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Il nuovo Medioevo

Dopo tante lotte, costate la vita a numerose persone, in nome della democrazia e di diritti inalienabili, è triste svegliarsi un giorno ed accorgersi di essere ritornati indietro nel tempo. Nessuno avrebbe mai immaginato che tanti padri di famiglia andati in piazza a protestare per difendere un posto di lavoro si sarebbero trovati con la testa spaccata dalle cariche della polizia. L’Italia sta avviandosi passo dopo passo verso la perdita della propria identità. Non ci sono più diritti e quel che è peggio è accorgersi, nell’era della comunicazione, come le notizie vengano stravolte, taciute, raccontate a metà, fatte passare in fasce di poca audience per crearsi l’alibi di avere informato. Ma di informazione in questo paese si campa male e le storie di tanti uomini e donne veri eroi di questo tempo malato, non hanno nessuna importanza, tranne i pochi flash dati frettolosamente in qualche notiziario dei TG. 

Una vera rogna. Siamo sempre più bacchettati dai grandi organi di stampa come il Times, il Washinghton Post, il Financial Times che in occasione delle riforme da attuare in Italia sono intervenuti a gamba tesa per condannare il sindacato, il diritto di sciopero, sostenere la cancellazione dell’art. 18. Una cordata autorevole per sostenere i galoppini della finanza, che ultimamente hanno trovato casa in un partito che non incarna di certo le aspirazioni dei disagiati, ma diventa la voce di giovani rampanti pronti a scalare le vette del potere pur di governare. E se poi a rimetterci sono sempre le fasce deboli che importanza volete che abbia questo piccolo dettaglio! L’importante è puntare sui cavalli di razza pronti a scalpitare se bisogna calpestare i diritti della gente, domati se bisogna eseguire il comando del fantino che tiene le redini. 

Un’Italia frammentata senza valori dove le diseguaglianze sono divenute così forti che si fa fatica a rimanere in piedi per accaparrarsi un piatto di minestra. Sarebbe questa la grande rivoluzione che avrebbe dovuto portarci fuori dalla crisi? C’è tanta improvvisazione, si copiano e si incollano progetti non idonei per la nostra realtà e l’unica cosa che si percepisce è questa corsa in retromarcia verso il Ventennio, se non verso il Medio Evo, intrapresa da Matteo Renzi. Un vero tracollo. Senza una prospettiva di politica industriale, per risolvere la crisi del lavoro, saremo sempre soggetti ad uragani che distruggono tutto quel che trovano durante il loro passaggio. D’altronde non si è mai visto da nessuna parte che una casa automobilistica si trasferisse altrove, cambiando nome ed inglobandosi in altre realtà, così come ha fatto Marchionne senza che nessuno alzasse un dito per metterlo definitivamente alla porta. 

Cosa sta succedendo in quest’Italia sconquassata dove la crisi assume tinte fosche rispetto ad altri paesi europei? Si sta svendendo ogni cosa, e questo svendere invece di determinare un minimo di ricaduta diventa come acqua che evapora al sole. Intanto i dati impietosi ci mostrano una disoccupazione galoppante, una miseria nera senza precedenti ed una divisione della società in ricchi e poveri che diventano sempre più numerosi. Non c’è pace, non c’è volontà di risalirla la china e tutto ciò che è stato fatto in questi lunghi anni è servito solo a portare in scena un uomo come Renzi spalleggiato dai poteri forti. Non c’è neanche desiderio di riscatto, manca la speranza e chi va a manifestarlo, il proprio disagio, si ritrova con la testa rotta. 

Perde colpi la democrazia e la piazza caricata dai celerini è una grave sconfitta per le istituzioni democratiche, dimostrazione di quanto si sia andati oltre ogni ragionevole buon senso. Vaghiamo in questo inferno e le nostra grida si disperdono tra il dolore e le fiamme dalle quali siamo avvolti. Non è così che si esce dalla crisi. Forse se Renzi capisse che la sua strategia ed il suo consenso costruito a tavolino hanno fatto registrare una falla, andrebbe via di sua sponte. Ma il Principe vuole governare per cui il fine giustifica i mezzi. Altro che rivoluzione. Benvenuti sulla soglia di un fitto Medio Evo.

Foto: Palazzo Chigi, Flickr

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