano, dove trovarono ad attenderli militanti dell'estrema destra e un consistente schieramento delle forze dell'ordine. 

Tra i manifestanti di sinistra c'era anche Giannino Zibecchi, che venne investito, insieme ad altre persone, da un pesante camion dei carabinieri durante una carica. Morì quel giorno stesso. 

L'assassinio di Varalli e Zibecchi scatenò un'ondata di sdegno e manifestazioni in tutta Italia: nello stesso pomeriggio del 17 aprile, un altro numeroso corteo attraversò la città a sottolineare l'irreversibilità della scelta antifascista. La mattina del 18 aprile un enorme sciopero inizialmente solo studentesco, ma che riuscì via via a coinvolgere ampi settori di lavoratori, percorse le vie del centro cittadino: quel giorno non ci fu nessuna presenza di fascisti, di carabinieri o di polizia.

Da sottolineare il contesto in cui accaddero quei tragici fatti: soltanto nel maggio dell' anno precedente i fascisti avevano compiuto a Brescia una strage in piazza della Loggia: una bomba posta in un cestino per rifiuti, esplodendo durante un comizio sindacale, aveva causato 8 morti e 84 feriti. In agosto un'altra strage: 12 morti e 44 feriti per una bomba sul treno "Italicus". Per la strage di Piazza della Loggia non ci sono colpevoli.

 

 

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