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Zaia vieta l’Inno di Mameli, le reazioni

Zaia vieta l'Inno di Mameli, le reazioni

Possono stare 40 gradi, possono esserci gravi problemi occupazionali, difesa dei posti di lavoro, famiglie che non ce la fanno ad arrivare a fine mese ma... E dico ma il pensierino leghista contro questo stato Italiano e i suoi abitanti arriva puntuale.

In dieci giorni puntuali una serie di azioni, ricapitoliamole. Il 2 giugno nessun Ministro della Lega a Roma; Il Ministro Maroni a Varese dove non suonano l’inno nazionale, unico caso in Italia e il Ministro candidamente dice che lui di protocolli non si occupa è un problema della Prefettura.

Il Presidente della Repubblica Napolitano visita Marsala prima e Torino poi. A Marsala il solito entusiasmo quando un Presidente visita le città italiane, mentre a Torino oltre a sentire il Presidente c’è il saluto di Roberto Cota neogovernatore del Piemonte (a proposito non si dovrebbe dimettere da parlamentare? è cambiata anche questa legge senza che nessuno ne sapesse niente?) che si è sovrapposto a Napolitano con la solita solfa sul federalismo, giusto per togliere valore a un discorso che parlava di Unità e coesione. Poi Calderoli, visto che fra poco gioca l’Italia, doveva dire la sua sui guadagni dei calciatori poiché c’è la crisi e il 60 % della popolazione gli dà ragione. Caro Ministro Calderoli proponga l’eliminazione delle 626.000 auto blu le garantisco che i sondaggi le daranno il favore del 100%.

Ma veniamo all’ultima novità. Si inaugura una scuola a Fanzolo di Vedelago (Treviso) e un quotidiano locale “La Tribuna” segnala che, una ventina di minuti prima della cerimonia, il portavoce di Zaia avrebbe chiesto di sostituire l’Inno di Mameli con il Và pensiero e il coro si è adeguato al cambiamento, con un tempismo eccezionale (faceva già parte del repertorio?). La direttrice Carmela Palumbo si è infuriata e ha minacciato di denunciare l’accaduto all’Assessore regionale Elena Donazzan.

Ora il governatore Zaia nega la ricostruzione dei fatti e in una nota ha detto ”L’Inno di Mameli è stato regolarmente cantato dal coro al momento del taglio del nastro; credo che queste precisazioni siano utili per chiudere definitivamente una polemica che non aveva e non ha ragion d’essere”.

Alcuni testimoni sentiti dall’Ansa hanno però confermato la versione riportata dal quotidiano secondo cui l’inaugurazione sarebbe stata fatta con il “Và pensiero” e il giornalista avrebbe sentito solo questo, mentre altri hanno detto che l’Inno d’Italia è stato eseguito dal coro dopo ma quando i nastri erano stati già tagliati e non era presente nessuna autorità.

Il programma sarebbe stato invertito perchè alcuni dello staff di Zaia avrebbero fatto presente agli organizzatori che il Governatore non avrebbe gradito al clou dell’evento l’Inno di Mameli.

Ora vediamo alcune delle reazioni dei politici. Il Ministro della Difesa Ignazio La Russa si è espresso così: ”Zaia ha fatto sostituire Mameli con il Và pensiero? Non mi sembra possibile, anche perché il Và pensiero è ancora più patriottico dell’inno di Mameli, e dunque sarebbe contraddittorio per un leghista. Comunque, se fosse vero, sarebbe grave, perché non spetta a un governatore far sostituire l’inno italiano”.

Ffwebmagazine, il periodico online della Fondazione Farefuturo ha scritto :“Ci toccherebbe ripetere sempre le stesse cose, ricordare i principi fondamentali della nostra Repubblica, qualche nozione di diritto internazionale, un po’ di solidarietà e carità cristiana. E poi perché non conviene prestarsi al gioco. Ma soprattutto perché mentre la Lega si occupa di rassicurare il suo elettorato a suon di proclami, noi vorremmo tifare la nostra Nazionale in santa pace, dato che la loro ha già giocato...L’ultima di queste sparate (trita e ritrita) arriva da Zaia: niente Fratelli d’Italia, meglio il Và pensiero. E la penultima, qualche giorno fa, arrivava dal Piemonte governato dal giovane Cota: assumiamo professori e supplenti che siano solo "del territorio". Qualche reazione, qualche sussulto, un po’ di indignazione, le solite repliche puntute leghiste e, per ora, basta. Ma tra lezioni di dialetto, esami di cultura locale, graduatorie regionali (che a dire il vero sono state proposte anche, più o meno velatamente, da alcuni esponenti del Pdl), inni mancanti e tricolori usati per altri fini, queste nuove «sparate» pare di averle sentite già mille volte. E hanno buone probabilità di fare la stessa fine. Nel nulla. Insomma, la parabola delle boutade leghiste è ormai abbastanza chiara. Effetto annuncio (solitamente quando ci sono elezioni in vista o trattative politiche "romane"), dibattiti infuocati sui media e poi il silenzio. Alle volte al silenzio si affianca il fallimento della proposta. Insomma, l’abbiamo capito: perchè preoccuparsi?. Oltretutto, sarà il caldo, sarà la voglia di vacanze, sarà che sono più di tre lustri che sognano la Secessione, ma i leghisti non hanno più lo smalto di una volta. Le loro "sparate" sono un po’ più stanche, un po’ più appannate, ma soprattutto molto più prevedibili. E anche, non ce ne vogliano gli amici del Carroccio, molto più innocue”.

Guido Crosetto sottosegretario alla difesa dice "Non è una cosa che aiuta il Paese in un momento in cui ci si concentra su una dimensione internazionale, sentire queste cose non fa piacere. Mi pare un atteggiamento semplicemente distruttivo”.

"Se corrispondesse al vero che il Presidente della Regione Veneto Zaia abbia fatto sostituire l’inno di Mameli durante un’inaugurazione ufficiale - dichiara in una nota Massimo Donadi, capogruppo di Italia dei Valori alla Camera - siamo di fronte ad un un fatto gravissimo che condanniamo con forza e chiediamo al governo di prenderne le distanze e di condannare il gesto di Zaia senza se e senza ma. Questa volta si tratta di un gesto sprezzante ed intollerabile che umilia il paese e la costituzione".

Per Flavio Zanonato, Sindaco di Padova: "quando non ci sono proposte proposte per i cittadini del Veneto, quando si sottraggono risorse ai Comuni che sono in difficoltà da parte del governo, si cerca di distrarre l’attenzione con queste trovate. A Zaia - aggiunge Zanonato - chiedo di difendere il Veneto che è massacrato da una politica di governo che ci considera l’ultima ruota del carro. Il governo leghista non ci dà i soldi e fa suonare il Va pensiero. Cercano - conclude - di distrarre l’attenzione dai fatti che interessanto la gente".

"Zaia vieta l’inno di Mameli. Si vergogni. Amiamo il Veneto e siamo fieri di essere italiani" dichiara Antonio De Poli (Udc), "il primo cittadino di una regione dovrebbe dare il buon esempio di rispetto verso le istituzioni. Zaia dovrebbe tenere ben a mente che rappresenta i veneti e quando interviene in qualità di governatore non si deve permettere di calpestare la nostra storia. Lancio un appello: appendiamo la nostra bandiera fuori dalle case".

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