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Alla ricerca della destra liberale (perduta)

 
Alla ricerca della bella Destra è il titolo di un appassionato saggio di Avanti e Frigerio (Edizioni Mursia) che racconta la breve ma intensa storia di "Controcorrente Giovani", un gruppo di studenti universitari liberali che a cavallo tra la fine degli anni 70 e per il decennio successivo, si erano uniti intorno alla figura storica del giornalismo italiano, Indro Montanelli e al suo Il Giornale.
 
Aiutati da associazioni culturali di spicco come il Centro Luigi Einaudi ed i circolo Piero Gobetti, questa nicchia di brillanti intellettuali, sostenuti oltre che ovviamente dallo stesso Montanelli, anche da autorevoli firme di destra come Mario Cervi, Federico Orlando e Beppe Severgnini, si proponevano di rilanciare in Italia gli ideali politici, filosofici e sociali di una moderna liberaldemocrazia, lontana dalle secche del fascismo, che da noi è sempre stata piuttosto latitante. Dopo un iniziale periodo di fermento, ControCorrente Giovani, che prendeva anche spunto dalle esperienze di quel periodo dei governi Regan e Thatcher, si inabissò nelle piaghe della politica nostrana, fino all'avvento del berlusconismo e del definitivo allontanamento di Montanelli dalla sua "creatura".
 
Questa breve premessa è necessaria per raccontare oggi che cos'è, o meglio cos'è diventata la destra italiana, anche alla luce delle ultime consultazioni elettorali e delle imminenti elezioni europee. Un articolo di Guido Compagna apparso su Il Sole 24 Ore descrive bene la parabola decadente del centro-destra italiano, orfano ormai della sua figura di spicco che per anni ne ha catalizzato la visione identitaria ed i consensi: Silvio Berlusconi. Oggi Forza Italia, per usare le parole di Giuliano Urbani che ne è stato uno dei fondatori di peso, sta crollando come un "castello di carte" (a proposito della recente fuoriuscita di Paolo Bonaiuti, storico uomo ombra del Cavaliere).
 
La domanda di fondo è quella che ci poniamo da anni: com'è possibile che in Italia non sia mai esistita, o meglio affermata, una vera destra moderna e liberale che possa rappresentare al meglio il voto dei moderati anche in chiave europea ed occidentale? Per guardare ad un soggetto politico simile dobbiamo volgere lo sguardo al lontano passato: la destra storica di Cavour, Spaventa e Minghetti, che fece l'Unità d'Italia ma si concluse nel 1876. Certo, per usare le parole dello stesso Compagna, "le sbrindellate cronache di questi giorni rappresenterebbero quasi una profanazione dei loro sepolcri".
 
Partendo dall'esperienza dell'Italia repubblicana, dopo il referendum istituzionale, orbitavano nel panorama politico i partiti di "destra-destra": monarchici e qualunquisti, seguiti dal Movimento Sociale, che aveva però ancora forti connotati di stampo fascista. Sappiamo come andò a finire: l'Uomo Qualunque (di cui oggi non si possono non rintracciare alcune curiose affinità con il Movimento 5 Stelle) scomparve nel giro di poche primavere, i monarchici, a parte l'apice del successo trainato dalla ingombrante figura di Achille Lauro nella Napoli degli anni 50, si divisero al loro interno per poi concludere la stagione politica nel decennio successivo. 
 
Senza dubbio si è dimostrata più lunga ed articolata l'esperienza del Msi, che cercò con Michelini prima ed Almirante poi di scrollarsi di dosso la pesante eredità del fascismo. Operazione storica che fu completata da Gianfranco Fini con la svolta di Fiuggi nel 1995 e la conseguente nascita di Alleanza Nazionale, ma si era già in tempi di berlusconismo e le cronache successive ne hanno ben descritto il fatale destino.
 
È doveroso inoltre separare il percorso della destra "sociale" italiana dal fronte così detto "liberale", che ben altro profilo ideale e culturale incarnava in Pannunzio, Villabruna ed in un certo senso anche in Marco Pannella. Di certo non si poteva considerare propriamente "di destra" il Partito Liberale (Pli) di Giovanni Malagodi, che ne divenne segretario nel 1954. Questi infatti, pur opponendosi all'apertura a sinistra, si definiva "di centro", ben smarcato dunque dalle componenti monarchiche e missine.
 
Anche la Democrazia Cristiana non può annoverarsi tra i partiti di destra, nel senso classico del termine, anche se al suo interno non mancavano esponenti che si opponevano al dialogo con i socialisti di Nenni, i così detti rappresentanti della corrente "Primavera" identificata dai vari Andreotti, Scalfaro e Scelba. Come ci ricorda sempre Campagna, "La Dc, nella visione di De Gasperi, era un partito di centro che guardava a sinistra".
 
Gli ultimi vent'anni della storia italiana li conosciamo bene: con il crollo del Muro di Berlino e l'allontanamento dello spauracchio del comunismo, Silvio Berlusconi si assunse l'onore (e l'onere) di raggruppare le varie anime sparse della destra italiana, compresa quella dei moderati di centro, per rilanciare un'unica e compatta coalizione di governo d'impronta liberale. Un obiettivo sancito dalle figure di un certo peso che circondavano il Cavaliere durante la sua discesa in campo e la nascita di Forza Italia: liberali influenti come lo stesso Urbani e Martino, intellettuali di spicco come Lucio Colletti e Rebuffa.
 
Certo se andiamo a vedere nel corso del tempo chi sono diventate le "icone di riferimento" del centro-destra, da Marcello Dell'Utri a Cesare Previti, da Raffaele Fitto a Gianfranco Miccichè per finire con la coppia Pascale-Santanchè (e forse anche Dudù), ci sarebbe solo da mettersi le mani nei capelli. Nel mezzo è transitato il percorso fallimentare di Fini, con il breve ciclo vita/morte di Futuro e Libertà, svolta senza dubbio più coraggiosa e rischiosa di quella piuttosto astutatamente democristiana di Angelino Alfano (che per questo ha macinato maggiori consensi).
 
Per chiudere il nostro ragionamento, interrogandoci sulla scomparsa della moderna destra liberale ed europea, non possiamo ignorare quanto in politica estera il nostro ex presidente del Consiglio amava farsi raffigurare con l'amicone Putin, tra Dacie nelle steppe russe e comodi lettoni pluri-matrimoniali, piuttosto che guardare all'esperienza del Partito Popolare Europeo alla Merkel o dei Conservatori britannici in stile David Cameron. Sarebbe interessante sapere cose ne penserebbero ancora oggi i ragazzi ingenui ed idealisti di "Controcorrente Giovani" e del suo storico mentore Indro Montanelli. 
 

Commenti all'articolo

  • Di GeriSteve (---.---.---.6) 28 aprile 2014 23:52

    mah...
    nella mia ormai lunga vita di elettore italiano io, elettore sempre estremista o astenuto, avrei molto volentieri votato un buon partito socialdemocratico e/o anche un buon partito liberale.

    Il guaio è che non li ho mai votati , perchè Saragat e Co erano pagati dagli USA per rompere il fronte sindacale e di opposizione e perchè, da Malagodi in poi, una destra pulita e sinceramente liberale non l’ho mai vista.
    Sarà un problema mio che non ci vedo bene, o sarà il grosso problema dell’offerta elettorale italiana che fa proprio vomitare?

    GeriSteve

  • Di (---.---.---.98) 29 aprile 2014 15:30

    idem... al commento di GeriSteve non c’è nulla da aggiungere,

    Un Saluto
    Enzo

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