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Mi piace Spiderman… e allora?

"Spiderman non è dei maschietti, Spiderman è di tutti"

Così risponde Cloe al signore della cartoleria, dopo aver convinto la zia a comprarle la cartella di Spiderman per il suo primo giorno di scuola, per spiegargli che no, quello zaino non è per suo fratello.

Mi Piace Spiderman…e allora?” è un libro per bimb* dai 6 anni in su, scritto da Giorgia Vezzoli ed edito da Settenove, che racconta come Cloe, una bambina di 6 anni, si affacci al mondo che la circonda col suo sguardo scevro di giudizi sessisti, dovendosi quindi scontrare con una realtà che ha già deciso per lei quello che dovrebbe piacerle, quello che dovrebbe fare e come dovrebbe farlo.

A Cloe piace raccontare ciò che le accade intorno alla mamma, che trascrive le sue parole al computer e le raccoglie tutte insieme. Attraverso quest'operazione viene delineato un quadro dettagliato di stereotipi, ben visibili – nella loro limitata rappresentazione del mondo – ad una bimba di sei anni.

A scuola, infatti, tutti la prendono in giro per la sua nuova cartella. "Spiderman? È da maschi!" le dice Michele. Ma il suo nuovo zaino non sembra rappresentare l’unico problema. Le femmine, a quanto pare, non possono nemmeno giocare a calcio, farsi la cresta o utilizzare le costruzioni dei ninja.

Cloe vorrebbe essere come un maschietto perché "i maschi possono fare tutto". Ma è la mamma a farle notare che nemmeno i bambini, per la società in cui viviamo, possono fare tutto: "Non si possono mettere il rosa o le gonne, per esempio, ché vengono presi in giro. Anche se giocano con le bambole, a volte vengono presi in giro".

Ma Cloe non si accorge solo delle differenze che contraddistinguono i bambini e le bambine e che prescrivono comportamenti che a lei stanno stretti. Si accorge anche che in tv ci sono programmi in cui gli uomini parlano e le donne ballano, che per strada si incontrano cartelloni pubblicitari che non si capisce bene cosa vendano e che persino le parole possono suonare “strane”: "Oggi la maestra ha detto alle mamme a ai papà che la nostra classe è di bravi bambini. Io ho detto alla mamma che anche le bambine sono brave. […] Perché non lo dice mai?"

Mi piace Spiderman…e allora?” è un libro che, oltre ai temi legati al sessismo, apre anche alle tematiche riguardanti l’inclusione sociale, la discriminazione ponderale, il razzismo e l’omofobia in un contesto in cui sono spesso gli adulti a preparare le categorie e le gabbie attraverso cui i/le bambin* leggeranno la realtà, rischiando di far perdere loro lo sguardo “neutro” che hanno sul mondo.

Questo racconto, che in fondo è una piccola biografia, ci prende per mano per condurci dietro alle lenti ancora in modellamento di una giovane mente che cerca di decodificare la realtà che la circonda, per farci comprendere che dovremmo fermarci tutt*, per una volta, ad ascoltare ciò che i bambini e le bambine desiderano realmente e, soprattutto, ciò che possono insegnare a noi adulti.

Cloe attraversa un percorso e chi legge lo fa insieme a lei. Se dapprima sentenzia che "La cartella di Spiderman fa schifo", per via dei giudizi delle persone che le stanno attorno, giunge poi alla conclusione che, invece, "indossare la cartella di Spiderman è importante", perché significa affermare la propria identità e la libertà dei propri desideri, a prescindere dal genere di appartenenza, "così gli altri vedono che tutti possono farlo".

Una decisione consapevole presa davanti al mondo, quella di Cloe, grazie anche al supporto dei suoi genitori.

Anche gli adulti possono quindi comprendere il messaggio fondamentale sotteso, ovvero quello di non ostacolare il pieno sviluppo dell’individualità e della personalità de* propr* figl*, e di qualunque bambin*, prendendo consapevolezza del ruolo che si decide di avere nel loro percorso di crescita e di libertà.

Un libro per adulti e piccin*, dunque, quest'ultima uscita di Settenove, una casa editrice indipendente che si è sempre definita attiva contro le discriminazioni e la violenza di genere, al fine di proporre nuovi linguaggi e modalità inedite di contrastare gli ostacoli culturali, per raggiungere pari opportunità e diritti per tutt*.

Il nome, come ci viene spiegato sul sito della casa editrice, è un diretto riferimento all’anno 1979, in cui le Nazioni unite hanno adottato la CEDAW (Convenzione Onu sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna) e che vide la prima donna in Italia, Nilde Iotti, salire alla terza carica dello Stato. Inoltre, in quello stesso anno, la Rai mandò in onda il documentario “Processo per Stupro“, che portò l’opinione pubblica a riflettere sulla duplice violenza subita dalla vittima (il processo alla sua moralità), da cui scaturì una proposta di legge d'iniziativa popolare contro la violenza sessuale.

L’autrice, Giorgia Vezzoli, è una poetessa e blogger che si occupa di comunicazione, ha partecipato alla raccolta di racconti contro l’omofobia Bye Bye Bulli e, tra le altre cose, è promotrice insieme a noi di Un Altro Genere di Comunicazione della campagna contro gli stereotipi sessisti “Io non ci sto“.

Da anni scrive sul blog “Vita da streghe“, nato per le donne e per tutt* coloro che subiscono discriminazioni e violenze a causa dei pregiudizi, che si occupa di stereotipi, tematiche di genere, media, gender gap e che racconta storie all’insegna della creazione di un nuovo immaginario veramente libero da cliché discriminanti.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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