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Zaia smentisce tutto

L’estate scorsa alla festa della Lega, Umberto Bossi aveva chiesto di imporre il "Va pensiero" come inno del nord, al posto dell’inno di Mameli, da notare inno del nord, non inno d’Italia.

Alla vigilia del debutto degli azzurri, qualcuno ha voluto ricordare queste parole care al senatur, ma veniamo ai fatti.

Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha smentito tutto ieri in un’intervista a Sky: “Tutto è nato dal fatto che un giornale locale ha riportato con pieno titolo in prima pagina ’Zaia vieta l’inno di Mameli’. Non è accaduto assolutamente questo. Poi ovviamente la notizia è stata ribattuta dalle agenzie e tutti hanno commentato una notizia falsa’’. "C’erano due cori uno di bambini e l’altro di adulti messi in un piazzale nella parte all’ombra; in mezzo c’era il palco e a lato la zona dell’inaugurazione un po’ distante dai cori. Sono stati cantati il ’Va pensiero’, l’inno di Mameli durante il taglio del nastro e anche altre canzoni; tutto in maniera molto regolare”.

Bene c’è da dire che domenica Zaia aveva detto che aveva sentito l’inno di Mameli durante l’inaugurazione citando testimoni da cui è stato smentito.

Giampiero Beltotto, portavoce del governatore Luca Zaia, si assume tutta la responsabilità di quanto accaduto. “E’ stato tutto frutto di un mio errore di valutazione - dice alla Tribuna di Treviso - Io sono arrivato alle scuole prima di Zaia. Mi hanno detto che i bambini volevano far sentire il canto che avevano preparato nei giorni scorsi e che poi in scaletta c’erano il coro di Verdi e l’Inno di Mameli. Ho chiesto di stringere. Bene il coro dei bambini, ma per gli altri s’organizzassero. Zaia di tutto questo non sapeva nulla. Ribadisco: è stato un errore di cui mi assumo le responsabilità. Se qualche onorevole come Gava si è indignato sono pronto a chiedere scusa ufficialmente. E la stessa cosa farò con la provveditrice Carmela Palumbo’’.

’’Non c’era alcun intento politico in tutto quel che è successo. La scelta della scaletta - chiude Beltotto - non faceva capo a noi e tantomeno al Governatore. Era lì, io l’ho letta appena quando sono arrivato sul posto ed ho solo fatto un’annotazione relativa ai tempi".

Questa smentita comunque sembra smentire, a sua volta, le dichiarazioni di Zaia, il quale nega quello che è stato raccontato dalla tribuna, sicuramente oggi saranno smentite anche queste .

Pare che il Presidente della camera Fini l’altroieri, in un incontro con i suoi sostenitori, abbia detto: "Adesso nessuno può più far finta di non vedere, ora serve un intervento del capo del governo, perché questi strappi portano in una sola direzione”. Per il finiano Andrea Ronchi esiste una "sospetta consequenzialità di atteggiamenti simili da parte di esponenti della Lega, tutti tesi a mettere in discussione nella forma e nella sostanza il concetto di unità d’Italia".

L’unico che può bloccare queste continue dinamiche è il Capo del governo.

Ma cosa fa e cosa ha detto il capo del Governo?

Il Presidente Berlusconi ha detto: ”Mi sembra una sciocchezza, è inutile fare un polverone su questo. Certo, Zaia se la poteva risparmiare, ma non mi sembra così grave”.

Come sempre nessun berlusconiano ha espresso un parere sull’Italia, la costituzione, la dignità; il capo è tutto, ma qual è questa filosofia del capo che riguarda la Lega? E’ da ricordare come per Berlusconi le parole della Lega siano linguaggio folkloristico, come ha sempre detto, da ciò si puo dedurre che per Berlusconi la Lega sia anche un gruppo folkloristico... ma è interessante leggere quello che ha scritto il "Giornale" per capire meglio questa filosofia.

"Sono certo che stamane, leggendo i quotidiani, Zaia se la riderà alla grande: un’altra missione compiuta. Dico questo perché se c’è una cosa certa nell’incerto scenario politico attuale è che Bossi è la gamba più solida del governo nazionale, che si riconosce solo nel tricolore che campeggia ben in vista anche dietro la scrivania dei ministri Maroni e Calderoli. Chi ha dubbi su questo è in malafede. Certo, quando torna sui suoi territori la Lega si cambia d’abito, urla, sbraita, minaccia, provoca. Dagli immigrati alla sicurezza fino al fisco, interpreta le paure e le proteste della gente come pochi riescono a fare. Per questo è votata, per questo i suoi elettori gli perdonano tutto, comprese le contraddizioni come quella di essere la paladina di costosi e inutili carrozzoni come le Province.

Per certi versi è la tecnica che usa anche Silvio Berlusconi: spiazzare gli avversari, far inorridire i benpensanti, strappare sorrisi. Domenica il Cavaliere se ne è inventata un’altra. Ha detto che gli toccherà governare fino a 120 anni, che è assediato da uno stuolo di fanciulle che lo vogliono sposare perché è giovane, bello, ricco e potente ma che lui terrà duro e non si concederà. Apriti cielo. La politica politicamente corretta si è profusa in condanne. Poi però Berlusconi ha preso un aereo ed è andato in Libia a liberare tre nostri pescherecci sequestrati giovedì scorso e pure uno svizzero che Gheddafi teneva in ostaggio in carcere da mesi. Come? Semplice, se l’è fatto consegnare e lo ha riportato a casa, magari raccontando anche qualche barzelletta al suo amico colonnello. È riuscito là dove aveva fallito la diplomazia di mezza Europa, quella che di donne in pubblico non parla mai ma che probabilmente spesso in privato le paga per soddisfare i suoi vizi inconfessabili. Basta moralisti. Giudichiamo Berlusconi e la Lega per quello che fanno per il Paese (a volte anche per la Svizzera), non per cosa dicono o cantano. Che tanto ieri sera alle 20.30 eravamo tutti lì davanti alla tv ad ascoltare l’Inno di Mameli. Anche a Franzolo di Vedelago.

“E il fatto? Sparisce, si dissolve... come se non fosse mai avvenuto. Magia pura"

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