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Commento di Michele Mezza

su Chi ha buttato giù il muro?


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Michele Mezza Michele Mezza 12 novembre 2009 20:18

La domanda che pone Rocco ( perché l’innovazione si sviluppa solo dove c’è libertà?) è indubbiamente il cuore del problema .In realtà lo è da tempo. Da quando si declinava in altri termini: perché lo sviluppo distribuito si genera solo dove c’è una libertà di stampo occidentale?.Max Weber con la sua etica protestante del capitalismo, diede già una risposta. In realtà Marx ne diede una ancora più lucida e radicale: è lo sviluppo che reclama la libertà, e non viceversa.Comer al solito, mi trovo d’accordo con il professor Marx. Lo dico sapendo di non accondiscendere così alla vulgata marxista. Infatti il Marx che richiamo io, ed è quello che oggi viene usato anche da Manuel Castells nella sua ultima e straordinaria opera Comunicazione e potere ( Bocconi Editore), è il grande analista del capitalismo, e soprattutto il grande visionario che intuisce come, mediante il conflitto e il sapere, si possa accompagnare il capitalismo nell’età dell’abbondanza. Un itinerario ben diverso dal comunismo di guerra leninista. Ma lasciamo perdere i retaggi delle vecchie disquisizione filologica sul marxismo autentico, e restiamo ai fatti. Il capitalismo muta il suo dna, passando dalla fase mercantile a quella industriale, ed evolvendo verso una marca informazionalista, come dice appunto Castells, dove si produce valore mediante informazione e si produce poi informazione mediante informazione. Siamo a questo confine, dove la moltiplicazione della potenza di calcolo decentrata al suo ultimo soggetto che al momento è il singolo essere umano, sta trasmigrando oggi ad un’ ulteriore fase estrema che è la robotizzazione delle funzioni intellettuali, e non solo di quelli intelligenti, come è stato fino ad oggi.Sono questi passaggi che hanno performato il regime di convivenza umana, determinando il bisogno di libertà individuale. La California ne è stata un laboratorio spettacolare. Non solo libertà, ma anche abbondanza di beni materiali, autonomia di ogni individuo, pieno riconoscimento di ogni comportamento. Una libertà come ambiente creativo e non solo come regime politico.Oggi questa domanda di una libertà funzionale alla creatività sta tracimenado dall’alveo tradizionale, diventando disintermediazione di funzioni fondamentali, quali ad esempio quelle assicurate dal primato del territorio ( le capitali dello sviluppo non sono più quelle tradizionali) o dal tempo ( il valore della riflessione e della staticità non assicura più la centralità delle funzioni professionali) o dalla proprietà (copyright) o dal denaro (wall street). Tutto questo per dire che , proprio seguendo il ragionamento di Rocco, voglio confermare che sia stato il modello informazionalista, più semplicemente il computer ha determinare l’attuale spinta all’autonomia avviatasi con l’abbattimento di muri e supremazie.Insomma, siamo ancora all’intuizione del professor Marx: il mulino a braccia ti darà la società feudale, il mulino a vapore la società industriale). E il mulino digitale la società in open source.


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