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La scuola pubblica è morta

Un bambino, un insegnante, un libro ed una penna possono salvare il mondo. E' Malala, ragazza Pakistana, viva per miracolo, dopo un attentato alla sua vita da parte dei talebani, a parlare così. Una ragazza che nella ricorrenza del suo diciottesimo compleanno rivolge un appello ai leader del mondo per scegliere libri e non pallottole. 

Chissà dove si trovava Renzi o in cosa era affaccendato, se ieri nove luglio 2015, è passata la riforma della "mala scuola" ed in più apprendiamo che è stato finanziato l'acquisto di altri F 35. Una riforma che non ha tenuto conto di chi forma la scuola: professori, studenti, famiglie, ignorate ed inascoltate. Una piazza gremita di persone, umiliata, afona per il premier, che l'ha tranquillamente snobbata lasciandola abbaiare alla luna... Si è proceduto con un decreto "incostituzionale" per cancellare anni ed anni di storia, prendendo a picconate la parte più viva della società, la scuola. Altro che cultura ed istruzione, così come predica Malala. D'ora in avanti, le generazioni di questo sconquassato paese impareranno sulla loro pelle cosa significa la parola disuguaglianza, e si renderanno conto che essere figli di classi disagiate li condannerà, destinandoli a mansioni subalterne.

Elargizioni agli istituti fatte da privati, o associazioni; a beneficiarne non saranno scuole sgarrupate poste in avamposti di frontiera, ma istituti per classi abbienti. Istituti privati, che potranno formare le nuove classi dirigenti senza che il figlio dello spazzino possa competere con loro. Diritto all'istruzione che non appartiene a tutti, poichè è risaputo che ormai in questo Paese ci troviamo sempre più soli a combattere contro ingiustizie diventate una norma e che si prediligono i potenti, affidando nelle loro mani strumenti tali da mantenere inalterato il loro potere.

Un potere che verrà esercitato dal preside manager, capace di includere nella squadra professori succubi delle sue decisioni; che quando saliranno in cattedra dovranno attenersi alla linea tracciata dal capo, senza poter dissentire. Più che affermare il cammino dei diritti, si procede sulla strada delle differenze sociali, si ritorna ad una scuola svuotata di valori ed ideali che hanno animato i giovani, nel portare avanti le proprie istanze, a lottare per un mondo più vero e che di colpo si ritroveranno dentro un tracciato, da cui sono stati bandite la creatività e l'intelligenza viva.

E che i diritti non esistono più lo dimostra il lavoro che un governo di nominati sta attuando, colpendo al cuore la società, che ha sostituito l'uguaglianza con una gerarchia da far invidia alle corti dei sovrani. Una riforma quella sua scuola che immetterà in ruolo determinate categorie di persone, quelle più vicine al pensiero unico, che saranno premiate, e riceveranno un bonus per la capacità dimostrata nel seguire le linee guida del preside padrone. In pratica Renzi un giorno ha deciso che era tempo di entrare in parlamento, per affermare il principio che una nuova era è alle porte, ed ha concretizzato il suo sogno, nel dare risposte a banchieri, finanzieri, grandi gruppi industriali, coloro che detengono la ricchezza del paese. E per garantirsi il successo a tutto campo, ha capito che doveva azzopparne la parte vitale, condannandola all'ignoranza, togliendole dalle mani qualsiasi strumento che un giorno avrebbe potuto ribaltare il sogno dei potenti. Ha distrutto la scuola pubblica.

Foto: Wikipedia Commons

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