• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Porno: una nuova versione di femminismo?

Porno: una nuova versione di femminismo?

La pornografia è da sempre al centro del dibattito femminista. La domanda attorno alla quale ruotano le maggiori polemiche è se l'industria pornografica sia degradante per la donna

La tradizione ha sempre raccontato di una donna subordinata al suo uomo, moglie e madre, ignara (volutamente o forzatamente) dalla sua fisicità e sensualità. Le rivolte femministe (a partire dalle prime proteste nel 1792 ad opera di Mary Wollstonecraft, madre di Mary Shelley) hanno fatto sì che le donne rivendicassero la loro indipendenza lavorativa, quindi economica, ma sopratutto di genere, di parità di condizioni sociali con l'uomo, di diritti civili e politici e, infine, la parità sessuale
 
La donna acquisisce il potere del suo corpo, lo usa a suo piacemento per rivendicare quell'indipendenza e, se vogliamo, superiorità, che fino ad allora non aveva.
 
Secondo le femministe più estreme la pornografia rappresenta un passo indietro: significherebbe, infatti, tornare alla subordinazione della donna all'uomo, sopratutto da un punto di vista fisico-corporale. È il tema della donna-oggetto (peraltro ampiamente dibattutto tuttoggi), oggetto dello sguardo maschile e dei suoi desideri, delle sue fantasie, che perde nuovamente il controllo di se stessa e del suo corpo. 
 
Nel 1979 Gloria Steinem, Bella Abzug e Andrea Dworkin manifestarono a Times Square sostenendo che il porno ledeva i diritti delle donne
 
Non tutti la pensano così: uno dei nomi femminili più influenti nel campo, l’amministratrice delegata di Penthouse Entertainment Kelly Holland, si fa portavoce di una corrente di pensiero diversa, come riporta il Daily Beast.
 
Insieme ad altre colleghe, rivede il porno da un'altra prospettiva, e cerca di combattare lo stereotipo secondo cui la donna è solo l'oggetto dello spettatore. Attua infatti una rivoluzione dei ruoli: la donna diventa il soggetto che scrive, dirige e si occupa della regia di questo genere di film. 
 
La Holland, che agli albori della sua carriera era una semplice ragazza che si occupava di progetti umanitari, entrò nel porno un po' casualmente; quando accanto al suo studio vide le riprese di un film si incuriosì e si prestò di dargli una sistemata, ma fu presto invitata a prendere parte alla regia, sfida che accolse coraggiosamente. 
 
Nel 1994 produsse il suo primo film porno: Blondage. Ben presto si rese conto che i suoi ideali (aveva sempre mantenuto una condotta femminista, in senso stretto) erano in parte contrari alle scelte lavorative che stava intraprendendo. Perciò decise di andare più a fondo e cominciò a girare dei documentari sul tema, tra cui Porn in the Usa, nel quale intervistava le dirette interessate: le pornostar. 
 
Da questa esperienza diretta scaturì la nuova visione della regista: "il mio corpo, le mie regole" diventò ben presto il suo motto, esemplificativo dell'essenza del moderno femminismo. La donna ha, al giorno d'oggi, piena consapevolezza del suo corpo e lo utilizza come vuole senza che siano il padre o il marito o un'altra persona a imporglielo. 
 
La Holland afferma: «Le pornoattrici erano spesso incredibilmente intelligenti, anzi, alcune erano delle tali cervellone che non potevano stare a scuola e sopportare un’educazione tradizionale». E, ovviamente, erano pienamente coscienti del proprio corpo e della loro sessualità. 
 
Insomma l'obiettivo di questa donna, prima "femminista-tradizionalista" poi in questa particolare versione "moderna", è ribaltare il concetto stesso di femminismo attraverso la pornografia. 
 
Le prime correnti femministe, seppur rivendicative, erano orientate più a una lotta per l'acquisizione dei diritti fondamentali della donna, che alla piena rivendicazione delle proprie azioni. Non erano ancora arrivate al "io voglio comportarmi cosi" rivendicato dalla Holland, ma si erano fermate al "è meglio che io mi comporti cosi", restando quindi vincolate ai condizionamento esterni dei dettami dell'epoca.
 
La Holland propone dunque un porno fatto dalle donne, con le donne e per le donne che rappresenti un'apertura alla sessualità. Troppe donne, secondo lei, fanno ancora fatica a parlare apertamente col proprio uomo di questioni intime e ad esprimere i loro desideri sessuali. 
 
La regista fa notare che le protagoniste dei suo film hanno sempre ruoli di potere, e la parte subordinata, in questo caso, spetta all'uomo. La donna raggiunge attraverso il porno, per la Holland, pieno potere decisionale, può decidere quando avere o meno un rapporto sessuale col suo partner, quando e se farsi trattare o trattare un uomo con violenza.
 
Infine ammette che il porno, secondo lei, è un lavoro di emancipazione enorme, e che per lei è stata la più grande possibilità di crescita lavorativa che le sia stata offerta. Ma non nega l'esistenza di film di basso livello, che dimostrano una certa arretratezza culturale del settore. 
 
 
© Foto: Erika Lust
 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.28) 1 marzo 2014 22:56

    sarebbe bello che i porno fossero ideati dalle donne. Per un tocco di classe in più e per rappresentare meglio i desideri, le pulsioni e le fantasie femminili. Rendendo quindi più realistico il film

  • Di GeriSteve (---.---.---.93) 3 marzo 2014 00:55

    Mi convince poco pochino.

    I e le Kapò nei campi nazi erano grandi protagonisti/e nel loro ambiente, ma le regole di fondo erano dettate dai capi nazi: vedi lo stupendo film "Kapò" di G Pontecorvo.

    Mi sembra che nel porno ci sia una situazione simile: le donne potranno pure essere bravissime a creare merci per il mercato del porno, ma le regole di fondo le detta il mercato del porno che è condizionato da ideologie, culture e pulsioni che di femminile hanno pochino, o forse niente.

    GeriSteve

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità